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La diversità come ricchezza nelle opere di Gianni Rodari. L'intervista impossibile della I^C della Francesco Severi

In conclusione al concorso Parola di Gianni Rodari pubblichiamo gli elaborati prodotti dai giovani studenti delle scuole dell'Aretino

Siamo giunti alle fasi finali del concorso Parola di Gianni Rodari. Da oggi fino a domenica 25 aprile, giorno in cui saranno decretati i tre elaborati premiati con libri per le biblioteche scolastiche, saranno pubblicate le migliori cinque interviste impossibili selezionate dalla giuria composta da Elisa Boffa (Biblioteca città d’Arezzo), Claudia Failli (Arezzo Notizie), Elena Giacomin, Anna Giacomin e Barbara Gigli (libreria La casa sull’albero),

Ma rinfreschiamoci la memoria, cos'è il concorso Parola di Gianni Rodari?

È un'iniziativa ideata dalla libreria La casa sull'Albero con il supporto e la collaborazione di Biblioteca città di Arezzo, Fondazione Guido D'Arezzo e Arezzo Notizie dedicata alle scuole primarie e secondarie di primo grado di Arezzo per omaggiare, ai cento anni dalla nascita, il più grande scrittore italiano per ragazzi del ‘900 e giornalista. E proprio dal Rodari giornalista trae ispirazione il concorso “Parola di Gianni Rodari” invitando bambini e ragazzi, coadiuvati dai loro insegnanti, a realizzare un’intervista impossibile a Gianni Rodari.

Le interviste impossibili è il titolo di un programma della seconda rete radiofonica Rai andato in onda tra il 1974 e il 1975, curato da Lidia Motta, in cui uomini di cultura contemporanei reali fingevano di trovarsi a intervistare fantasmi redivivi di persone appartenenti a un'altra epoca, impossibili da incontrare nella realtà. Alle classi partecipanti è stato dato il compito di realizzare un’intervista a Gianni Rodari utilizzando non solo i suoi libri ma anche la rubrica “Parola di Gianni Rodari” ospitata all’interno di Arezzo Notizie curata da Elena Giacomin della libreria.

Ed ecco la seconda Intervista impossibile selezionata proveniente dalla classe 1^ C della scuola secondaria di primo grado istituto comprensivo Francesco Severi di Arezzo.

Buona lettura.

Introduzione

Ricorre il centesimo anniversario della nascita del Maestro, ma il suo ricordo si è fissato indelebile nelle nostre menti, ed è proprio leggendo i suoi meravigliosi scritti che abbiamo avuto un’idea:

nella poesia “la Luna” il Maestro rappresenta il satellite d’argento come il luogo dei sognatori,

la classe 1C della scuola secondaria di primo grado “Francesco Severi” di Arezzo è convinta che Rodari sia il sognatore principale e che quindi meriti di abitarci.

Noi alunni allora ci siamo recati proprio lì, sulla Luna, per rendere possibile l’intervista impossibile.

Ecco le nostre domande e le sue risposte…

Intervista

1C:  Nella poesia La Pelle, nel verso: “Di nessuno puoi farne a meno per disegnare l’arcobaleno”, oltre che ai colori della pelle si riferisce ad altre diversità che caratterizzano gli individui?

Rodari: Non è solo la pelle delle persone ad avere colore differente, le diversità per fortuna sono tante…per fortuna dico! perché se fossimo tutti uguali il mondo non sarebbe speciale. Al tempo stesso però tutti siamo importanti in egual modo, di nessuno si può fare a meno se vogliamo fare l’arcobaleno.

1C: Perché, caro maestro, nella poesia La Pelle ha paragonato i colori ai fiori?

Rodari: Li ho paragonati proprio ai fiori perché i colori hanno delle caratteristiche diverse come i fiori hanno profumi diversi…ho fatto due esempi in cui le diversità fanno la bellezza.

1C: Perché i nomi dei colori con la lettera maiuscola?

Rodari: Perché i colori sono i protagonisti dei versi e hanno la loro importanza, ognuno di essi è unico, come le persone.

