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Istanbul, cronaca (turistica) degli ultimi giorni di normalità

Ci si può commuovere per un luogo che a malapena si conosce? L'ho fatto, stamattina. Aprendo distrattamente Repubblica.it, la prima notizia - quella dell'attentato a Istanbul - mi ha preso a schiaffi. La metropoli turca, la più grande d'Europa...

Ci si può commuovere per un luogo che a malapena si conosce? L'ho fatto, stamattina. Aprendo distrattamente Repubblica.it, la prima notizia - quella dell'attentato a Istanbul - mi ha preso a schiaffi. La metropoli turca, la più grande d'Europa (sfiora i 15 milioni d'abitanti) è diventata all'improvviso il baricentro del terrore. Mi ha ospitato 4 giorni, all'inizio dell'anno, insieme alla mia ragazza. Mio unico viaggio in Turchia.

Mentre sono al lavoro, davanti al pc, tengo aperta la finestra con gli aggiornamenti sulla tragedia. Ed è un colpo al cuore la casella mail che mi ricorda di lasciare una recensione sull'hotel che avevo scelto per alloggiare a Istanbul.

E' stata la vacanza all'estero più breve e più intensa della mia vita. Sono tornato ad Arezzo una settimana fa, avvolto da una soffice sensazione di benessere. Ero approdato in Turchia, all'aeroporto Sabiha Gokcen, strapazzato dal ritardo, per via di una bufera: ho scoperto una città avvolta dalla neve. Palme e moschee imbiancate, bimbi che facevano a pallate tra Getzi park e piazza Taksim, Sultanahmet candida e luminosa attraversata da turisti imbacuccati.

Anche io là in mezzo, tra la Moschea Blu e la meraviglia di Santa Sofia. Tra i lussi di palazzo Topkapi e i misteri della Cisterna Basilica, una riserva d'acqua interrata con pesci giganteschi e teste di Medusa scolpite. E poi: profumi forti, tassisti furbetti, luoghi imprigionati nel tempo. I pescatori di sarde sul ponte di Galata, i canti del muezzin, i vapori degli hammam, le variopinte delizie delle mille pasticcerie; e ancora: i vaporetti sul Bosforo, il succo di rapa acido, i silenzi di Fatih, le spezie sui banchetti, l'allegro caos del Gran bazar.

Un boato ha spezzato la città, il cuore turistico – Sultanahmet – sanguina. Un affronto, uno sfregio. Quanti morti, quanti feriti. Che follia. E che rabbia dover associare, oggi, quei luoghi magici alla paura, alla tragedia, all'orrore. Che rabbia dover sacrificare altri pezzi di storia, di cultura, di racconti sull'altare della sicurezza. Nuovi divieti all'orizzonte. Nuove barriere. E quanti, adesso cambieranno strada, privandosi delle bellezze di Istanbul per colpa di questo maledetto attentato?

@MattiaCialini

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