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La prevenzione passa anche da appalti e concessioni. Fillea alla manifestazione per la sicurezza

Ci saranno anche i lavoratori delle costruzioni e quindi la Fillea Cgil alla manifestazione di giovedì 30 agosto sul tema della sicurezza nel lavoro promosso dai sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil. "L'iniziativa dovrà essere anche...

Ci saranno anche i lavoratori delle costruzioni e quindi la Fillea Cgil alla manifestazione di giovedì 30 agosto sul tema della sicurezza nel lavoro promosso dai sindacati metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil.

"L'iniziativa dovrà essere anche l'occasione per un'analisi complessiva - commenta la Fillea Cgil. Quindi quali sono i fattori che determinano situazioni di rischio per l'incolumità dei lavoratori ma anche degli utenti che utilizzano quelle opere o quei servizi che ormai da anni vengono dati in appalto. Bisogna ricordare che in tempi di spending review e soprattutto di vincoli di bilancio, si affidano i lavori sulla prioritaria necessità di risparmio".

Secondo la Fillea Cgil di Arezzo "il fattore principale che determina gli infortuni è la scarsa formazione e quindi personale poco qualificato a cui vengono affidate mansioni pericolose senza che nessuno verifichi competenze e professionalità. Altro fattore è rappresentato dai tempi di lavoro: molte aziende fanno più ore di quelle che sarebbero previste dai contratti e dalle leggi, oppure, nel caso di lavori o servizi in appalto, le attività vengono svolte da meno persone di quelle che sarebbero necessarie, determinando comunque un impatto significativo nella sicurezza del lavoro".

Questi sono temi centrali sui quali riflettere quando, come oggi, si parla ad esempio di nazionalizzazioni riflettendo su tutto ciò che negli anni è passato da pubblico a privato attraverso lo strumento dell'appalto.

"In un paese in cui ci fossero controlli rigidi e lo Stato fosse presente e attivo, l'appalto con l'utilizzo del criterio dell'offerta più bassa sarebbe sinonimo di trasparenza, correttezza e concorrenza - commenta la Fillea. Purtroppo però l'Italia non ha gli anticorpi per evitare l'uso improprio degli appalti, (ma anche delle concessioni) e il massimo ribasso spesso si traduce in compressione del costo del lavoro a discapito della sicurezza dei lavoratori o della qualità delle opere o dei servizi. Ne è un esempio il lavoratore deceduto il 21 agosto ma anche la vicenda della RSA casentinese. Il pubblico non ha le risorse necessarie per un'opera o un servizio e quindi esternalizza con una gara pubblica, le aziende vincono gli appalti con ribassi anche superiori al 40%, a volte queste aziende chiudono, altre volte sfruttano il lavoro, altre volte i lavoratori muoiono".

Secondo il sindacato sarebbe sufficiente che "nei bandi di gara fossero inserite due cose semplici: la congruità, ovvero che chi affida un lavoro si accerti che chi lo esegue abbia personale qualificato e ne impieghi un numero sufficiente, e lo scorporo del costo della manodopera dal massimo ribasso come è oggi (formalmente) per i costi della sicurezza".

Questi sono strumenti da applicare prima che un appalto venga affidato e sono dei validi anticorpi per cercare di prevenire.

"La cura per gli abusi non può che essere il controllo - commenta la Fillea Cgil. Condividiamo l'appello della Funzione Pubblica CGIL per il ripristino di un efficiente ma soprattutto capillare sistema di controlli. Sappiamo bene che lo Stato centrale ha da tempo adottato una politica di tagli sulla spesa degli organi di vigilanza, ma sappiamo altrettanto bene che le forze oggi impiegate potrebbero essere impiegate meglio. In edilizia per esempio, gli organi di vigilanza fanno gli accessi nei cantieri a squadre composte da un funzionario per organo di vigilanza. Se gli addetti al controllo accedessero ai cantieri in squadre più ridotte nel numero, ma attraverso una specifica formazione, con maggiori competenze, potrebbero con le stesse persone coprire in maniera più capillare il territorio. Se lo stato non controlla, le aziende sono sempre più portate a rischiare una sanzione improbabile invece che rispettare le regole giorno per giorno".

Infine il problema delle concessioni: "è innegabile che i contratti con i concessionari si fossero negli anni troppo spostati dalla parte di quest'ultimo e che il bene pubblico debba essere gestito nell'interesse della collettività. Questo vale per le autostrade ma anche per le spiagge, per l'acqua ed è altrettanto innegabile che gli organi del ministero che dovevano negli anni vigilare sulle concessioni non hanno vigilato e, forse, non avevano nemmeno, gli strumenti per vigilare".

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