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Martedì, 16 Aprile 2024
Attualità Quarata

Il passo di Francesca oltre il dolore: "Un tumore si è preso il mio Gabriele, camminare mi ha salvato"

La morte del fidanzato in pieno lockdown e la lenta risalita dalla disperazione: "Piangevo così tanto da soffocare, la scalata del Pratomagno ha ridato un senso ai miei giorni". Poi il percorso fino a Santiago de Compostela, dedicato al fidanzato scomparso: "Causa Covid non abbiamo celebrato il funerale, volevo ricordarlo degnamente"

Ricominciare a respirare, un passo dopo l'altro. Piccole conquiste quotidiane che col tempo hanno permesso di realizzare un percorso enorme, dentro e fuori. Francesca Menghini ha 27 anni e fa l'impiegata in una ditta orafa, è di Quarata. Prima di due anni fa conosceva poco o nulla del trekking, ma con spirito di curiosità, pazienza, fatica e costanza la scorsa estate ha completato il cammino di Santiago di Compostela, 900 km a piedi in un mese: una bella impresa. Ma addirittura superata dal traguardo concomintante tagliato: "Smettere di sopravvivere e iniziare a vivere, di nuovo". L'8 aprile 2020, infatti, aveva perso il fidanzato, morto per malattia. "Stavamo insieme da 4 anni, facevamo progetti futuri. Lo amavo. Il destino me lo ha tolto. L'ho portato con me in viaggio, a Santiago - dice riferendosi alla sua foto -. Volevo fare qualcosa per lui, qualcosa di speciale per poterlo ricordare. Il cammino, attraverso cui ho ritrovato un po' di speranza, l'ho dedicato a lui".

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Francesca e Gabriele insieme

La perdita di Gabriele

"Ci siamo conosciuti e ci siamo fidanzati, io di Quarata, lui di Cortona. Era di un anno più grande di me. Avevamo dei piani per il nostro futuro - dice Francesca - la malattia ha cambiato tutto. Nel 2018 Gabriele ha scoperto che il tumore che aveva alla testa non era benigno. C'è stata l'operazione, poi nel 2019 la chemioterapia e la radioterapia. La situazione è precipitata e con l'inizio della pandemia non ho avuto nemmeno più occasione di vederlo, io stavo in casa con i miei, lui in Valdichiana. Ci facevamo le videochiamate. Ho vissuto quel periodo come un incubo". Ma gli ultimi giorni, Francesca, è riuscita a trascorrerli accanto a Gabriele. "L'ultima settimana - racconta - sono stata vicino a lui. Non ho potuto fare di più ed è stato un dispiacere incredibile: un mese perduto, è stato allucinante. Altro dolore è stato poi aggiunto dall'impossibilità di fare un funerale, per via del lockdown. Gabriele non ha potuto avere una degna celebrazione, solo una piccola cerimonia al cimitero".

Il lockdown in apnea

"Non ho un grande ricordo dei momenti del lockdown, non l'ho vissuto come un dramma, non mi rendevo conto di ciò che accadeva fuori. C'era il mio dolore e basta. Passavo le mie giornate a letto. Piangevo. Piangevo disperatamente. Non riuscivo ad accettare che Gabriele non ci fosse più", continua Francesca. "Ero depressa al punto che un giorno non riuscivo a respirare, per via delle lacrime. Ero distesa, gola e naso intasati. Per un momento ho pensato: mi lascio andare, così finisce tutto. Poi è arrivata mia mamma, è stata lei a salvarmi. Mi ha detto: 'Lui non vorrebbe vederti così, non ti puoi lasciar morire'. E' stato il punto più basso, ho combattuto la voce dentro di me che diceva di mollare. Ho provato a risalire dal fondo di quel pozzo", dice ancora Francesca.

La terapia del cammino

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Francesca in marcia, di giorno e di notte

Francesca non ha altri ricordi nitidi di quel periodo di chiusura forzata. Come se fosse stata assente dal mondo. "Mi ricordo che il dottore mi disse di camminare, mi avrebbe fatto bene", spiega. "La prima vera camminata l'ho fatta il 2 giugno 2020, sono uscita di casa per andare in Pratomagno. A piedi ho percorso la distanza da Monte Lori  fino alla Croce e ritorno. La sera ero soddisfatta. Era la prima volta che provavo una sensazione positiva da quell'8 aprile. E così mi sono appassionata al mondo delle camminate. Era la tarapia giusta. Mi sono informata, ho guardato video su YouTube, ho cercato le attrezzature adeguate e i percorsi possibili. E mi sono imbattuta nel Cammino di Santiago. Ho avuto un flash: mi ero ricordata di questo itinerario perché una volta ne avevo parlato con Gabriele. Sai quelle cose che dici di fare un giorno? Beh, ho pensato che era arrivato il momento".

