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Francesco e Francesco, fino a Bari per tradurre l'atto di matrimonio: "Ma mercoledì il Comune non aveva né formulari né registri"

"Siamo andati fino a Bari per tradurre l'atto. Lo abbiamo fatto per velocizzare i tempi e sbloccare la situazione. In realtà la legge non chiede una traduzione, come invece il Comune di Arezzo ha fatto. Ma cosa sarebbe successo ad una coppia che...

"Siamo andati fino a Bari per tradurre l'atto. Lo abbiamo fatto per velocizzare i tempi e sbloccare la situazione. In realtà la legge non chiede una traduzione, come invece il Comune di Arezzo ha fatto. Ma cosa sarebbe successo ad una coppia che non aveva i nostri mezzi?"

Francesco e Francesco, gli sposi aretini convolati a nozze in Portogallo e in attesa della trascrizione dell'unione civile qui ad Arezzo, vogliono arrivare fino in fondo alla strada che hanno intrapreso. "Per noi e per le coppie che verranno dopo di noi" spiegano.

Perché dietro all'impasse che hanno raccontato di dover superare c'è il groviglio di una macchina burocratica che pare non funzionare.

"Tanto per essere chiari e precisi - scrivono - la traduzione mancava perché per la convenzione dell'Aia e quella di Vienna di cui il Portogallo fa parte come l'Italia, non occorreva così come dichiarato anche dall'ambasciata e trascritto nel sito della Farnesina. Comunque in 48 ore abbiamo provveduto a caro prezzo anche a quella". Ovvero lunedì scorso sono andati fino a Bari dove un interprete incaricato dall'ambasciata ha scritto la traduzione durante la notte e martedì mattina sono tornati ad Arezzo.

"Non era la traduzione a mancare - raccontano - fino a mercoledì mattina allo sportello del Comune di Arezzo non si sapeva di cosa si parlava. I funzionari non lo sapevano. Per il comune non esisteva un registro, formule, moduli. Ora, stando a quanto dichiarato dall'assessore Nisini, ma più probabilmente in seguito a caos mediatico innescato per essere ascoltati ci viene detto che c'è tutto. Allora trascrivete l'atto. Noi siamo qui che aspettiamo".

Intanto questa mattina hanno ricevuto una raccomandata del Comune di Arezzo, datata 5 agosto, nella quale l'ente spiegava che "date le particolari implicazioni giuridiche che la pratica solleva, ovvero la preesistenza di un matrimonio contratto all'estero (per le quali è stato richiesto un parere alla locale Prefettura) e le recentissime disposizioni del Ministero dell'Interno in ordine alla predisposizione dei Registri Provvisori delle Unioni civili (che quindi necessitano di tempi tipografici e di vidimazione comunque presumibilmente brevi), non è possibile invitarvi nell'immediatezza alla sottoscrizione del verbale previsto dall'articolo 3 DPCM144/2016. La presente comunicazione è da considerarsi sospensiva dei termini per la procedura richiesta".

"Non vogliamo una guerra politica - spiega Francesco -, non ci interessa. Si tratta di civiltà. Ci hanno detto che non c'erano i decreti, invece c'è già un decreto "ponte" che illustra tutti i passaggi. Ci hanno detto non c'erano i formulari. Ma la legge non ammette ignoranza: dopo cinque giorni dal decreto ponte i Comuni dovevano essere in grado di fare tutto. Così come nel momento in cui c'è una nuova tassa i cittadini devono pagare e non si ammette l'ignoranza, in questo caso deve essere l'amministrazione ad adeguarsi".

Intanto i due sposi aspettano. Per "ufficializzare" ancora una volta la loro unione. "E per le coppie che verranno, affinché non incontrino tutti questi problemi".

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