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"Il territorio diventa preda delle mafie se la politica smette di amministrare nell'interesse del cittadino". L'intervento di Silvia Chiassai Martini

Quest'oggi la presidente della Provincia di Arezzo ha preso parte all'incontro organizzato dall'associazione Agorà, sul tema delle infiltrazioni mafiose in Toscana e sulle connessioni con la mala gestione dei rifiuti

"Segui i soldi, le mafie in Toscana”. È il titolo dell'incontro organizzato da Francesco Carbini dell'associazione Agorà, a cui ha partecipato la presidente della Provincia di Arezzo, Silvia Chiassai Martini, insieme al sostituto procuratore di Napoli Catello Maresca, al rappresentante della fondazione Caponnetto Renato Scalia e al rappresentante provinciale della Cgil Marco Rossi. Al centro del dibattito il tema delle infiltrazioni mafiose in Toscana e sulle connessioni con la mala gestione dei rifiuti. Silvia Chiassai Martini, nel suo intervento, ha affrontato un aspetto di stretta attualità su le mafie presenti da anni anche nella nostra Toscana

La presenza delle mafie in Toscana non è un fenomeno odierno, ma si annida da anni come la stessa Fondazione Caponnetto ha denunciato, trovando un terreno fertile laddove la politica, che non ha mai voluto vedere, ha grandi responsabilità. L’ambito dei rifiuti e’ uno dei settori dove le mafie si infiltrano facilmente quando la politica è inerte o fallimentare nella sua gestione. Il sistema di governo regionale che non volta pagina sulla gestione del settore ambientale è il migliore alleato delle mafie che vogliono mettere la mani sui rifiuti. Le mafie si approfittano delle falle di un sistema inadeguato che non da risposte moderne ed efficienti. Se in Toscana si chiudessero le discariche come Podere Rota e si facessero impianti moderni, utili anche agli indotti economici che in modo spregiudicato si affidano alle mafie, impediremmo tutto questo e soprattutto non avveleneremmo più i nostri territori La discarica di Podere Rota, tra l’altro già oggetto di indagini nel 2017 per presunte infiltrazioni mafiose negli appalti, può essere un esempio emblematico di come la politica abbia smesso di decidere per il bene del nostro territorio, in quanto ancora dopo 30 anni di sfruttamento intensivo di un’area paesaggistica e vicina ai centri abitati, si presenta un ulteriore progetto di ampliamento da 800mila metri cubi che equivalgono a 900mila tonnellate di rifiuti da smaltire nell’impianto, addirittura contro la volontà dei Sindaci del Valdarno. Questo perché, ancora dopo 30 anni, dobbiamo servire non la provincia di Arezzo, ma per i due terzi, l’area fiorentina la cui politica regionale non ha mai avuto il coraggio di arrivare a dotarsi di impianti di smaltimento, continuando a scaricare in Valdarno con rischi per la salute e l’ambiente. Lo confermano le recenti relazioni di Arpat e di Asl che attestano in maniera ferma come la Regione dovrebbe intervenire per fermare il progetto di ampliamento per la presenza di sostanze nocive alla salute pubblica. Malgrado le direttive europee, regionali, provinciali del 2014 e la condanna di istituzioni, associazioni, comitati e cittadini, la Regione non ha avuto il coraggio di fare una scelta moderna e funzionale, verso impianti più innovativi che permettano di abbandonare i vecchi sistemi di smaltimento dei rifiuti tramite l’utilizzo esclusivo delle discariche. Le falle di questo sistema che non ha mai dato risposte adeguate ed efficienti, offrono spazi a possibili infiltrazioni della malavita. Le recenti indagini che accostano i vertici regionali, dirigenti, sindaci, alla mafia fa male all’immagine stessa della nostra regione e scredita inevitabilmente le istituzioni agli occhi del cittadino. Le figure istituzionali devono avere  coraggio, idee e determinazione per assumere decisioni per il bene del territorio, perché la politica possa evitare di diventare preda di mafia se smette di amministrare la cosa pubblica nel solo interesse del cittadino. Sono convintamente garantista, mi auguro che i soggetti politici coinvolti nella recente inchiesta possano dimostrare la loro estraneità ma ritengo che l’immobilismo gestionale che ha impedito di dare risposte industriali adeguate nell’interesse dei cittadini sia politicamente colpevole.Per il resto, oltre che sul tema ambientale, la pubblica amministrazione deve potenziare i presidi di controllo in stretta collaborazione con le forze dell'ordine per vigilare su appalti e sul rischio di infiltrazioni criminali su processi economici sani per continuare a mantenere i livelli di civiltà e di imprenditorialità a cui il territorio è abituato da secoli".

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