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Legionella fatale. D'Urso rassicura: "Installati filtri che garantiscono le persone ricoverate"

Il caso della morte della paziente fragile all'interno dell'ospedale San Donato. Controlli e prescrizioni nei confronti della struttura sanitaria dove era precedentemente ricoverata

"La situazione è arrivata a un punto di allarme". Così il sindaco Alessandro Ghinelli, visibilmente preoccupato per i casi di legionella che hanno toccato da vicino, e con due esiti fatali, pazienti che sono state ricoverate in strutture sanitarie private aretine.

Il primo cittadino ha rilasciato le dichiarazioni ad Arezzo Tv: "Da informazioni assunte, un caso di legionella in una struttura sanitaria in qualche settimana si domina, si risolve, si azzera. Qui c'è stata un'espansione, sebbene in un'altra struttura. Casi diversi che sottendono evidentemente alla non sufficiente attenzione alla cura delle acque di queste strutture."

Il primo caso è quello della 64enne di Salerno che si era operata all'anca al San Giuseppe Hospital di via Fleming e che a pochi giorni dalle dimissioni aveva avuto la positività al batterio della legionella e poi era deceduta. Il secondo caso è di un'altra donna, morta all'ospedale San Donato di Arezzo dove era ricoverata nel reparto di malattie infettive dopo essere risultata positiva al test della legionella. Il ricovero si era reso necessario, perché le sue condizioni già fragili per una malattia in corso, si erano aggravate dal punto di vista respiratorio mentre si trovava nel reparto di cure intermedie della casa di cura San Giuseppino in via Saffi.

La lettera di Ghinelli ad Asl, Prefetto e Carabinieri

Ghinelli ha fatto sapere di aver scritto una lettera al direttore generale D'Urso, ma anche al Prefetto e al nucleo antisofisticazioni dei carabinieri di Firenze. All'Asl in particolare Ghinelli chiede chiarezza e maggiori informazioni:

"Ho inviato una lettera al direttore generale dell’Asl Toscana sud est con richiesta di chiarimenti rispetto agli episodi di contaminazione da legionella che si sono verificati in due strutture sanitarie private del territorio e rispetto ai quali non ho mai ricevuto informazioni complete. Le ordinanze emesse tempestivamente fino ad oggi sono state in risposta alle comunicazioni inviate dall’Asl che risulterebbero però, alla luce dei decorsi clinici del casi segnalati e appresi indirettamente e informalmente, assolutamente carenti di informazioni. Ho ritenuto quindi necessario anche in ottemperanza al ruolo di autorità sanitaria locale riconosciuto al sindaco dal Legislatore, chiedere al direttore dell’Asl una più completa e tempestiva informazione per le situazioni di carattere sanitario che rivestono una straordinaria importanza per il territorio di Arezzo. Ho chiesto anche di procedere ad una seria valutazione circa la coincidenza che in un tempo abbastanza breve si siano verificate all’interno di due strutture sanitarie tra loro sinergiche due casi di legionellosi consecutivi."

Le parole del direttore generale

Quella di ieri è stata dunque una giornata convulsa: alla notizia su un altro caso di legionella si è aggiunta quella del decesso della paziente stessa e la rincorsa alle spiegazioni è arrivata fino a Grosseto dove era in corso un convegno e dove il direttore generale Antonio D'Urso ha risposto alle domande di Teletruria confermando il decesso della donna, con età inferiore ai 60 anni, già fragile per una grave malattia in corso.

"Si tratta di una signora che era ricoverata in una struttura convenzionata che sta in centro ad Arezzo". D'Urso ha poi fatto chiarezza sulle strutture coinvolte nei due casi: "Le due strutture sono completamente diverse, un conto è la San Giuseppe Hospital, un conto è la San Giuseppino dove abbiamo posti letto nel reparto modica per le cure intermedie.Quando la donna si è sentita male è stata presa in carico dalle malattie infettive dell'ospedale di Arezzo, abbiamo fatto il test ed è risultata portatrice di una infezione da legionella; l'ospedale ha allertato l'igiene pubblica che ha prima avvisato il Comune e poi fatto l'intervento alla San Giuseppino. La struttura ha subito applicato dei filtri che garantiscono l'assoluta tranquillità per le persone ricoverate."

