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"Niente abbonamento al Petrarca"

Riceviamo e pubblichiamo da una lettrice. Ho 33 anni e sono di poco rientrata nella mia città natale (Arezzo) dopo un lungo periodo fuori città. La prima cosa che ho pensato al mio rientro è stata: quest’anno finalmente mi godrò la stagione...

Riceviamo e pubblichiamo da una lettrice.

Ho 33 anni e sono di poco rientrata nella mia città natale (Arezzo) dopo un lungo periodo fuori città. La prima cosa che ho pensato al mio rientro è stata: quest’anno finalmente mi godrò la stagione teatrale! Qualche volta avevo provato durante gli anni passati, quando tornavo in città, a comprare i biglietti per i singoli spettacoli, ma l’impresa richiedeva molto più tempo di quanto io ne avessi a disposizione durante le mie brevi visite a casa, per cui avevo spesso desistito, rimandato a quando avessi avuto la possibilità di abbonarmi all’intera stagione.

Adoro il teatro, il suo profumo, le luci, l’attesa prima dell’apertura del sipario, sbirciare dietro le quinte, il Petrarca poi mi ricorda l’infanzia, i saggi di danza, i fiori, le crocchie il profumo di pece..

Da settembre attendo novità sulla stagione teatrale e sulle date di apertura della campagna di abbonamenti, scopro con disincanto e amarezza che il teatro non ha un sito internet, ma solo una pagina Facebook (come possa un teatro avere solo una pagina Facebook e come possano gli anziani- suoi principali fruitori come costaterò in seguito- aver seguito l’evolversi delle sue vicissitudini da Facebook sono spinose questioni su cui mi sto ancora interrogando).

Finalmente viene pubblicata la stagione e con lei le date per abbonarsi, sono tutta un fermento!! Quando scopro che i -non abbonati degli anni precedenti- categoria evidentemente in qualche misura degna di trattamento inferiore rispetto ai vecchi (in tutti i sensi) abbonati, devono attendere una settimana per potersi aggiudicare un posto in abbonamento, ovvero devono attendere che i vecchi abbonati possano confermare o meno i loro posti (e non solo il possesso in sé di un abbonamento, ma pure il posto fisico!). Ai vecchi abbonati è data a diritto una settimana per farlo, mentre i nuovi (come scoprirò solo dopo), in pochi minuti e prima ancora dell’apertura del botteghino nella settimana a loro dedicata scopriranno che i posti sono esauriti, a meno di essere nei primi 14 (dico quattordici!) della fila. Ma andiamo con ordine.

Passo al botteghino due volte nella settimana dedicata agli -abbonati degli anni precedenti-, per sentirmi dire entrambe le volte che non c’è alcuna possibilità di aggiudicarsi un posto nella settimana degli -abbonati degli anni precedenti- devo attendere la settimana dei -non abbonati degli anni precedenti-. Prima di sentirmelo dire, ascolto con interesse le richieste di una vecchia abbonata, che sta riconfermando alcuni posti (possesso e posto), ma sta cambiando qualche nominativo (qualcuno dei vecchi abbonati lascia il posto a qualche conoscenza, mi pare quasi un atto di altruismo, far spazio ai giovani nipoti).

Per me non c’è chance, devo tornare lunedì 16 ottobre, Ma, dico io, io e mio marito siamo fuori per lavoro quella settimana, Mandi qualcuno, risponde la signora al botteghino, Non so che altro dirle, Va bene, ma può almeno dirci che posti sono rimasti, così chiediamo al qualcuno che dovrà venire di prenderci quelli che vogliamo? Bè, non c’è rimasto molto, qualche palco laterale e 7 posti in platea. Silenzio. Che cosa? Sta scherzando? No.

Vado via affranta. Non mi spiego come questa ingiustizia possa venire perpetrata. Quindi gli -abbonati degli anni precedenti- avevano già occupato praticamente tutti i posti per -gli abbonati-. Quindi se non sei abbonato non potrai mai esserlo. Assurdo. Completamente avulso dal concetto di cultura che il teatro dovrebbe rappresentare. Ero inorridita.

Ingoio il boccone amaro e chiedo a mia suocera di andare lo stesso il lunedì mattina, A che ore, mi chiede, Verso le 8:30. Le dico. Andando per tempo abbiamo maggiori speranze.

Attendo con ansia oggi un messaggio. Alle 8:30 in punto arriva un messaggio. Sono in coda mi hanno dato il numero 38 e mi hanno detto nessuna speranza. Hanno detto che restano 7 posti in platea e 7 in altri ordini. La prima persona è arrivata alle 5:45.

Se non fossi stata al lavoro, avrei cominciato a gridare di rabbia! Ma nella mia protesta soffocata non ho potuto che chiedermi come mai questo diritto di prelazione per -gli abbonati degli anni precedenti- come mai il lunedì mattina alle 10, se quelli in coda avessero preso un permesso al lavoro, o se fossero tutti in pensione. Che tristezza sottostare a queste regole. Che tristezza essersi pure messi in fila.

Mi dispiace di aver perso un’occasione, e che questa mia città silente, non ne abbia persa una per rinnovarsi vecchia.

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