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La battaglia delle mamme di Anghiari approda in Parlamento: "Adeguate la normativa"

Lettera ai presidenti di Camera e Senato da parte della coppia che lotta affinché entrambe le mamme possano riconoscere i figli. "Un paradosso che riguarda anche le coppie eterosessuali con problemi di fertilità che si sottopongono a terapie all'estero"

Una lunga lettera indirizzata ai presidenti di Camera e Senato, ai ministri della Giustizia e dell'Interno e alla presidenza del Consiglio per chiedere che venga riempita quella lacuna normativa nella quale due mamme di Anghiari sono rimaste invischiate. Solo una di loro infatti ha potuto riconoscere i propri figli (due gemellini nati lo scorso giungo in seguito ad una pma alla quale entrambe le mamme si sono sottoposte): si tratta della mamma che li ha partoriti. Non altrettanto invece ha potuto fare la madre biologica. 

"Il paradosso è evidente - si legge nella missiva che ha inviato la legale Ramona Borri, che ha rappresentato la coppia di fronte ai giudici del Tribunale di Arezzo - vi è un legame genetico tra madre e figli il cui interesse la normativa europea ci impone di tutelare rimasto privo di assistenza atteso che non esiste nel nostro Paese una legge che disciplini la materia. Si badi bene, non è intenzione delle scriventi sollecitare od ottenere un progetto legislativo che dia loro assoluta ragione. Non si tratta di un percorso teso a giustificare o affermare il proprio orientamento sessuale, bensì a dare voce esclusivamente all’interesse dei minori".

Le due mamme infatti vogliono porre all'attenzione del Parlamento e della presidenza del Consiglio una situazione molto più comune di quanto si pensi, che non riguarda solo le coppie omogenitoriali ma anche quelle eterosessuali che di fronte a problemi di fertilità si trovano costrette a ricorrere a terapie e procedure in altri Stati dove la normativa lo consente. 

L'avvocato e le due mamme hanno ben chiaro che "l’attuale normativa nazionale in materia qualifichi come madre solo la donna partoriente e vieti alle coppie dello stesso sesso di accedere alla procedura di Pma. E’ altrettanto noto, che numerosi altri paesi in Europa, consentendo all’opposto anche alle coppie “same sex” di sottoporsi alla Pma, favoriscano il nascere, nel nostro Paese, di situazioni ben più che inique, in relazione a tutti quei soggetti che non hanno altra scelta se non quella della “migrazione”, al fine di realizzare il loro desiderio di genitorialità". Ma hanno anche ben presente che il loro - scrivono nella missiva - "non è il solo caso ad essere di particolare delicatezza; si pensi a tutti quei genitori, eterosessuali, ma con problematiche di fertilità, che la giurisprudenza definisce “intenzionali”, in quanto non biologici ma psicologicamente e materialmente fortemente determinati ad assumere la responsabilità genitoriale". Coppie sempre più numerose in Italia, tutte accomunate dalla difficoltà a districarsi di fronte a lacune normative. 

Ma cosa accadrà adesso alla famiglia di Anghiari? "A seguito del rigetto ottenuto in sede giudiziaria, la madre biologica, meglio genetica, dei piccoli gemelli - si legge nella lunga lettera -, dovrà valutare se intraprendere il percorso di “adozione in casi particolari” dei propri figli". Una situazione davvero paradossale. 

E’ di primaria importanza sottolineare che quello delle Sigg.re R. ed H. non è il solo caso ad essere di particolare delicatezza; si pensi a tutti quei genitori, eterosessuali, ma con problematiche di fertilità, che la giurisprudenza definisce “intenzionali”, in quanto non biologici ma psicologicamente e materialmente fortemente determinati ad assumere la responsabilità genitoriale.

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