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Gino Bartali e quell'albero piantato nel giardino dei giusti

Il 4 luglio 2016, nell'ambito delle celebrazioni solenni del ricordo delle stragi nazifasciste, il nome del campione toscano fu inserito nella terrazza del Museo MINE

Ieri, tra le tracce della maturità c'era un articolo di Cristiano Gatti, del 2013 su Gino Bartali, che presto sarebbe stato riconosciuto come “Giusto tra le nazioni” per aver salvato degli ebrei durante il periodo di occupazione nazista in Italia.
Ecco un estratto dell'articolo:

“...Gino Bartali. Per noi del Giro, Gino d’Italia che aveva un cuore grande e una fede profonda. Nell’autunno del 1943, non esitò un attimo a raccogliere l’invito del vescovo fiorentino Elia Della Costa. Il cardinale gli proponeva corse in bicicletta molto particolari e molto rischiose: doveva infilare nel telaio documenti falsi e consegnarli agli ebrei braccati dai fascisti, salvandoli dalla deportazione.
Per più di un anno, Gino pedalò a grande ritmo tra Firenze e Assisi, abbinando ai suoi allenamenti la missione suprema. Gli ebrei dell’epoca ne hanno sempre parlato come di un angelo salvatore, pronto a dare senza chiedere niente. Tra una spola e l’altra, Bartali nascose pure nelle sue cantine una famiglia intera, padre, madre e due figli...”

Per Cavriglia la figura di Bartali significa anche ricordare la creazione del "Giardino dei Giusti", in collaborazione con l'associazione "Gariwo - Foresta dei Giusti" nella terrazza del Museo Mine a Castelnuovo dei Sabbioni dove, il 4 luglio 2016, un cipresso venne intitolato alla memoria del grande campione, come occasione solenne per ricordare le stragi nazifasciste che in quel giorno, nel 1944, sconvolsero il territorio cittadino.

Con Gino Bartali venne ricordata anche Modesta Rossi, uccisa a Solaia il 29 giugno 1944 dai nazisti in quanto collaboratrice della Resistenza.

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