1C: Perché ha scritto una poesia sulla pelle, per farci riflettere proprio sulla diversità?

Rodari: La diversità e quello che c’è oltre: in ciascun bambino, uomo o donna, ci sono un cuore che batte e una mente pensante.

1C: Perché nel verso “chi un solo colore amerà un cuore grigio sempre avrà”, al posto di un cuore grigio, non ha utilizzato l’espressione “un cuore nero”, non è il nero il colore della tristezza?

Rodari: Perché, il grigio più che rappresentare la tristezza, vuole dare un’idea di profonda  solitudine.

1C: Perché ha scritto nella poesia La Pelle “arancione come il sole” e “pelle gialla come il limone”, anche se nella realtà la pelle non può essere di questi due colori?

Rodari:  Per far capire che il colore della pelle qualunque sia non conta, ma soprattutto per divertimento, perché i bambini devono riflettere su temi importanti sempre giocando e divertendosi.

1C: Anche una diversa etnia e una differente provenienza possono rendere un uomo diverso da un altro, per lei in che modo è cambiato nel tempo il concetto di straniero e in cosa, invece, è rimasto immutato?

Rodari: La condizione di “straniero” è sempre esistita fin dall’antichità, solo che gli antichi, rispetto a noi danno molta importanza all’ospitalità, pensiamo per esempio ai greci. Con il tempo si è iniziato a guardare con diffidenza lo straniero, cioè colui che viene da un’altra terra ed ha una cultura diversa dalla maggioranza. Visto che si parla di globalizzazione dovremmo adoperarci per mettere insieme gli aspetti umani della diversità.

1C: In che modo potremmo noi nuove generazioni, secondo lei, superare il senso dispregiativo del termine “straniero “, inteso come “diverso”, troppo spesso presente in tutte le epoche? La cultura in che modo potrebbe sostenerci?

Rodari: La cultura è molto importante perché serve ad allontanare i pregiudizi e capire la cosa essenziale, che la diversità è una ricchezza!

1C: Come è stato per lei scrivere di questo argomento così toccante in diversi racconti: Il treno degli emigranti, pellerossa nel presepe, Il muratore dalla Valtellina, le spiagge di Comacchio?

Rodari: L’ho sentito come un dovere, perché il fatto di essere costretti a lasciare il proprio paese per il corso della storia può toccare a tutti, un domani, anche a noi.

1C: Se si trovasse in terra straniera come cercherebbe di vincere la diffidenza di chi dovrebbe accoglierla?

Rodari: Cercherei di far capire a chi mi dovrebbe accogliere che tutti gli uomini nella loro diversità e indipendentemente dalla loro provenienza, sono un tesoro.

1C: Secondo lei come si sentono le persone che lontane dal loro Paese devono adattarsi ad un’altra realtà?

Rodari: Si sentono proprio come il migrante che ho descritto nella mia filastrocca Il treno degli emigranti, portano dentro un grande dolore per il distaccamento dai propri affetti e dalla propria casa.

1C: Perché ha voluto rappresentare la diversità nella favola La sirena di Palermo attraverso questo personaggio immaginario?

Rodari: Perché le sirene sono esseri umani solo per metà, contengono due mondi completamente diversi, quello marino e quello terrestre…ci pensate?! Se un solo essere può contenere tanta diversità perché non può farlo il Mondo intero?

1C: Bene, il suo pensiero rispetto a questo argomento è chiaro e ci trova assolutamente concordi! Se permette, visto che il nostro viaggio è stato lungo, prima di tornare sulla Terra, vorremmo farle qualche altra domanda…

1C: Dove ha trovato spunto per le sue storie?

Rodari: Ho tratto spesso l’ispirazione per scrivere i racconti dai miei viaggi, ho visto luoghi a dir poco meravigliosi e conosciuto persone provenienti da ogni parte del mondo; adoro fare scoperte e conoscere sempre cose nuove, questa curiosità  mi ha aperto la mente a ciò che è differente da me e dalla realtà quotidiana…

Ad esempio, il racconto Il cammello e il dromedario è nato in uno dei miei tanti viaggi in Asia; un luogo di straordinarie, meravigliose stranezze, come questi animali così particolari.

