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Giubileo, il vescovo Fontana: "Incontro all'altro portando la tenerezza di Dio"

Con l’apertura della Porta Santa della Misericordia da parte dell’arcivescovo Riccardo, anche nella nostra diocesi si è aperto ufficialmente l’Anno Santo della Misericordia, voluto da papa Francesco. “Un anno di Grazia e di perdono per tutti – ha...

Con l’apertura della Porta Santa della Misericordia da parte dell’arcivescovo Riccardo, anche nella nostra diocesi si è aperto ufficialmente l’Anno Santo della Misericordia, voluto da papa Francesco.

“Un anno di Grazia e di perdono per tutti – ha ricordato mons. Riccardo Fontana nell’omelia durante la celebrazione eucaristica, seguita all’apertura della Porta Santa. - Un anno in cui dobbiamo recuperare il senso di quanto stiamo facendo. In questo tempo difficile, in cui molti hanno paura, abbiamo bisogno di contemplare il mistero della misericordia che è fonte di gioia, di serenità e di pace. Il Signore non abbandona mai, ci viene incontro nonostante il peccato. L’icona che papa Francesco ci propone di tenere viva è quella del Padre che accoglie il figliol prodigo. Dio aspetta il nostro ritorno e dinanzi alle nostre responsabilità risponde con la pienezza del perdono: anche a noi quest’oggi offre l’anello dell’uomo ibero, i calzari per camminare avanti, la veste bella della dignità di uomo, creato a sua immagine”.

Riportiamo di seguito il testo integrale dell'omelia di monsignor Fontana:

Venerati Fratelli, sorelle amate,

Tutti abbiamo bisogno di essere perdonati e di imparare a non giudicare gli altri ma a perdonare, come Gesù in croce ci ha insegnato. Varcando la porta della misericordia abbiamo avviato nella nostra Chiesa un anno santo straordinario con il desiderio di riuscire a vivere nella vita di ogni giorno la misericordia . “In questo Giubileo lasciamoci sorprendere da Dio “1.

1. Un anno di Grazia e di perdono per tutti: recuperare il senso di quanto stiamo facendo

Il Padre “ricco di misericordia”2 non ha mai cessato di mostrare il suo amore verso di noi, anche nei meandri più oscuri della storia, sia di quella nostra personale che di quella dell’umanità. In questo tempo difficile, in cui molti hanno paura, abbiamo bisogno di contemplare il mistero della misericordia che è fonte di gioia, di serenità a e di pace. In questa domenica “gaudete”, IIIa del cammino d’Avvento, l’Apostolo ci ha appena esortato: ”siate lieti…il Signore è vicino”3. A chi, illuminato dalla fede, ama riflettere, le vicende umane si qualificano come “storia della salvezza”. Il Signore non abbandona, ci viene incontro nonostante il peccato.

L’icona che Papa Francesco ci propone di tenere viva è quella del Padre che accoglie il figliol prodigo4: Dio aspetta il nostro ritorno e dinanzi alle nostre responsabilità risponde con la pienezza del perdono: anche a noi quest’oggi offre l’anello dell’uomo liberto, i calzari per camminare avanti, la veste bella della dignità di uomo, creato a sua immagine.

Il segno della porta aperta esprime l’attesa di Dio che ci aspetta. La Chiesa, a cinquanta Anni dal Concilio Vaticano II, riafferma la propria volontà di dialogo con tutti; vuole sempre più essere inclusiva, sul modello del suo Signore in Croce a braccia aperte, per essere pronto ad accogliere ogni uomo e donna della terra. “La sposa di Cristo preferisce usare la medicina della misericordia, invece di abbracciare le armi del rigore”, come disse San Giovanni XXIII all’apertura del Vaticano II, di quell’evento che i Papi hanno più volte chiamato, dono dello Spirito Santo, rinnovata Pentecoste della Chiesa.

Anche noi abbiamo attraversato la Porta Santa con piena fiducia di essere accompagnati dalla forza del Signore Risorto che continua a sostenere il nostro pellegrinaggio verso la Gerusalemme del Cielo, cercando come Gesù di passare attraverso il tempo che ci è dato facendo del bene5, praticando appunto la misericordia6. Vogliamo andare incontro ad ogni persona, portando la bontà e la tenerezza di Dio. Il balsamo della misericordia è il segno del Regno di Dio già presente in mezzo a noi.

