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Long Covid, quella fame d'aria difficile da dimenticare. Scala: "Colpiti anche giovani, sintomi per mesi"

Si tratta di una sindrome lasciata dal Covid: un'esperienza devastante, che per numerosi pazienti si è tradotta in un vero e proprio calvario. I casi aretini

Disturbi di tipo respiratorio, psicologico  o neurologico che possono protrarsi anche per 12 mesi. Un'esperienza devastante, che per numerosi aretini si è tradotta in un vero e proprio calvario. Si chiama Long Covid ed è una sindrome che il Covid sta lasciando dietro di sé. In pratica tutti coloro che sono colpiti da Covid sviluppano questa sindrome che può interessare qualsiasi funzione dell'organismo anche se in realtà i disturbi respiratori sono quelli piu' frequetemente riportati.

"Chi ha avuto il Covid - spiega Raffaele Scala direttore di Pneumologia e Utip dell'ospedale San Donato di Arezzo - può  avere disturbi di tipo psicologico e non solo per lungo tempo. Il Covid debilita molto il fisico e la possibilità di contrarre infezioni non Covid per alcuni è diventata molto alta".

Ma quanti sono i casi? I dati sono in divenire, difficile quantificarli, anche perché dopo il virus tutti possono presentare questa sindrome "anche se - precisa Scala - fortunatamente quelli più gravi, che richiedono le cure ospedaliere e riabilitative, sono una minoranza".  Dall'inizio della pandemia sono passati meno di due anni e c'è chi si è ammalato nella seconda o terza ondata ed è stato colpito dalla sindrome post virus e ancora sta lottando per uscirne. 

"Su mille ospedalizzazioni si parla di circa quindici-venticinque pazienti con sindrome Long Covid grave - spiega Scala - . Si tratta di persone rimaste a lungo immobilizzate e bombardate da farmaci, che hanno sviluppato una dipendenza dal ventilatore o dalla nutrizione artificiale. Per alcuni di loro il percorso per tornare alla normalità è davvero difficile. Anche recentemente, qui nella nostra Utip (unita' di terapia intensiva pneumologica) sono stati trattatti diversi casi: persone giovani, che non avevano problemi di salute pregressi, ma che hanno impiegato mesi per riacquistare la salute. Nonostante si fossero negativizzati hanno avuto ancora bisogno di cure e di fisioterapia per tornare a vivere normalmente. Sono stati dimessi dopo due, tre, molti mesi". 

Di pazienti nei reparti Covid e non dell'Ospedale San Donato, dall'inizio della pandemia, ne sono passati tanti. Tante esperienze, una diversa dall'altra, ma accomunate dalla severità dei sintomi che hanno portato al ricovero, e in alcuni casi dalla lunga degenza. 

"Ricordo una persona ricoverata nella seconda ondata, nel mese di maggio. Una evoluzione devstante: entrato in Pneumologia  Covid con ossigenazione normale e senza sintomi, dopo 12 ore era già in ventilazione non invasiva continua e e dopo 24 ore intubato e trasferito in Rianimazione. Dopo diverse settimane in Rianimazione si era negativizzato, ma rimaneva dipendente dal ventilatore tramite tracheostomia; è stato trasferito nella nostra Utip non Covid in Pneumologia dove è stato portato avanti con successo il percorso si 'svezzamento' dal ventilatore e di rimozione della cannula tracheale; dopo la stabilizzazione delle condizioni respiratorie  ha avuto bisogno di una importante fisioterapia e riabilitazione per riprendere la sua vita normale. La Pneumologia ha svolto e svolge tutt'ora un ruolo chiave sia per la cura dei pazienti Covid positivi che richiedono assistenza respiratoria intensiva che per la presa in carico dei negativizzati, i Long Covid, oltre naturalemnte alla schiera dei tanti cittadini che soffrono di malattie respiratoria non Covid". 

Ci sono dati preliminari che indicano che un paziente su 4  tra i ricoverati per una patologia Covid grave - tale da richiedere la ventilazione meccanica invasiva o non invasiva - può sviluppare un danno polmonare permanente.

"Il nostro centro  di Pneumologia di Arezzo in collaborazione con il servizio di Psicologia e Fisioterapia ha in corso diversi studi per monitorare i possibili danni sulla funzione respiratoria a partire da 6 mesi dopo il Covid, monitorando anche quelli che sono gli effetti psicologici e di motorietà. Da non sottovalutare anche le sequele da Covid che interessano altri organi come il sistema cardiovascolare. Poi c'è la sfera psicologica. Ricordo uno dei primi paziente che è stato ricoverato in Pneumologia Covid ad Arezzo che  una volta negativizzato e dimesso, come tutti i pazienti veniva ricontattato periodicamente per telefono dal servizio di  telemonitoraggio. Abbiamo verificato per lui, come per tanti altri, che le telefonate che arrivavano erano per la sensazione di fame d'aria, di difficoltà a respirare: benché non ci fossero stati più problemi fisici e i successivi test non dimostrassero nessuna alterazione della funzione polmonare. Il trauma lasciato dalla malattia era stato fortissimo".

Il dottor Scala lancia un appello: "Attenzione, perché il long covid può manifestarsi anche su chi non è stato ospedalizzato ed è stato paucisintomatico". I sintomi rilevati con più frequenza sono la stanchezza, la perdita del gusto e dell’olfatto, ma anche la cosiddetta “nebbia mentale”, condizione caratterizzata da problemi di memoria e di concentrazione in aggiunta alla costante sensazione di stanchezza.
"Il messaggio che ne derviva - conclude Scala - è che bisogna temere il Covid non solo per il rischio di grave danno polmonare acuto ma anche per quello che lascia per lungo tempo anche dopo averlo superato con cure intensive. Quindi usiamo tutte i mezzi per prevenirlo in primis la vaccinazione e dispositivi di protezione indviduale".

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