1C: Che genere di storie le piace scrivere?

Rodari: A me piace scrivere storie che non hanno una precisa conclusione, così che il lettore possa immaginarla a suo piacimento e lavorare di fantasia.

1C: I libri che ha letto da bambino le sono serviti per il lavoro che fa?

Rodari: Beh, sì, certo. La lettura ha certamente arricchito la mia fantasia e mi ha permesso di capire quale era il linguaggio più adeguato da utilizzare nelle favole da me scritte, per interessare un pubblico così esigente come quello dei bambini.

1C: grazie Maestro, non la tratteniamo oltre - così stavamo per salutarlo quando il nostro Tommaso curioso come sempre e non ancora soddisfatto ci trattiene ancora un po'…

Tommy 1C: veramente io, avrei altre domande da fare se posso!

Rodari: prego, dimmi pure!

Tommy: ho ascoltato una sua intervista rilasciata al programma “Studio aperto” del lontano 25 Dicembre 1975, le sue parole mi hanno incuriosito molto e vorrei domandarle cosa direbbe ai genitori di oggi circa il racconto della fiaba serale che oggi non si usa quasi più? Cosa può aver determinato questa scomparsa?

Rodari: I tempi sono cambiati, anche perché i ritmi della vita si sono velocizzati e informatizzati, per questo quello che dovrebbe essere un momento di relax e di fantasia trova sempre meno spazio.

Tommy:  Cosa vuol dirci quando afferma che la fiaba è un modo di far vedere il mondo anziché entrando dalla porta, entrando dal tetto?

Rodari: La fiaba, oltre che intrattenere, ha una sua morale: “il bene vince sul male”, inoltre è un racconto collocato in spazi e luoghi indefiniti, animato dalla magia che solo la fantasia sa operare. Quindi leggendo una fiaba si può osservare il mondo invece che con la logica, che prevede l’ingresso dalla porta, tramite il fantastico che sa trovare anche altre entrate.

Tommy: I grandi secondo lei dovrebbero essere istruiti a tornare bambini, a riappropriarsi del linguaggio delle fiabe, insomma a vedere le cose entrando dal tetto e non dalla porta?

Rodari: Sì, farebbe bene a loro, ma soprattutto a voi giovani generazioni, che dai grandi prendete esempio, vi aiuterebbe a crescere senza prosciugare la vostra capacità di sognare. Cosa che oggi la velocità dell’informazione sta un po’ facendo.

Tommy: Come definirebbe il nostro attuale mondo digitale?

Rodari: Un mondo che apre molte porte, ma si dimentica di aprire i tetti, cioè le menti, la sana creatività. Un mondo che sta perdendo la semplicità quotidiana, accelerando fin troppo il tempo e creando una sorta di isolamento tra le persone. Sono tutte connesse, ma non in quel modo diretto e vero come solo il parlarsi guardandosi negli occhi sa dare.

Tommy: Lei afferma che al bambino piace salire. Secondo lei il nostro periodo storico consente ai ragazzi di farlo?

Rodari: In parte sì, perché il progresso ha creato e sta creando molte opportunità e in parte no perché si sta perdendo la curiosità verso il mondo delle parole, che poi è il mondo delle emozioni condivise. Io vi consiglio di parlarvi, di leggere e di confrontarvi di più per riappropriarvi della magia delle parole.

1C: Maestro, siamo felici di questa lunga chiacchierata, adesso davvero abbiamo materiale a sufficienza…non ci resta che salutarci.

Rodari: Allora buon rientro e buon atterraggio!

Conclusione

Tuffarci in questo progetto ci è piaciuto molto, perché ci ha fatto capire che possiamo superare ogni limite.

Abbiamo avuto modo di conoscere un eccellente scrittore di libri per ragazzi; grazie a questo percorso abbiamo imparato a collaborare gli uni con gli altri e in più abbiamo sviluppato il nostro lessico e le nostre idee.

Grazie Maestro di averci accompagnato in questo piacevole viaggio.

I ragazzi della classe 1C

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