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Francesca in marcia verso Santiago

Lo zaino con 7 chili d'acqua

L'allenamento non è semplice per chi è a digiuno di trekking. Francesca caricava lo zaino con 7 chili di borracce d'acqua e ogni giorno, tornata dal lavoro, affrontava 7-8 chilometri nelle zone intorno a casa. Nel fine settimana, con più tempo a disposizione, aumentava le percorrenze: 15-17 chilometri al giorno. Nel mezzo qualche allenamento con alcuni gruppi di appassionati escursionisti. L'estate 2021 è arrivata come una boccata d'ossigeno dopo le nuove restrizioni invernali. A fine luglio, con l'aereo è arrivata a Lourdes e da lì ha preso il taxi per Saint-Jean-Pied-de-Port, comune francese pirenaico, base per la partenza. "Ero sola, ma ho trovato la compagnia di alcuni giovani, c'era anche un cortonese. Le coincidenze della vita".

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I timbri del Cammino di Santiago

La polvere, le ombre, la luce

Il 30 luglio Francesca ha iniziato il cammino, dal confine francese attraverso i Pirenei, poi tutto il nord della Spagna. Mangiando quello che c'era durante il percorso, dormendo dove è capitato. "Non tutti gli ostelli erano aperti per via della pandemia. E così mi sono dovuta arrangiare. Ho dormito anche sotto le stelle", racconta Francesca. "L'ostacolo materiale più grande? Le vesciche. Mi hanno dato noia da subito e mi hanno accompagnato per tutto il percorso. Il mignolo destro non guariva mai, un'agonia. Alla fine ho dovuto strappare via l'unghia penzoloni, ormai non sentivo più nulla". Paesaggi selvaggi, pascoli, mucche, la Cruz de Hierro, il sudore, la scarpe polverose, gli incontri, le lacrime, la bellezza, le ombre e la luce. Novecento chilometri a piedi per far sedimentare emozioni e pensieri, tormenti e gioie, dolore e soddisfazioni. Accogliere e accettare: la disperazione che si scioglie, diluita in una consapevolezza nuova. Circa 28 km di media al giorno, "ma ne ho fatti anche 37. Di giorno e di notte", aggiunge.

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La Cruz de Hierro

Respirare l'aria dell'oceano

Un percorso lungo, duro, complicato. "Solo dalla metà in poi è stato più facile, perché sentivo il traguardo avvicinarsi". E poi infine l'arrivo intravisto in lontanza e quasi il dispiacere per un'avventura che volgeva al termine. "Ero stanca morta, eppure provavo già nostalgia per quell'esperienza incredibile". Infine l'approdo alla cattedrale di San Giacomo di Compostela.

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L'arrivo di Francesca a Santiago, con sé la foto di Gabriele

"Ho pensato subito a Gabri e ho detto: 'Amore ce l'ho fatta'. Ricordo il suono delle cornamuse. L'emozione e la commozione. Sono scoppiata a piangere. Volevo rendere orgoglioso il mio amore e spero che il mio gesto, ovunque adesso sia, gli possa essere arrivato". Ma il viaggio non era finito a Santiago il 29 agosto, perché Francesca è arrivata sino all'oceano Atlantico, a Finisterre, il 1° settembre. "E' stata un'emozione incredibile, una soddisfazione immensa. Il 2 settembre ho ripreso l'aereo per tornare in Italia". Quel viaggio, tortuoso e complesso, è stato l'occasione per un'introspezione in un periodo di sofferenza, da cui è fiorita una vita rinnovata.

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Francesca arrivata all'oceano Atlantico

Il post facebook di Francesca

Francesca ha realizzato anche alcuni video, con le immagini più significative del percorso verso Santiago e ha voluto condividerli tramite social, accompagnando il primo con questo post, che racconta molto della sua avventura.

Ad agosto ho percorso l'intero Cammino di Santiago.

900 km a piedi attraversando letteralmente la Spagna, dai Pirenei fino a Santiago de Compostela e oltre, arrivando all'oceano.

Per me non è stato un viaggio, ma IL viaggio della vita.

Sono partita da sola, distrutta dalla morte del mio fidanzato (a cui ho dedicato ovviamente il cammino) alla ricerca di qualcosa che mi aiutasse a riacquistare fiducia nella vita.

È stato faticoso, molto, ma al tempo stesso appagante.

Prima ero persa, brancolavo nel buio più profondo della mia anima, del mio dolore.

In cammino sono riuscita a trovare un po' di luce in me.

Ho trovato il coraggio di accettare la vita che mi è stata offerta.

Ho scoperto di possedere una forza che non immaginavo minimamente di avere.

Dopo un anno di sola sopravvivenza in cammino ho vissuto.

Impossibile riassumere tutto questo a parole o con le foto e video. Però ho piacere a condividere i miei ricordi perché spero che questo mio piccolo esempio possa aiutare in qualche modo qualcun altro.

Il racconto di tutto il mio viaggio dura davvero un'eternità. Perciò ho deciso di pubblicarlo a pezzi: partiamo allora da un breve trailer!

Grazie a chiunque lo guarderà, a chi mi seguirà e a chi è arrivato fin qua a leggere.

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Francesca sull'oceano di Finisterre

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