L'intervento dell'avvocato della casa di cura

Sull'origine del contagio della donna con polmonite da legionella deceduta all'ospedale di Arezzo ci sono posizioni diverse. Da un lato si legge nell'ordinanza del sindaco Ghinelli che l'Igiene Pubblica della Asl "ha eseguito indagine epidemiologica dalla quale è emersa una forte correlazione tra l’infezione contratta dal paziente e il suo soggiorno presso la struttura sanitaria".

Dall'altra si è registrata la presa di posizione della clinica San Giuseppino attraverso il legale Giacomo Straffi: "in esito alla notizia apparsa a mezzo stampa questa mattina, riguardante il decesso di una paziente ricoverata presso l'ospedale San Donato di Arezzo e in precedenza già ricoverata presso la struttura sanitaria di via Saffi 33, intende precisare come le prescrizioni richieste dal sindaco del Comune di Arezzo, in ordine al controllo e sanificazione della struttura, erano state già assunte antecedentemente dalla casa di cura. La stessa, nel frattempo, aveva già operato attività di autocontrollo risultato all'esito negativo alla legionella; la stessa aveva, tra l'altro, già provveduto alla dotazione di tutti i presidi di controllo e sanificazione posti a dimora in tutti i terminali della casa di cura. Ritiene pertanto come quanto occorso in ordine all'intervenuto decesso della paziente, non sia da porre in relazione al ricovero in precedenza avvenuto presso la casa di cura".

Il primo caso a novembre

La presenza del batterio delle legionellosi è stato riscontrato ad Arezzo nel mese di novembre in seguito a un caso che ha avuto un esito letale. È la vicenda della donna morta a Salerno per una polmonite dopo che nei giorni precedenti era stata in degenza per un'operazione chirurgica alla nuova struttura San Giuseppe Hospital che si trova in via Fleming alle porte della città di Arezzo.

Da lì sono seguite note dell'Igiene Pubblica dell'Asl Toscana Sud Est che aveva ricevuto la segnalazione dall'ospedale campano dove era avvenuto il decesso della donna contagiata dalla legionella. In base alle indicazioni sanitarie il sindaco ha firmato quattro ordinanze con prescrizioni stringenti per la clinica privata fino alla sua chiusura a nuovi ricoveri. 

Il 3 febbraio poi è arrivata la revoca dei divieti per San Giuseppe Hospital con l'ordinanza numero 6.

Nuovo caso di legionellosi e l'ordinanza numero 5

Il 3 febbraio è lo stesso giorno in cui viene firmata l'ordinanza sindacale numero 5, che certifica un nuovo caso di legionella di cui Arezzo Notizie ha raccontato ieri mattina. La donna colpita dall'infezione batterica aveva un'età al di sotto dei 60 anni, con una grave malattia in corso e per questo fragile. Si trovava nel reparto di cure intermedie del San Giuseppino quando ha avuto sintomi respiratori che ne hanno provocato il ricovero presso le malattie infettive del San Donato di Arezzo. Qui poi il decesso con una polmonite da legionella.

L'ordinanza del 7 febbraio

Parallelamente al secondo caso di polmonite da legionella, c'è però un'ulteriore tappa che riguarda di nuovo il San Giuseppe Hospital: il 7 febbraio, dopo aver letto i risultati dei campionamenti effettuati nella nuova clinica di via Fleming arrivano nuove prescrizioni. I controlli continui, dopo il collegamento con la 64enne di Salerno deceduta, hanno portato a scoprire di nuovo risultati positivi al batterio della Legionella, ma i filtri assoluti già applicati non ne permettono il passaggio e quindi la diffusione. Così il sindaco Ghinelli è stato chiamato a firmare un'ulteriore ordinanza, la numero 8, che diventa la sesta indirizzata alla nuova clinica San Giuseppe. Nei 39 campionamenti effettuati il 24 gennaio dal personale dell'Igiene pubblica dell'Asl "a monte dei filtri attualmente installati su tutti gli erogatori della suddetta struttura sanitaria, 3 sono risultati positivi alla Legionella Pnumophila con valori da 400 a 600 UFC/litro, mentre 17 sono risultati debolmente positivi, con valori tra 100 e 300 UFC/litro." Sono scattate alcune prescrizioni, ma non la chiusura.

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