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117 professionisti e migliaia di assistiti. Il primo anno di lavoro degli infermieri di famiglia

La Asl Toscana sud est stila il bilancio relativo al primo anno di attività degli infermieri di famiglia, figure professionali istituzionalizzate un anno fa

Il loro lavoro li ha portati a vivere in strettissimo contatto col territorio affrontandone difficoltà logistiche e sfruttandone punti di forza. Ad un anno di distanza dall’attivazione del servizio dell’infermiere di famiglia, la Asl Toscana sud est stila un bilancio più che positivo dei primi traguardi raggiunti. “Certo - spiega Vianella Agostinelli, direttrice del dipartimento professioni infermieristiche - non abbiamo mica finito qui. Molto c’è da fare e molto c’è da migliorare ma, in questo momento, dobbiamo essere orgogliosi di quanto messo in campo”.

Formalizzata nell’ottobre 2021 la figura dell’infermiere di famiglia ha contato su 334 professionisti, 117 nella sola provincia di Arezzo. A loro sono state affidate specifiche aree di competenza con un bacino di circa 3mila persone da assistere. Sempre loro hanno dovuto valutare i bisogni specifici e promuovere interventi di prevenzione primaria, secondaria e terziaria migliorando l'aderenza terapeutica nell’ottica di elaborare migliori strategie di continuità tra i diversi setting assistenziali, ospedalieri, territoriali, di cure intermedie o di cure palliative.

“Sicuramente dovremmo investire nella telemedicina in maniera più importante - aggiunge la dottoressa Agostinelli - La teleassistenza e il teleconsulto sono servizi che, per coloro che vivono in territorio più periferici, diventano quasi indispensabili. L’infermiere di famiglia, in questo senso, può essere l’anello di congiunzione ideale. Pensiamo ad un paziente, ad esempio, con patologie cardiache e impossibilitato a muoversi dalla propria abitazione. Grazie ai nostri professionisti sul territorio e con il giusto supporto tecnico, potrebbe essere messo nella condizione di contattare un cardiologo e ricevere risposte immediate”.

L’idea alla base dell’istituzionalizzazione dell’infermiere di famiglia nasce come ribadito dalla Asl dalla necessità di accorciare le distanze. “Gli assistiti sono il motivo per cui facciamo tutto questo - prosegue Agostinelli - abbiamo individuato la casa come luogo di cura e da qui abbiamo sviluppato un nuovo approccio più personale e puntuale. Cosa dicono i nostri pazienti? A volte si lamentano del poco tempo a disposizione con i nostri infermieri. Questo è un aspetto molto comune, le persone quando accolgono un professionista nella propria abitazione cercano di entrarvi in contatto anche in maniera personale e dunque vorrebbero contatti più prolungati del necessario. Altri invece ci chiedono supporto anche per promuovere corretti stili di vita che migliorino, o prevengano, criticità legate a malattie croniche. Insomma, la strada è ancora lunga ma non manca il desiderio di migliorare e sviluppare il servizio”.

"Sono contento per il grande lavoro che gli infermieri di questa azienda hanno fatto - spiega Antonio D'Urso, direttore generale della Asl Toscana sud est - il primo compleanno di questo progetto è motivo per noi di grande orgoglio, certamente, ma anche stimolo per perfezionare l'assistenza di prossimità". 

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