Come insegna l’Aquinate “è proprio di Dio usare misericordia e specialmente in questo si manifesta la sua onnipotenza”7. In questo anno di Grazia la preghiera con i Salmi, secondo il secolare uso della Chiesa, sarà particolarmente utile per acquisire la consapevolezza della misericordia che Dio ci riserva. “Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue infermità, salva dalla fossa la tua vita, ti circonda di bontà e misericordia”8.Il Salmo 146 ci indica i segni concreti della misericordia: “Il Signore libera i prigionieri, Il Signore ridona la vista ai ciechi, il Signore rialza chi è caduto, il Signore ama i giusti, il Signore protegge i forestieri, egli sostiene l’orfano e la vedova, ma sconvolge le vie dei malvagi”. “Eterna è la sua misericordia”, recita ad ogni versetto il Salmo 136.

Con lo sguardo fisso su Gesù e meditando la sua passione è possibile recuperare l’amore, unica risposta adeguata a “Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco d’amore e di fedeltà”9. Nelle parabole dedicate alla misericordia Gesù rivela la natura di Dio come quella di un Padre che non si dà mai per vinto fino a quando non ha dissolto il peccato e superato il rifiuto con la compassione e la misericordia: la pecora smarrita, la moneta perduta e il figliol prodigo. Gesù insegna che la misericordia non è solo l’agire del Padre, ma diventa il criterio per riconoscere i suoi veri figli: “siate misericordiosi come il Padre vostro è misericordioso”10. 2. E’ giunto per la Chiesa il tempo di farsi ancora carico dell’annuncio gioioso del perdono: il metodo che ci è proposto alla ricerca della concretezza e della credibilità Per vivere questo Anno Santo, recuperando il senso della nostra identità di Cristiani, dobbiamo porci in primo luogo in ascolto della Parola di Dio. Occorre recuperare il silenzio per meditare la Parola che ci viene rivolta, per contemplare la misericordia.

Il Papa insegna che il pellegrinaggio è un segno peculiare dell’Anno Santo, icona della vita stessa dell’uomo che dal Battesimo alla Gerusalemme del Cielo compie un percorso, che è soprattutto interiore: occorre rimettere in cammino la nostra anima, ancor più che i piedi. Come insegna Sant’Agostino giova recuperare il senso dell’homo viator11: apprezzare tutto quello che c’è di buono nel mondo, lavorare rispondendo alla propria missione e vocazione di fare del bene, senza dimenticare però che la Patria è nel Cielo12.

Papa Francesco scandisce le tappe del pellegrinaggio interiore che ciascuno è chiamato a fare nella propria vita, secondo l’insegnamento evangelico: non giudicare, non condannare, valorizzare il bene che c’è in ogni persona. Occorre imparare a non criticare mai in assenza della persona a cui ci si riferisce. Bisogna liberarci dalla gelosia e dall’invidia, è necessario imparare ad essere magnanimi, a perdonare e a donare. Dio ci mostra la sua vicinanza e la sua presenza, perché anche noi possiamo diventare compassionevoli e misericordiosi.

In questo Anno Santo ci è raccomandata in modo speciale la pratica delle opere di misericordia corporale, secondo il dettame icastico di Mt 25, ama anche di rivalutare quelle di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Si tratta di uscire dal silenzio assordante dei cristiani che non sanno più prendere posizione nella società e, tacendo nel diffuso conformismo, perdono la propria identità: la santità, che è anche diversità, è il principium distinctionis. Ogni forma di odio porta alla violenza. Dio ci mostra il suo amore verso di noi con la sua infinita pazienza. Anche noi dobbiamo essere pronti a lasciar maturare gli altri, ad accettarli nello loro diversità, ad aiutarli con la preghiera a convergere verso il dialogo.

