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Impianto "Zero Spreco”. Cherici: "San Zeno modulato per la sola provincia di Arezzo"

Il presidente di Aisa Impianti Spa Giacomo Cherici risponde alla nota diffusa in queste ore da alcuni esponenti politici locali sul potenziamento della centrale di recupero di San Zeno

"L'impianto di San Zeno non è la pattumiera della Toscana e vi spiego, di nuovo, perché". A prendere parola è Giacomo Cherici, presidente di Aisa Impianti, società che si occupa della gestione del termovalorizzatore situato nell'area sud del comune di Arezzo. Le ragioni delle precisazioni da parte dell'azienda nascono dalla necessità di replicare ad Italia in Comune Arezzo che ha diffuso una nota in cui ipotizza che il progetto di riposizionamento dell’impianto di recupero dei rifiuti urbani di San Zeno, non sia necessario alla collettività aretina bensì serva ad “importare” rifiuti da Firenze.

“Il raddoppio dell’inceneritore che non serve per i rifiuti aretini, ma per quelli di Firenze”  

“Zero Spreco non è la pattumiera di Firenze come lo sono alcune note discariche regionali, ma al contrario un polo tecnologico all’avanguardia - sottolinea il presidente Giacomo Cherici - una realtà invidiabile a servizio del nostro territorio. Lo dimostra il fatto che siamo stati capaci a ottobre 2018 di anticipare nel progetto le novità tecnologiche poi introdotte con una decisione UE del novembre 2019 a livello comunitario. Il problema dei rifiuti di Firenze - prosegue Cherici - se esiste, non si può certo risolvere con un incremento di efficienza del 50 % della linea di recupero energetico di San Zeno, che andrà nel concreto a recuperare 20.000 tonnellate di rifiuti in più delle attuali. Per Firenze sono necessarie linee termiche 10 volte più grandi. Solo chi non ha mai studiato i flussi di rifiuti urbani toscani può pensare una cosa simile”. 

L’incremento di potenza termica, così come sottolineato da Aisa Impianti, serve per risolvere il recupero degli scarti delle raccolte differenziate che, in caso contrario, verrebbero recuperati da altri che ci presenterebbero anche il conto da pagare. "Già oggi - spiegano da Aisa - la capacità di recuperare termicamente 45 mila tonnellate ci fa risparmiare 70 mila tonnellate di petrolio equivalenti. Questi scarti non possono essere recuperati come materia e non è consentito il conferimento in discarica oltre il 10%. Arezzo non ha l’obiettivo del 60% di raccolta differenziata, ma del 70% e attualmente si attesta sul 48% nel solo comune di Arezzo. E, con queste cifre, vi sono oltre 30.000 tonnellate di scarti energetici da recuperare.  Di queste ben 8.000 derivano dal compostaggio perché la frazione organica da raccolta differenziata ha una percentuale di frazione estranea del 35 %, sia che derivi dalla raccolta stradale che dal porta a porta. Se a questo si aggiunge che il consorzio Corepla, (Consorzio recupero plastica) nell’ultimo rapporto, quello dell’anno 2018, scrive che oltre il 45% delle plastiche raccolte in forma differenziata non ha altra destinazione se non il recupero energetico perché non riciclabili, si comprende bene come l’incremento previsto della linea di recupero energetico probabilmente non sarà sufficiente neanche per gli scarti dei rifiuti raccolti in forma differenziata della provincia di Arezzo, tanto meno per quelli di Firenze. La stessa Corepla spedisce ai forni delle acciaierie di Lienz (Austria) scarti di plastiche raccolte in maniera differenziata che il mercato non vuole". 

“Dispiace e sorprende che si torni su questo argomento, quando proprio su esplicita richiesta dell’ingegner Franco Romagnoli, rivolta alla Regione Toscana durante il contraddittorio tenutosi il 13 dicembre scorso a Firenze, il settore servizi pubblici locali dell’amministrazione regionale abbia risposto dando parere positivo al progetto, riconoscendone la piena conformità rispetto al PRB (Piano Rifiuti e Bonifiche). Il piano regionale prevede, oltre l’obiettivo di raccolta differenziata, anche l’autosufficienza delle singole province. 

qualcuno pare sfuggire la differenza tra economia circolare e far circolare i rifiuti. Sarebbe ragionevole che si leggessero i contributi tecnici di chi si occupa professionalmente di pianificare i flussi di rifiuti ed evitare l’ambientalismo elettorale che si traduce in arretratezza infrastrutturale, allarme nell’opinione pubblica, inquinamento e costi – invito questi signori per l’ennesima volta a prendere visione dello stato dei fatti anche presso la nostra azienda”.

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