La guerra, la fede degli aretini e i giovani. L'omelia del vescovo Fontana
In piedi, in mezzo alla navata del duomo, il vescovo ha parlato così agli aretini
Ha parlato a braccio, in mezzo ai fedeli senza un testo preparato. Così il vescovo di Arezzo, Riccardo Fontana, ha celebrato la messa di Pasqua partendo dalle letture e arrivando ad affrontare i temi di stretta attualità.
"La Pasqua è una questione di identità, un giorno che rappresenta anche il momento giusto per una riflessione - ha detto il vescovo - per mettere mano alla res publica e sistemare ciò che non va perchè come ha detto Papa Francesco il disimpegno è eresia. La gente fa finta di non vedere certe volte".
Poi il pensiero va all'attualità, alla guerra che entra in tutte le case forte anche dell'attenzione dei media, e il vescovo Fontana sottolinea un aspetto legato alla comunità aretina.
"Smettiamo di dire che gli aretini hanno perso la fede. Sentendo notizie di persone alle prese con gli orrori della guerra, il freddo, la fame e senza casa, in cinque giorni gli aretini hanno raccolto 90 tonnellate di cibo, 5mila coperte per aiutare anche gli ospedali devastati. Tutto questo lo avete fatto voi. Adesso c'è chi si sta adoperando per ospitare chi è in fuga dalla guerra. Quattro Tir sono già partiti e se mi aiutate a riempirne un altro sarà davvero una bella colomba di Pasqua. Dobbiamo dire no, forte, alla connessione tra guerra e soldi in modo che Dio non si rattristi per il nostro comportamento".
"Gli aretini sono tornati in chiesa" aggiunge poi il vescovo lanciando un monito, o per meglio dire sottolineando un timore legato alla stabilità delle famiglie messe a dura prova da quella che viene definita come un'ideologia prettamente occidentale. Un'ideologia che può essere arginata con la fede soprattutto per fare in modo che 'i ragazzi e i più fragili' non debbano soccombere o soffrire a causa proprio di questa ideologia.