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Liceali ucraini nelle classi dell'Aretino tra lezioni e mediatori. Bacci: "Così li abbiamo accolti a scuola"

Come si accoglie un adolescente fuggito da una condizione estrema e con possibili difficoltà dovute dalla non conoscenza della lingua? La risposta arriva dalle scuole della provincia

Sveglia presto al mattino, colazione, zaino, libri e via in classe. Certo, scuola nuova, compagni che non parlano la tua lingua, percorsi di studi differenti da quelli scelti, ma riacquistare quella routine così bruscamente interrotta fa sembrare la quotidianità meno terribilmente sconvolgente.

Tra le fila di coloro che scappano dalla guerra in Ucraina ci sono anche loro, gli studenti del liceo. Adolescenti costretti ad abbandonare tutto e tutti e rifugiarsi in un altro paese. In provincia di Arezzo circa un centinaio di loro sono stati già accolti all’interno delle varie realtà educative. Altri invece attendono di essere collocati nella loro nuova aula. In Valdarno, in alcune classi dei licei “Giovanni da San Giovanni”, c’è chi ha già trovato il proprio posto. “Sì - racconta la dirigente Lucia Bacci - nelle nostre scuole abbiamo già accolto qualcuno. Ci stiamo adoperando affinché questa accoglienza sia reale e non soltanto un atto necessario. Inoltre, ci auguriamo che presto arrivino dal ministero indicazioni utili a stabilire i parametri con cui il corpo insegnanti potrà scrutinare e valutare il rendimento di questi giovani”.

Ma come si accoglie un adolescente fuggito da una condizione estrema come quella ucraina e con possibili difficoltà dovute dalla non conoscenza della lingua?

“Abbiamo ideato un progetto apposito - spiega ancora la professoressa Bacci - nel caso dei nostro liceo linguisti, ad esempio, tra le materie di insegnamento c’è anche il russo. Sappiamo che molti dei cittadini ucraini lo parlano e perciò abbiamo pensato che questo potrebbe essere un punto di contatto forte. Insegnare loro l’italiano attraverso l’utilizzo del russo e offrire agli altri studenti di apprendere meglio il russo attraverso la presenza di un compagno o compagna madre lingua è senz’altro una strada da percorrere. Senza dimenticare che tutti insieme potranno comunque approfondire l’apprendimento di altre lingue avendo l’opportunità di misurarsi alla pari e condividere percorsi di studio”.

Una condizione specifica e molto privilegiata quella riguardante i licei linguistici valdarnesi che, però, per ovvie ragioni, non è applicabile in tutte le scuole dell’Aretino. E allora come colmare il gap? In questo senso il ministero nel ribadire la necessità di assicurare ai minori stranieri l’adempimento dell’obbligo formativo, ha previsto anche l’attivazione di sostegno psicologico e linguistico oltre che alla mediazione culturale. Parti che avranno il delicato e complicato compito di assicurare un’integrazione reale.

“Per il momento - spiega la professoressa Bacci - siamo stati fortunati. Gli studenti che abbiamo accolto sono riusciti ad inserirsi davvero molto bene proprio grazie anche alla presenza di compagni che studiano e parlano russo. Dal canto nostro abbiamo valutato attentamente i curriculum dei ragazzi arrivati ed abbiamo cercato di inserirli non solo insieme a coetanei ma anche in scuole con percorsi didattici simili a quelli della loro scuola di provenienza. I risultati ottenuti in questi primi cinque giorni sono stati molto incoraggianti. Ad aiutare ancora di più il nostro sistema dell’accoglienza, c’è il fatto che tra i nostri iscritti ci sono anche ragazzi nati in Italia da famiglie dell’Ucraina. Inutile dire che sono stati i primi a farsi avanti in tema di accoglienza”.

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