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La direttrice del San Donato: "Preoccupati, ma senza panico. Arrivano subito 30 Oss". Così cambia la sanità aretina

Intervista alla dottoressa Barbara Innocenti che parla dell'attuale situazione Covid nell'ospedale di Arezzo, che ha il doppio dei ricoveri rispetto al picco di primavera: "Pressione su Terapia Intensiva, la degenza ordinaria ha trovato un equilibrio. Ospedale da campo? Extrema ratio"

Trenta nuovi Oss per la provincia di Arezzo, la preoccupazione per la pressione sul personale sanitario, l'ospedale da campo come "extrema ratio se cose dovessero andar male", ma anche le speranze legate all'efficacia delle nuove restrizioni. Sull'emergenza Covid, con particolare riferimento alla situazione dell'ospedale di Arezzo (che ha il doppio dei ricoveri del picco di primavera), interviene la direttrice del San Donato - oltre che degli ospedali della Fratta, di Sansepolcro e di Bibbiena - Barbara Innocenti, intervistata nella puntata speciale di Prisma di oggi.

I numeri Covid dell'ospedale di Arezzo

Si parte dai numeri, preoccupano maggiormente quelli di Terapia Intensiva. "Abbiamo al momento 24 posti letto in TI ad Arezzo, con un margine di altri due da poter aggiungere. Dobbiamo trovare un equilibrio tra accessi e dimissioni. L'ospedale di Nottola, nel Senese, ci garantisce altri sei posti letto, estendibili di altri 2-4. In ottica di area vasta, c'è poi Grosseto, che ci sta già aiutando, e l'azienda ospedaliera senese". Meno preoccupante l'occupazione degli altri posti letto Covid: "Ce ne sono 125 già attivati e non siamo mai andati oltre i 121 posti contemporaneamente occupati. Al momento, abbiamo trovato un equilibrio. E abbiamo un'ulteriore possibile espansione di 20 letti".

Possibili espansioni e il ricorso al privato

E se le cose dovessero precipitare? Il Governatore Giani ha detto di poter ampliare l'offerta fino ad altri 1.500 posti letto in strutture extra-ospedaliere. "Diciamo che la Asl Sud Est è messa un po' meglio rispetto ad altre parti della Toscana. Al mometn1o, abbiamo proposto un piano di espansione all'interno delle strutture ospedialiere. Le previsioni che possiamo fare sono a breve e medio termine, qualora lo scenario cambiasse potremmo aggiustare il tiro. Poi la Regione farà ipotesi per ogni azienda. Al di fuori dei nostri ospedali, stiamo sfruttando le strutture private, soprattutto per i percorsi non Covid, chirirugici ad esempio".

La pandemia e la flessibilità

Difficile, anzi impossibile stabilire un ipotetico ritorno alla normalità, ancora. "Ci sarà un momento in cui supereremo l'emergenza, quando ridurremo la capacità di far circolare il virus. Le speranze sono legate al vaccino di cui molto si sta parlando adesso. Abbiamo tutti voglia di programmare una sanità che non sia in emergenza, ma è presto. Però voglio dire una cosa: l'esperienza accumulata da marzo ci permetterà di costruire un'attività non emergenziale che, alla bisogna, potrà essere reattiva di fronte a una nuova situazione straordinaria. Il coronavirus ci ha insegnato la flessibilità".

Ora peggio che in primavera

Sulla serietà della situazione attuale in provincia di Arezzo ci sono pochi dubbi. "Abbiamo molti più ricoveri. La scorsa primavera siamo entrati in lockdown e la curva epidemica è arrivata rapidamente al picco. Al San Donato ci sono stati al massimo 64 ricoverati in degenza ordinaria e 14 in Terapia Intensiva. Oggi parliamo di numeri diversi. Perché c'è stata una gestione diversa, ma anche una diversa programmazione. Speriamo che si possa trovare ovunque un equlibrio per non arrivare a un nuovo lockdown generalizzato. In questa seconda ondata i pazienti sono più giovani e senza comorbosità (più patologie, nda), ma hanno poi una prognosi migliore". In sostanza, più ricoveri, anche se mediamente meno gravi. "Questo perché i nostri professionisti, attraverso l'esperienza accumulata da primavera, possono gestire al meglio le degenze, nonostante il turnover dei posti letto Covid sia comunque molto lento, ben più rispetto a un'area medica standard". In sostanza, i malati Covid devono stare in ospedale di più rispetto agli altri pazienti. Ma come potrebbe essere l'evoluzione nelle prossime settimane? "Qualunque previsione è suscettibile di non essere particolarmente precisa. Siamo preoccupati, ma ciò non significa entrare nel panico. In questo momento stiamo cercando di gestire l'emergenza, consapevoli che si sono criticità. E questo soprattutto grazie a chi lavora con abnegazione, che sta facendo il massimo. E anche di più".

