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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Lettera del vescovo ai giovani aretini per la Madonna del Conforto

"Quest’anno - scrive il presule - accogliendo l’invito del Papa, oltre a offrirvi una mia riflessione, avviamo un percorso di ascolto, per raccogliere la vostra visione delle cose, per sapere come dovrebbe essere La chiesa che vorreste”

La Chiesa che vorrei. Con la fede nel cuore e passo veloce partecipiamo anche noi al cammino sinodale voluto dal Papa per rinnovare la Chiesa intera. Con questo titolo il vescovo Riccardo Fontana ha firmato la sua lettera indirizzata a tutti i giovani della diocesi che, oggi pomeriggio, dopo la messa delle 18 della Novena per la Madonna del Conforto, consegnerà ai giovani presenti.

“Cari ragazzi – comincia il vescovo Riccardo - eccoci ancora alla Madonna del Conforto, la festa più partecipata della nostra Chiesa diocesana (…). Quest’anno, accogliendo l’invito del Papa, oltre a offrirvi una mia riflessione, avviamo un percorso di ascolto, per raccogliere la vostra visione delle cose, per sapere come dovrebbe essere La chiesa che vorreste”.

Il presule chiede, quindi, ai giovani di porsi nel cammino sinodale – di ascolto reciproco, ma anche di condivisione –, voluto da papa Francesco, per far emergere richieste, suggerimenti, speranze… per la Chiesa che vorrebbero.

“È molto bello trovarci insieme; ma solo l’ascolto fa crescere e aiuta a venir fuori dal banale, come quando ascolti una canzone e scopri che ti piace.

Attenti! Non basta un silenzio qualunque: ci vuole un silenzio popolato (…). Il silenzio non è l’assenza degli uomini, ma l’ascolto del Signore che ti è vicino. Per fare questa esperienza non ti è chiesto di considerare meno l’amicizia, di abbandonare quelle infinite discussioni che appassionano fino a notte fonda e neppure di disprezzare il gioco e gli incontri.

(…) Voi siete il presente. Ma anche il futuro, nella misura che guardi avanti, senza paura del nuovo.

La capacità di guardarti dentro e il cammino personale alla ricerca della tua identità sono molto simili all’orizzonte (…).

Accanto all’esperienza di gruppo occorre far crescere la qualità di ogni singola persona (…).

Il vescovo va in profondità, affermando che “il nostro tempo perfino della parola amici fa usi molto singolari.  Per la stima che ho di voi, sono convinto che non vi accontentate di quel modello di amicizia che i media vi offrono assai di frequente. Credo che tra un ragazzo e una ragazza ci sia ancora il gusto della delicatezza e la scoperta dell’amore, che sa essere alternativo a chi, per guadagnarci, abusa di te e dei tuoi sentimenti più delicati. Te ne accorgi? Ti fanno sentire un marziano quando invece vuoi essere solo te stesso e non hai timore di affermare la tua identità, diversa dal prodotto prefabbricato. Lo sanno tutti che gli spot, i cartoons e la violenza delle immagini fanno vendere i prodotti perché scatenano gli istinti e giocano con la tua corporeità, che è una realtà bella e preziosa (…)”.

Ed ecco l’invito alla sfida: “Come ben sa ogni amante della montagna, se vuol giungere presto e bene alle vette più alte, dalle quali si scopre il mondo più grande, si può orientare con sicurezza se si fa aiutare da chi conosce il sentiero.

Un cammino di altura ha bisogno di essere fatto con l’assistenza di guide vere, altrimenti si rischia di andare per percorsi inaccessibili o di accumulare tanta stanchezza da perdere perfino il gusto della salita.

Caro ragazzo che mi leggi, anche te forse hai bisogno di sfidare le altezze. Non ti accontentare delle misure meschine che appagano il branco. Ci sono molti saggi che possono aiutarti a trovare il senso della vita e a fissare gli occhi sulla mèta della tua storia d’amore.

Dio stesso vuole che tu realizzi i tuoi sogni più belli e ti ha messo accanto nella tua Chiesa un bel numero di uomini anziani nella fede, esperti dei cammini interiori e in grado di aiutarti.

Non c’è niente di più bello per un prete che farsi strumento di Dio, perché i ragazzi e ogni persona possano salire in alto, vedere lontano, scegliere, da persone libere, la via da seguire per trovare la pace (…). Se sei amante delle altezze, non fermarti ai pregiudizi: cerca e troverai chi sappia esserti di aiuto”.

(…) “La proposta che ti fa la Chiesa viene innanzitutto dalla Parola di Dio – continua il vescovo Riccardo - , da quella Bibbia un po’ sgualcita che hai fra i tuoi libri e che perlopiù, non sai come si fa a leggerla.

Ogni giovane è affascinato dalla vita santa, che è la radicale sequela di Gesù e la coerenza con il Vangelo. La scalata della montagna è tua, ma hai bisogno di chi ti mostri la mèta, il percorso e il metodo.

Soprattutto quando uno è giovane è necessario verificarsi periodicamente; avere dei punti fermi a cui riferirsi. I saggi del passato ci hanno insegnato che, se davvero vuoi salire in alto, ti è necessario trovare un metodo. La libertà va conquistata nel dialogo e nel confronto, innanzitutto con Dio. Ogni giovane, se vuole essere cristiano, troverà il modo di chiedere al Signore “che cosa vuoi da me?”. Il lavoro interiore è capire quale sia la volontà di Dio: questa è la via certa della felicità. Nessuno può farne a meno.

Se sbagli, rischi, nella confusione, di sprecare le tue risorse”.

