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La notte di Arezzo si colora di rosso: riaccesi (simbolicamente) i fuochi sulla montagna

Dall'Alpe di Poti a Catenaia, le montagne a ridosso della città si sono colorare di rosso per commemorare il gesto con il quale, nel 1944, i partigiani sfidarono  le autorità nazifasciste

Lingue rosse fuocosi sono levate solenni e silenziose dal buio più profondo dei boschi dell'Alpe di Poti e di Catenaia. E' così che ieri sera Arezzo ha riacceso la memoria delle fiamme accese la prima volta quel 25 maggio del 1944 quando, un gruppo di partigiani decise di sfidare il proclama con il quale veniva intimata loro la resa. Un appuntamento che ogni anno viene onorato dalla Brigata Partigiana XXV maggio e che, quest'anno, si è avvalso anche del supporto di “Quelli della Karin". Non dei falò ma delle torce rosse hanno rischiarato l'orizzonte ricordando un gesto coraggioso e rivoluzionario compiuto 78 anni fa. "Ora e per sempre - scrivono sui social dalla sezione aretina di Anpi - Resistenza".

25 maggio 1944

Era il 15 maggio del 1944 quando le autorità nazifasciste emisero, anche ad Arezzo, un’ordinanza intimando a coloro che possedevano armi di consegnarsi da lì a dieci giorni. L’ordinanza, che prometteva di avere salva la vita, aveva però lo scopo di disarmare i partigiani e le bande organizzate della Resistenza. Ma quella breve nota, pubblicata da tutte le prefetture d'Italia, altro non ottenne che infiammare, letteralmente, ancora di più i movimenti partigiani. Alla scadenza indicata non solo nessuno si presentò ma vennero accesi tantissimi fuochi sugli Appennini per dimostrare che coloro che combattevano per la libertà non avevano nessuna intenzione di arrendersi. Arezzo, ovviamente, rispose presente. 

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