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Troppa carne e uso di plastica, Arezzo ancora in fondo alla classifica delle mense scolastiche

Presentato alla Camera dei Deputati il sesto rating delle mense scolastiche realizzato dall'osservatorio nazionale Foodinsider in collaborazione con Slow Food Italia

Arezzo ancora in fondo alla classifica italiana delle mense scolastiche. Per il secondo anno consecutivo, su 54 menù analizzati, quello proposto nelle scuole del Comune di Arezzo si posiziona soltanto al 46esimo posto, nonostante il territorio aretino offra produzioni agricole e alimentari di alto livello. Questo quanto emerge dal sesto rating delle mense scolastiche presentato ieri mattina alla Camera dei Deputati da Claudia Paltrinieri presidente di Food Insider l'osservatorio nazionale sulle mense scolastiche e da Francesca Rocchi di Slow Food.

paltrineiri-food-insider-camera-deputatiIn Toscana si conferma ottima la performance di Sesto Fiorentino che, come ogni anno, rientra nelle prime 10 posizioni, per il resto la regione ha punteggi medio bassi. Se Arezzo è 46esima, Siena è sopra di una posizione ma si distingue negativamente per non aver fornito in mensa l'acqua ai bambini, ma l'ha fatta portare da casa nonostante un costo di ben 6 euro a pasto e Grosseto è addirittura 49esima. Queste ultime due città della Toscana del Sud hanno addirittura posto la dicitura 'Menù emergenza Covid' che, secondo il sesto report di Food Insider, è servita come giustificazione per "un netto cambio di standard qualitativo, che ha determinato una riduzione della varietà dei piatti per tutte le tipologie di alimenti e la perdita, in alcune realtà, di buone pratiche come l’antipasto di verdura o la doppia proposta di contorno crudo e cotto."

I punti critici delle mense scolastiche nel Comune di Arezzo

"Il menu di Arezzo ha troppa carne, presente in 12 portate su 20, non ha alimenti protettivi come i legumi, ne ha solo 3 su 20 pasti e sono crema di legumi con pasta e 2 pisellini al tegame. Non ci sono anche i cereali integrali biologici. Non ha plus come la frutta a merenda, non ha cereali antichi come orzo, farro, ha troppo poco biologico e il pesce è il solito merluzzo e platessa" spiega Claudia Paltrinieri presidente di Food Insider che aggiunge anche così emergono tre aspetti sostanziali: "Il poco equilibrio dato dalla troppa carne e dai pochi legumi, la poca sostenibilità che si ritrova nel fatto che il menù di Arezzo ha poco biologico, tanta carne rossa e in mensa i bambini mangiano in piatti usa e getta. Infine c'è poca attenzione alla salute in alcuni aspetti: non ci sono cereali integrali, non c'è frutta a merenda, non sono i legumi la principale fonte proteica."

L'involuzione delle mense scolastiche in Italia

Se c'è una cosa che il sesto rating mette ben in evidenza è che a fronte di alcune città che hanno avuto uno scatto di qualità importante scalando anche numerose posizioni rispetto al 2020, in generale c'è stata un'evidente involuzione delle mense scolastiche italiane con aumento dell'uso del cibo processato, della plastica usa e getta, dell'inserimento della pizza in molti casi (anche ad Arezzo).

"Servono nuovi modelli e speriamo che questo sia l'anno zero - commenta Paltrinieri - auspichiamo che ci siano fondi per i comuni per dare valore alle mense di qualità attraverso dei premi che possano sostenere coloro che fanno formazione dei propri cuochi, che aumentano i posti di lavoro, che usano il biologico che sorreggono le famiglie più vulnerabili anche attraverso il servizio della mensa scolastica."

Il vertice della classifica, chi sale e chi scende 

L’indagine di Foodinsider si conclude con la pubblicazione della classifica delle migliori mense scolastiche e ha lo scopo di promuovere e rendere visibili quei modelli di mensa che non hanno l’obiettivo di saziare, ma di nutrire, educare, creare sviluppo economico e sociale nel rispetto dell’ambiente. Tra queste mense virtuose troviamo sul podio Fano, Cremona e Parma a pari merito al secondo posto e, a seguire, Jesi. I migliori comuni si distinguono per la biodiversità dei piatti, per l’equilibrio della dieta, la capacità di elaborare ricette e la qualità delle materie prime, in gran parte biologiche, ma anche per la varietà di pesce, anche fresco come Jesi che propone alici, cefalo, triglia, gallinella sgombro,
sugarello e molo, in base al pescato del giorno. Sale Bologna che entra nella top ten ma scende Macerata che ha iniziato a chiudere alcune (‘ in via sperimentale’) cucine interne alle scuole, suscitando grande disappunto dei genitori, mentre Siracusa, sale di 12 posizioni riscattandosi dalla maglia nera dello scorso anno. In quest’anno scolastico alcune mense non sono mai partite, altre hanno lavorato pochissimi giorni e altre hanno ridotto il numero di pasti perché sono stati riformulati gli orari e diminuiti i rientri. Poche le mense che di fronte ad una dilagante povertà alimentare, che colpisce più di un bambino su 10, ha utilizzato il servizio di ristorazione scolastica per far fronte in maniera strutturale alla fragilità delle famiglie: Belluno e Latina hanno dirottato la cucina della mensa scolastica per produrre piatti per la mensa dei poveri, mentre Cremona e Bergamo hanno risposto ampliando il numero di gratuità e bonus per consentire l’accesso a tutti al servizio mensa.

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