Nuovo personale ad Arezzo

E riguardo alla necessità di ulteriore personale? "Nessuno dei nostri ospedali partiva da una situazione di sovrabbondanza. Questa è una consapevolezza che abbiamo tutti. L'emergenza ci ha messo nelle condizioni di cercare nuovo personale. Noi abbiamo cercato di ovviare alla carenza passata anche attraverso riorganizzazioni interne, per affiancare il personale specializzato. La Regione sta cercando di reperire uteriori nuove forze e le cerchiamo in tutta Italia. C'è da dire che stavolta la pandemia coinvolge tutto il Paese, non ci sono medici disponibili in zone meno colpite, come era stato a primavera. Stiamo cercando inoltre di attingere da tutte le graduatorie. In tanti inoltre stanno rinunciando alle ferie. Per quanto riguarda la provincia di Arezzo, stanno entrando adesso una trentina di Oss, essenziali per gestire l'emergenza. Sugli infermieri ancora non ho notizie, forse alla fine di novembre. Per quanto riguarda i medici, scorrere le graduatorie non sempre è sufficiente, perché magari si tratta di personale già al lavoro in attesa di stabilizzazione: a breve speriamo di attingere dalla graduatoria di medicina interna".

Zona arancione sufficiente?

E' sufficiente la misura della zona arancione? "Bisognerà attendere un paio di settimane almeno. Io sono ottimista e spero che alcune conseguenze positive ci saranno. E' difficile però fare previsioni. Mi rendo conto che è complicato mantenere l'equilibrio tra sicurezza economica e quella sanitaria. L'esperienza di marzo e aprile ci ha dimostrato che un lockdown (come gli ordini dei medici chiedono, nda) ha effetti positivi rapidi, la circolazione del virus così si interrompe in maniera drastica. Però, ripeto, c'è da cercare un equilibrio".

La riorganizzazione degli ospedali aretini

Barbara Innocenti parla poi dell'attività non Covid. "L'abbiamo garantita in larghissima parte finora. Sono garantite attività di emergenza-urgenza, chirurgica e non. Chirurgia-oncologica è mantenuta, abbiamo ridotto quella chirurgica minore in tempi recenti. Ma cerchiamo di mantenere livelli buoni, con il privato accreditato, come detto. Abbiamo inoltre mantenuto gran parte dell'attività ambulatoriale ed è pressoché inalterata la diagnostica per immagini. Non posso assicurare che tutto rimarrà così nelle prossime settimane. Forse la Toscana cercherà di ridurre l'accesso in ospedale per chi ha bisogni rinviabili. Cercheremo di mantenere un equilibrio e non faremo tagli trasversali se non necessari. Manterremo tutti gli specialisti, modulandoci. Abbiamo una rete sul territorio che lavora in maniera integrata. Fino ad oggi ci siamo riusciti, poi possiamo sempre migliorare".

Ospedale da campo

Infine la dottoressa Innocenti non si sottrae a una domanda sull'utilità dell'ospedale da campo, al centro di una querelle tra Asl e Comune negli ultimi giorni. "L'ospedale da campo è un complemento, secondo me. L'attività ospedaliera va fatta in ospedale per quanto possibile. Non vedo una divisione tra ospedale da campo Covid e ospedale tradizionale per pazienti non Covid. Anche perché le sicurezze che fornisce l'ospedale, con professionisti, tecnologie e strumenti diagnostici non è paragonabile a una struttura provvisoria. In situazione di emergenza ci si può anche pensare, ma solo in caso di straordinarietà e solo come soluzione complementare. Ma la valutazione in merito a ciò deve essere fatta a livello centrale". 

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