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Mense, pulizie, multiservizi e agenzie di viaggio: la protesta per il rinnovo del contratto. Migliaia gli aretini che lavorano nel settore

A braccia incrociate per una intera giornata. Sono migliaia i lavoratori che hanno aderito alle manifestazioni di protesta e allo sciopero che hanno interessato gli operatori del settore multiservizi e turismo, comparto pubblici esercizi, agenzie...

A braccia incrociate per una intera giornata. Sono migliaia i lavoratori che hanno aderito alle manifestazioni di protesta e allo sciopero che hanno interessato gli operatori del settore multiservizi e turismo, comparto pubblici esercizi, agenzie viaggi e ristorazione collettiva, svolte in Toscana quest'oggi. Tra loro ci sono anche tanti aretini: "49 mesi di attesa per il rinnovo del contratto - spiegano Marco Guerrini Guadagni di Cgil ed Erina Nencetti di Fisascat Cisl - e condizioni di lavoro sempre più difficili interessano oramai alcune migliaia di lavoratori dell'aretino. Ci vogliono togliere diritti acquisiti importanti - spiegano allarmati i sindacalisti -: le attività di questo settore sempre più spesso vengono svolte da cooperative, tramite appalto e con molti cambi di gestione. La normativa garantisce la parità di trattamento a chi si aggiudica nuovi appalti, ma sempre più spesso le controparti vogliono svicolarsi da questa situazione. Nin vengono riconosciuti incrementi contrattuali e vorrebbero ridurre il trattamento di malattia".

L'agitazione è stata indetta da Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs e UilTrasporti e in Toscana ha visto oltre 30 tra presìdi e iniziative in ogni capoluogo, a livello unitario. Iniziative che si protrarranno fino a mercoledì 7 giugno.

A manifestare sono tante persone che quotidianamente cucinano nelle scuole o negli ospedali, camerieri, professionisti della ristorazione, agenti di viaggio, addetti alle pulizie o al portierato di edifici pubblici e privati, aziende, fabbriche. Lavoratrici - le donne nell'Aretino sono oltre il 70 per cento - e lavoratori in balia "di appalti aggiudicati con ribassi che inevitabilmente si scaricano sulla riduzione delle ore di lavoro e quindi sul reddito, sull’intensificazione dei carichi di lavoro, sulla flessibilità estrema dei turni". Lavoratori che in larga parte hanno contratti part time e guadagnano delle 600 alle 800 euro al mese. "Nonostante si tratti di settori strategici - spiegano in una nota unitaria i sindacati -, è un lavoro “povero”, di fatica, che rischia di diventare ancora più povero e precario: sono a rischio le clausole sociali (a tutela dell’occupazione) nei cambi d’appalto e nel campo del multiservizi è sotto attacco il diritto alla malattia".

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