I tempi forti dell’Anno Liturgico sono occasioni concrete per praticare l’ascetica cristiana ed esprimere la nostra reale volontà di conversione. C’è misericordia per tutti, ma dobbiamo imparare a chiedere perdono. Il processo della conversione personale va avviato praticando l’umiltà e chiedendo a Dio la Grazia di cambiare effettivamente la nostra vita.

All’inizio della vita pubblica Gesù nella sinagoga di Nazareth, leggendo Isaia profeta, volle un anno di misericordia. Anche noi oggi chiediamo a Lui di aiutarci in questo delicato percorso, sotto la guida dello Spirito Santo. Preghiera, digiuno e carità saranno gli strumenti attraverso i quali dominare noi stessi, per essere davvero liberi e per cambiare il mondo migliorandolo con la carità.

L’anno della misericordia è un vero dono per “non lascarci cadere le braccia”13, secondo l’esortazione del Profeta Sofonia, che abbiamo ascoltato nella prima lettura di oggi. Coraggio popolo cristiano! Il Papa in questi giorni ha rinnovato il suo appello perché anche la nostra Chiesa vinca il torpore e torni a portare speranza a quanti incontrerà, lungo la propria strada. Insegna San Paolo: “ E’ ormai tempo di svegliarvi dal sonno, perché la nostra salvezza è più vicina ora di quando diventammo credenti”14. 3. La pratica della carità assicura concretezza al nostro percorso dell’Anno Santo La nostra Chiesa diocesana, rispondendo all’invito del Papa, intende offrire a tutti gli strumenti per favorire l’opera di Dio in noi e nella società.

Innanzi tutto ci porremo di nuovo in ascolto della Parola di Dio. La prima carità è che il Vangelo di Gesù giunga a tutti. Esorto tutti coloro che sono in grado di aiutare gli altri, i sacerdoti, i diaconi, i Religiosi, le Religiose, gli insegnanti di Religione a condividere in ogni parte della diocesi le proprie risorse spirituali, perché sorgano gruppi del Vangelo e di lettura della Bibbia. A tutti si riproponga il testo sacro. Molti parroci hanno deciso di avvalersi della visita alle famiglie durante la Quaresima, per portare, con la Benedizione e l’acqua Santa, un piccolo Vangelo per riaffermare il primato della Parola.

Esorto tutti ad avvalersi di una stabile guida spirituale per meglio compiere il cammino interiore raccomandato dal Papa. Monaci e Religiosi hanno speciali carismi per questo ministero. Tutti i Presbiteri hanno, in virtù della Sacra Ordinazione, doni di discernimento per illuminare e formare le coscienze.

Questo anno Santo sarà segnato dalla disponibilità di tutti i confessori a rendersi disponibili nella Chiesa Cattedrale e nelle altre chiese giubilari, per accogliere con ogni benevolenza quanti la Divina Grazia avrà indotto a confessarsi e a riconciliarsi con Dio e con i fratelli.

Voglio auspicare che concordia e pace tornino nelle famiglie, facendo cessare

- dove ve ne sono- litigi e divisioni per il possesso di beni materiali.

Una speciale attenzione si riservi alle famiglie che hanno visto compromesso il proprio matrimonio. Si aiutino tutti a ritrovare la pace e l’unione con Dio. La riconciliazione sacramentale sia l’avvio di una vita nuova, secondo lo Spirito. Attorno alla Basilica di San Francesco, dove la tradizione aretina nei secoli ha individuato il luogo dell’ascolto e della misericordia, siano avviati gli strumenti perché le attenzioni verso le famiglie siano concrete e fruibili da tutti.

Non dubito che ogni comunità cristiana, raccogliendo gli accorati appelli del Papa, sappia essere aperta, disponibile e provvida verso chi più ha bisogno.

I segni della carità operosa si costruiscono giorno per giorno, fino ad essere naturale riferimento, frutto del percorso che questa Chiesa avvia nel nome del Signore.

L’invito di Giovanni il Battista e la sua testimonianza sia la voce che ci prepara più da vicino al Natale del Signore. La materna intercessione della Madonna, che in Arezzo invochiamo sotto il titolo del Conforto, renda fruttuoso questo anno di Grazia, Anno Santo della misericordia.

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