16 luglio 1944: il carro armato in Corso Italia, Tricolore in Comune e Arezzo (finalmente) libera
Settantotto anni fa la città venne liberata dalle truppe naziste che, fino a pochi giorni prima, avevano continuato a flagellare il territorio con rappresaglie ferocissime. Oggi le celebrazioni e le iniziative
La voce alla radio arrivò come un pugno allo stomaco. "Arezzo è stata liberata dai partigiani della XXIII brigata garibaldina Pio Borri". L'orologio segnava le 20,30 e, sebbene i più avessero ancora gli occhi e il cuore colmi di dolore per tutte quelle vite innocenti spezzate soltanto una manciata di giorni prima che sulla torre del comune venisse issato il Tricolore, quella sera la sofferenza lasciò spazio alla speranza. La tempesta era passata. Adesso c'era un'Arezzo intera da ricostruire.
Il 16 luglio 1944, all’approssimarsi delle truppe alleate, le formazioni partigiane operanti nelle montagne vicine al capoluogo liberano la città dall’occupazione militare tedesca e dalla dipendenza dalla Repubblica sociale italiana guidata da Mussolini, ponendo così fine alla guerra nel capoluogo. Il giorno zero dell'era post bellica per Arezzo iniziò in salita con una città letteralmente da ricostruire dove il ripetersi dei bombardamenti, il passaggio del fronte, le stragi e le rappresaglie compiute dai nazisti in ritirata avevano lasciato dietro di sé un cumulo di macerie.
Per il contributo dato alla resistenza con l’attività partigiana (3.500) ed il sacrificio della propria popolazione (3.110 caduti), la Provincia di Arezzo verrà insignita della medaglia d’oro al valor militare, conferita nel 1984 dal presidente della Repubblica Sandro Pertini.
Il programma delle celebrazioni
La ricostruzione dell'Anpi
Alle ore 3,30 del 16 luglio 1944 il gruppo che prima aveva dato vita al Comitato Provinciale di Concentrazione Antifascista ed ora, accresciuto notevolmente, si era trasformato in I° Battaglione della XXIII^ Brigata Pio Borri dopo mesi di guerriglia, lutti e rischi, dette finalmente avvio alla liberazione della città. Con la morte ancora nel cuore per le 75 vittime innocenti delle stragi di San Polo, Pietramala, Molin dei Falchi e San Severo, gli uomini al comando di Aldo Donnini, già nascosti dal primo del mese in Palazzo Albergotti, recuperano le armi introdotte in città da due coraggiose ragazze slave e dettero inizio ai combattimenti del centro. Ben presto si unirono all’attacco i patrioti al comando di Siro Rossetti, discesi nelle periferie dalle montagne, mentre l’artiglieria inglese batteva Olmo, Lignano e Sargiano. Alle ore 7, Donnini, Ettore Brocchi ed Alfredo Pieri issavano il tricolore sul palazzo comunale: fu il buongiorno ad una città libera, dove immediatamente si iniziarono a fare i primi bilanci: le vittime dei mesi dell’occupazione erano oltre 270. Il lutto non cedette però il passo alla disperazione: c’era infatti una città da costruire, un Italia nuova a cui dare le basi.
La Liberazione di Terra di Arezzo
Lucignano 2 luglio 1944
Cortona 3 luglio 1944
Foiano della Chiana 4 luglio 1944
Marciano della Chiana 4 luglio 1944
Monte San Savino 4 luglio 1944
Castiglion Fiorentino 12 luglio 1944
Civitella in Val di Chiana 15 luglio 1944
Arezzo 16 luglio 1944
Bucine 17 luglio 1944
Pergine Valdarno 17/18 luglio 1944
Laterina 18 luglio 1944
Montevarchi 19 luglio 1944
Terranuova Bracciolini 22 luglio 1944
Cavriglia 24 luglio 1944
San Giovanni Valdarno 24 luglio 1944
Monterchi 26 luglio 1944
Chiusi della Verna agosto 1944
Castelfranco di Sopra 2 agosto 1944
Pian di Scò 4 agosto 1944
Capolona 5 agosto 1944
Castiglion Fibocchi 7 agosto 1944
Subbiano 8 agosto 1944
Loro Ciuffenna 15 agosto 1944
Anghiari 16 agosto 1944
Talla 20 agosto 1944
Castel Focognano 20/25 agosto 1944
Chitignano 22 agosto 1944
Pieve Santo Stefano 23 agosto 1944
Caprese Michelangelo 24 agosto 1944
Bibbiena 28 agosto 1944
Badia Tedalda settembre 1944
Montemignaio settembre 1944
Ortignano Raggiolo settembre 1944
Poppi 2 settembre 1944
Castel San Niccolr 3/8 settembre 1944
Sansepolcro 4/8 settembre 1944
Pratovecchio 24 settembre 1944
Stia 24 settembre 1944
Sestino 1 ottobre 1944