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"Molta enfasi e poca concretezza. Per fortuna, Ghinelli rallenta sulle fondazioni scuola e sociale"

Lettera aperta del Comitato Uda-Unione Donne per Arezzo e del Coordinamento "Arezzo non ha bisogno di fondazioni" inviata al sindaco di Arezzo per sollecitare il Comune a fare chiarezza sul tema

Lettera aperta che il Comitato Uda-Unione Donne per Arezzo e del Coordinamento "Arezzo non ha bisogno di fondazioni" inviata ieri mattina al sindaco di Arezzo per sollecitare il Comune a fare chiarezza, attraverso la rettifica degli allegati alle delibere consiliari n. 81 e n. 91, sull' istituzione delle due nuove fondazioni per i servizi educativi e sociali.

La lettera aperta

Le fondazioni comunali non sono un’invenzione dei comitati, delle associazioni, dei gruppi di volontariato, dei sindacati, dei consiglieri comunali che in questi mesi hanno aperto il confronto e il dibattito contestando la prospettiva di costruire, da parte del Comune, specifici enti privati a cui affidare risorse e attività connesse alle politiche educative e sociali, che costituiscono – è bene metterlo subito in evidenza – funzioni fondamentali del Comune medesimo.

Il suo vicesindaco definisce questa nostra attività e le relative argomentazioni “un dibattito marziano”, tentando di giocare la carta dell’irrisione.

Appare opportuno ricordarle che non sono stati i marziani a parlare di fondazioni: una per i servizi educativi, l’altra per i servizi sociali. E’ stata la stessa Amministrazione comunale da lei governata, attraverso atti formali e ripetute dichiarazioni pubbliche, in particolare quelle rilasciate dal vicesindaco nonché assessore delegato alla scuola e al sociale.

A tal proposito in primo luogo ricordiamo la delibera del Consiglio comunale n. 81 del 18.11.2020 (Linee programmatiche relative alle azioni e ai progetti da realizzare nel corso del mandato), di cui lei stesso è stato relatore in quanto sindaco appena rieletto. In questo atto pubblico la creazione delle due fondazioni è posta addirittura tra gli obiettivi prioritari del suo programma.

Questo intento è ancor più dettagliato nella deliberazione del Consiglio comunale n. 91 del 22.12.2020 (Approvazione del DUP, documento Unico di programmazione 2021-2025). Negli allegati si trovano descritte sia la “linea strategica 1.2” (istituzione della Fondazione per la coesione Sociale, denominata Arezzo per Arezzo), sia la “linea strategica 1.6” (creazione della Fondazione Istruzione, denominata Arezzo cresce). Due linee strategiche, niente meno, che individuano espressamente la tipologia degli enti privati: due fondazioni “di partecipazione”, per ciascuna delle quali viene indicata persino la denominazione.

Dunque è lei, sig. sindaco, a collocare, tra i primi e più importanti atti del suo mandato, l’entrata in scena e l’operatività di due enti di natura privata in partecipazione con altri soci (presumibilmente privati), aventi lo scopo di attivare una gestione nuova e diversa, nei settori della scuola e del sociale, esterna al Comune.

Evidentemente non siamo stati noi a scrivere il testo delle due deliberazioni. Il Comune stesso ci ha fornito gli elementi di valutazione: è bastato leggere le delibere e il relativo dibattito tra i consiglieri comunali. Il Comune stesso ci ha detto, attraverso le dichiarazioni del vice sindaco, quale struttura avrebbero avuto le due fondazioni a capitale interamente comunale: vedasi in particolare l’intervista rilasciata il 17 novembre 2020 al quotidiano online ArezzoNotizie.

Dagli atti comunali e dalle asserzioni degli attuali amministratori deriva il nostro interesse verso il tema delle fondazioni e le nostre preoccupazioni (legittime e circostanziate) sugli scopi che alle fondazioni saranno attribuiti e sulle dotazioni, soprattutto economiche, che a queste saranno conferite, con il rischio di parcellizzare e privatizzare attività e risorse che la legge specificamente connette alle funzioni fondamentali del Comune.

Forse poi il Comune si è accorto, cammin facendo, di non poter attuare queste decisioni – queste linee strategiche – già assunte e pubblicizzate con enfatico entusiasmo. Forse è vero – come noi abbiamo sempre sostenuto – che un Ente locale non può rinunciare a svolgere le sue funzioni fondamentali, delegandole ad altri soggetti (privati).

Perciò adesso il suo vicesindaco parla di un altro tipo di contenitore, una fondazione soltanto, comunque senza specificarne né la forma, né i contenuti, né lo scopo, né le dotazioni. Questa mancanza di concretezza non deve stupire. Per quanto risulta, non è mai stato nominato un gruppo di esperti, interno al Comune, per studiare la problematica delle fondazioni e valutare come, quando e perché costituirle. E non risultano incarichi formalmente attribuiti all’Università di Siena, a quei docenti nominati dal vicesindaco in diversi comunicati stampa, che dovrebbero redigere (il condizionale è d’obbligo) l’atto costitutivo e lo statuto della fondazione (una o due, non lo sappiamo più). In effetti il 15 maggio – la data preferita e più volte indicata per presentare questi atti – è trascorso senza esito, per quanto risulta. Anzi ora viene detto che si procederà con calma, con molta calma e con tanta riflessione. Meno male, ci sentiamo di aggiungere.

Dunque, se attorno al tema delle fondazioni per la scuola e il sociale si è sviluppato un “dibattito marziano”, la colpa non sta dalla parte di coloro che hanno cercato di capire, analizzare, interpretare gli atti e le parole provenienti direttamente dal Comune di Arezzo.

E’ presumibile che l’Ente, o forse qualche suo amministratore, abbia messo il carro davanti ai buoi, come suol dirsi. Conseguentemente le due linee strategiche, riguardanti le fondazioni, sono state costruite con eccessiva enfasi e scarsa concretezza.

Ci consenta di dire: meglio così, ripensateci, si trattava di un intento sbagliato sotto il duplice profilo della legittimità e del merito.

Comunque, ad ogni buon conto, noi continuiamo le azioni che abbiamo avviato, perché il dibattito sulle fondazioni, suscitato dalla sua giunta, ci consente di coinvolgere e rendere protagonista la collettività aretina, attraverso un percorso partecipativo che ha per oggetto il futuro dei servizi educativi e dei servizi sociali. La partecipazione dei cittadini alle scelte degli Enti locali è un esercizio di democrazia previsto e tutelato dalle norme vigenti in Toscana, in particolare per quanto riguarda le politiche sociali (vedasi la Legge regionale n. 41/2005, art. 3).

Nel frattempo lei avrebbe tutta la possibilità (o meglio, il potere) di far cessare gli equivoci (se di equivoci si tratta) attorno alla vicenda delle fondazioni. E’ sufficiente che faccia rettificare gli allegati alle delibere consiliari n. 81 e n. 91, specificando, con altro idoneo atto pubblico, che il Comune ha rinunciato all’intenzione di creare le due fondazioni di partecipazione. Questo sì, farebbe chiarezza, molta più delle ondivaghe dichiarazioni dei suoi collaboratori.

La ringraziamo per l’attenzione e distintamente salutiamo.

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