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La Regione in campo per la Casa delle Culture: "E' un modello, Ghinelli ci ripensi. Senza integrazione, nascono problemi"

La Regione Toscana scende in campo per la sopravvivenza della Casa delle Culture. A metterci la faccia è un pezzo da novanta della giunta Rossi, l'assessore alla Cultura e vice presidente regionale Monica Barni che, assieme alla vice presidente...

La Regione Toscana scende in campo per la sopravvivenza della Casa delle Culture. A metterci la faccia è un pezzo da novanta della giunta Rossi, l'assessore alla Cultura e vice presidente regionale Monica Barni che, assieme alla vice presidente del consiglio Lucia De Robertis, è stata ad Arezzo nel tardo pomeriggio di oggi, per incontrare gli operatori della struttura, le associazioni di volontariato e le persone che usufruiscono dei servizi offerti. Un tentativo in extremis della Toscana per evitarne la chiusura, ma il timer della serrata è impostato da tempo: il 31 maggio i locali saranno sottratti all'attuale scopo. In futuro saranno destinati ad altro utilizzo.

La scelta della giunta Ghinelli è chiara, anche se - sostiene l'amministrazione comunale - il servizio di front office sarà mantenuto. Come? Ancora non si sa. Cesseranno sicuramente le attività collaterali, portate avanti dalle associazioni che operano all'interno della Casa delle culture. La Regione vorrebbe evitarlo e, al limite spostando le attività altrove, mantenere il modello che negli anni è stato creato. Il rischio è quello di uno scontro politico: la Casa delle Culture è stata voluta e realizzata, nell'ambito di politiche di integrazione, dalla precedente giunta di centrosinistra per offrire un servizio agli stranieri residenti in città. Ma adesso il Comune di Arezzo intende voltar pagina, a cominciare da un diverso utilizzo dei locali della ex Cadorna.

Chissà se esistono margini per la mediazione, il sindaco Ghinelli oggi non era in città. "Ho parlato con il primo cittadino - dice l'assessore regionale Barni - oggi era fuori Arezzo, ma continuerò ad avere un dialogo con lui. Si potrebbe istituire un tavolo. Sarebbe un peccato disperdere questa positiva esperienza". E sulla struttura ha detto: "E' un luogo di grande accoglienza. Ho visto in questi corridoi persone bisognose di aiuto e volontari che cercano di fornirlo, soprattutto nell'insegnamento dell'italiano. La Casa delle culture è un modello".

"E potrebbe essere replicato altrove - ha detto De Robertis - perché funziona bene. Non vogliamo mollare questa presa e spero che l'amministrazione comunale sia davvero attenta a costruire un percorso per il mantenimento di questo servizio. Se le persone si integrano diventano cittadini, altrimenti saranno escluse e si sentiranno sempre straniere, anche con gli atteggiamenti".

@MattiaCialini

Interviste di Nadia Frulli

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