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Inchiesta sul Tpl, indagato anche il presidente di Tiemme. Dindalini: "At mi offrì di collaborare, ma rifiutai"

Ieri le perquisizioni della Guardia di Finanza si sono svolte sia in azienda che a casa di Dindalini e, come nel caso di Ceccarelli, non hanno portato a sequestri di cellulare o di computer

Anche il presidente di Tiemme Massimiliano Dindalini risulta indagato per tentata "induzione indebita a o dare o promettere un'utilità". Un'ipotesi di reato in concorso contestata anche al direttore dell'azienda aretina dei trasporti Piero Sassoli. Entrambi sono entrati da ieri nell'inchiesta sulla gara regionale del Tpl condotta dalla procura di Firenze. Dopo l'ex assessore Vincenzo Ceccarelli, che per sette anni ha seguito l'intricata vicenda dell'assegnazione del servizio del trasporto pubblico in Toscana, anche Massimiliano Dindalini ha ricevuto ieri mattina le perquisizioni della Guardia di Finanza.

Al centro di questo passaggio dell'inchiesta ci sarebbe una cena, della quale riferisce il Corriere Fiorentino, nella quale, secondo le ipotesi di reato, alla presenza di Ceccarelli, si sarebbero palesati favori tra le aziende coinvolte, Tiemme e Autolinee Toscane, quest'ultima risultata aggiudicataria della gara regionale dopo un lungo iter giudiziario che non si è ancora concluso.

"In questi anni ci sono stati tanti incontri tra Tiemme e Autolinee Toscane - spiega nel merito Dindalini -  una volta, insieme al direttore stesso Sassoli, li ho incontrati informalmente a pranzo, per superare il contenzioso nel passaggio dei beni, dopo il primo verdetto del Consiglio di Stato."

L'episodio in questione, nel quale non sarebbe stato però presente Ceccarelli, si sarebbe verificato un anno fa circa.

"Nell'occasione mi dissero che mi offrivano di collaborare con loro, ma sia io che Sassoli rifiutammo" ma non solo "la settimana successiva lo abbiamo riferito al consiglio di amministrazione di Tiemme e per questo è anche a verbale."

Ieri le perquisizioni della Guardia di Finanza si sono svolte sia in azienda che a casa di Dindalini e, come nel caso di Ceccarelli, non hanno portato a sequestri di cellulare o di computer.

"Io posso solo confermare che non ho fatto cene con Ceccarelli e Lombardi. Quando ho incontrato Autolinee Toscane mi ero fatto autorizzare dall'assemblea dei soci, esattamente il 17 gennaio del 2020, così come hanno fatto tutte le altre aziende toscane dei trasporti. L'idea era quella di fare un subentro ordinato". 

Gli incontri quindi sarebbero serviti per trovare un punto d'incontro senza ulteriori contenziosi. "E' stato subito evidente il nostro rifiuto a collaborare personalmente, come ci aveva offerto AT, noi riferimmo immediatamente al consiglio di amministrazione che per il ruolo che rivestivamo e per conflitto d'interessi la proposta non poteva essere presa in considerazione" conclude Dindalini.

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