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"Mio figlio privato del babbo, noi uomini la parte debole nelle separazioni." La storia

"Solo chi vive la nostra esperienza si rende conto che siamo l'anello debole della catena delle separazioni".  E' un uomo di 42 anni, che parla, abita in provincia di Arezzo, lavora come dipendente, è babbo di un adolescente, è l'ex marito di sua...

"Solo chi vive la nostra esperienza si rende conto che siamo l'anello debole della catena delle separazioni". E' un uomo di 42 anni, che parla, abita in provincia di Arezzo, lavora come dipendente, è babbo di un adolescente, è l'ex marito di sua madre. "Ho visto la notizia della sospensione del servizio di sostegno alla genitorialità allo Spazio Famiglia del Comune di Arezzo, per i casi inviati dal tribunale, ecco io sono uno di quelli e ho deciso di raccontare la mia storia, per dire che questo è un punto di riferimento importante nelle diatribe familiari che come nel mio caso coinvolgono i figli minorenni."

La storia di Mario, nome di fantasia, per motivi di privacy, è la storia di un marito che si separa dalla moglie dopo diversi anni di matrimonio alle spalle, "non è mai andata bene" racconta, "sono passati 3 anni, sono in corso le udienze perché non c'è possibilità di una separazione consensuale e in questi 3 anni, sarò riuscito a vedere mio figlio meno di 10 volte, non riesco a passarci una giornata intera insieme, non sono riuscito nemmeno a fare le vacanze estive insieme, le stavo programmando, ma la madre me lo ha impedito, è andato via con gli zii."

Una condizione difficile, lacerante, che Mario non accetta perché vorrebbe essere quotidianamente parte integrante della vita e dell'educazione di suo figlio e non rappresentare solo il borsello da spolpare in base alle richieste della madre o alle lettere del suo avvocato. "Invece il percorso in tribunale è lento, vengono fissate udienze ogni 6 mesi, e non avendo messo regole tra me e sua madre per le ore da trascorrere con mio figlio, riesce sempre a non farmelo incontrare. Io sono una persona perbene, che ha fatto i suoi errori come tutti, ma mi sembra ingiusto che la separazione provochi queste sofferenze."

Mario non intende sottrarsi alle sue responsabilità, ai suoi doveri, anzi: "Vorrei esercitare il mio diritto ad essere padre, vorrei fare bene, essere monitorato e controllato dagli enti preposti, vorrei soprattutto che mio figlio non fosse privato del suo babbo, così come nella pratica è ora."

Da qui due appelli profondi, il primo:

"Al tribunale, perché ci sia maggiore attenzione alle particolarità dei singoli casi, perché il diritto di famiglia non è il fallimento di un'azienda e quindi con la legge si accompagni l'aspetto emotivo e psicologico, trovando il modo di dare un equilibrio ad una famiglia che non lo ha. La mia speranza è che nelle udienze si parli sì di quanto è stato bravo il coniuge, ma soprattutto se è un bravo genitore, altrimenti, da tutto questo meccanismo, il bene del figlio scompare."

Il secondo:

"L'altro appello lo faccio a chi vive la mia stessa esperienza, so che non siamo pochi, che non ci sia omertà, che si raccontino le esperienze, che si cerchi di tutelare i figli nel diritto ad avere un padre presente, che ci sia la forza e la volontà ad ammettere gli errori e anche a chiedere aiuto."
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