(…) La vita di un ragazzo in questo tempo è come una corsa a ostacoli. Ha bisogno di essere allenato a saltare in alto, ma guai se non si impegna a correre avanti. La via è scivolosa – scrive il vescovo Riccardo, che ricorre ad una metafora per far comprendere meglio il suo pensiero - . Lo so che le scarpe sono il più umile degli indumenti, costantemente calpestato, ma se non vuoi cadere, devi costringere il tuo piede all’avvolgente tutela della calzatura. Non è uno strumento di coercizione, ma il necessario mezzo per una corsa efficiente. La tua formazione interiore è come le scarpe: qualche volta sembrano limitare la tua capacità di allargare le dita dei piedi, ma se non le hai indosso, prima o poi ti fai male”.

(…) Non abbiamo nessun obiettivo migliore che aiutarli a diventare uomini e donne liberi. Solo così, cari figli, sarete cristiani veri.

Ogni persona ragionevole ed esperta di proposte educative capirà che le varie parrocchie e unità pastorali e aree e zone e vicariati, insomma proprio tutti se vogliono fare un servizio devono trovare il modo di essere vicendevolmente organici. Mi spiego meglio con un esempio che rubo a San Paolo: non tutto il corpo è mano e neppure tutto è piede, a ogni parte il suo ruolo, ma guai se le mani e i piedi non fossero coordinati fra di loro! Quando purtroppo capita a una persona un disastro del genere, cioè di non potersi coordinare tra le varie parti del corpo, si dice che sta male.

Noi vogliamo una Chiesa bella e giovane, che corra e si diverta, che giochi e danzi, lodi il Signore e cresca. Non vogliamo che sia affetta da terribili handicap come quelli che sarebbero naturali, se ognuno facesse di testa propria”.

Una conclusione che è anche speranza e progetto di vita: “Una Chiesa animata dalla fede si dispone a contemplare il futuro. Non è un movimento o una associazione; esprime la pienezza della Chiesa la volontà di essere come Gesù l’ha voluta: aperta al dialogo con tutti, libera dai moralismi preconcetti, pronta a riferirsi al nuovo.

Chi ha fatto esperienza del Signore non può neppure dubitare che ci venga offerto un’occasione che non sia bellissima. Aprire la strada nel cuore dei ragazzi è opera di Dio: a noi compete solo metterci al suo servizio. Non è impresa di uno o due persone e neppure di qualche parrocchia più sensibile: è compito di tutta la Chiesa.

Chi non sa guardare ai giovani e al dono che Dio ci offre farebbe meglio che si interrogasse sulla virtù cristiana della Speranza. La salvezza è sempre rivolta al futuro e ogni persona di fede sa che la Divina Provvidenza prepara per noi meraviglie.

Cari amici, proprio nel cuore della nostra città episcopale, proprio nel centro dei centri, nel luogo più frequentato della città di Arezzo, a metà del Corso, gli antichi monaci camaldolesi  costruirono una chiesa dedicata all’Angelo guerriero, capace di sconfiggere il male.

Ho chiesto all’Arcangelo biondo con l’armatura in dosso, come lo raffigura Neri di Bicci, di scendere in campo a difesa dei miei ragazzi.

Il fascino della sequela di Dio incanta ancora i ragazzi del mio tempo. Anche quelli che apparentemente sembrano intenti a tutt’altre cose, anche quelli che sembra scelgano la trasgressione non sono esenti dal desiderio profondo dell’alternativa.

Solo Dio è il totalmente altro rispetto a questo mondo poverello, che brucia le aspirazioni dei giovani e banalizza i loro desideri pur di trarne profitto.

A San Michele abbiamo intenzione di costruire insieme non già delle cose, ma delle relazioni. Ai ragazzi non servono le pietre e i mattoni, hanno fame di amicizia e prospettiva d’amore. San Michele sarà dunque, con il vostro aiuto, poco per volta il meeting point: un ideale crocevia dove l’Arcangelo Michele si incaricherà di tenere acceso il roveto ardente che non si consuma, perché i più giovani figli di questa generazione si tolgano le scarpe e si accorgano che è possibile incontrare Dio”.

Al termine della celebrazione eucaristica, i giovani – dopo la processione alla cappella della Madonna del Conforto – si sono incontrati per riflettere sulla Lettera del vescovo Riccardo con sette domande guida:

1)      la tua generazione è capace di guardarsi dentro e di mettersi alla ricerca del senso delle cose, del significato della propria esistenza e del mistero di Dio?

2)      pensi al tuo futuro e a come realizzarlo? E i tuoi amici?

3)      che significato hanno, in questo tempo, le parole amicizia ed amore?

4)      un gesto di carità significativo può dare un senso all’esistenza?

5)      il tuo consiglio è importante: cosa suggeriresti ai nostri sacerdoti per essere buone guide spirituali per i ragazzi e le ragazze della tua età?

6)      è vero che un giovane ha bisogno di punti fermi per verificarsi periodicamente? Nel Vangelo possiamo trovare questi punti fermi?

7)      la Chiesa deve impegnarsi per educare i giovani alla fede. Che cosa suggerisci alla Chiesa per aiutare la tua generazione ad incontrare Gesù?

Le risposte, i suggerimenti, gli spunti, le osservazioni dei giovani della nostra Diocesi saranno offerte a S.E. card. Mario Grech, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, in occasione della S. Messa pontificale, in onore della Madonna del Conforto, martedì 15 febbraio (ore 10.30).

E’ il contributo dei giovani della Diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro al cammino sinodale, voluto da papa Francesco come dono per tutta la Chiesa.        

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