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Focolaio Covid a La Verna: 9 frati guariti e terapia monoclonale per altri sei. Il padre guardiano: "Grazie per la vicinanza"

Attraverso una nota il padre guardiano del santuario fornisce un aggiornamento sullo stato di salute della comunità francescana che, nelle settimane passate, era stata travolta da numerosi casi di Covid

Buone notizie dal santuario de La Verna. Dopo il focolaio di Covid verificatosi nei giorni scorsi, ecco che il padre guardiano Francesco Brasa annuncia che nove dei 34 frati francescani colpiti dall'infezione si sono negativizzati e molti altri sarebbero in via di guarigione in quanto "senza sintomi da più di una settimana o positivi con bassa carica virale". Dunque, dopo oltre due settimane di quarantena ecco che la struttura potrebbe tornare aperta e frequentabile anche dai fedeli. 

"Ogni giorno - specifica il sindaco di Chiusi della Verna, Giampaolo Tellini - giungono notizie di guarigioni. Notizie che ci rendono ovviamente felici e che ci fanno ben sperare in una possibile riapertura del complesso religioso. Salvo imprevisti nella prossima settimana dovrebbero concludersi le procedure per la sanificazione degli ambienti così da consentire, forse già il 15 maggio prossimo, di rendere di nuovo accessibile il santuario". 

Fortunatamente, così come spiega il padre guardiano attraverso una nota, "il contagio ha raggiunto tutti i 34 componenti della comunità, in maniera paucisintomatica" anche se "non sono mancate grosse preoccupazioni per fratelli colpiti in modo più violento dal virus, o in situazioni di maggiori fragilità fisica".

Come detto le procedure di sanificazione del santuario, chiuso al pubblico da 17 giorni, sono state avviate grazie al supporto del Comune di Chiusi anche se, sono molti coloro che non hanno voluto dare sostegno al percorso alla comunità francescana in queste ultime settimane. "Sentiamo la necessità di ringraziare di vero cuore il personale sanitario dell’Usca Casentino, che quotidianamente si è presa cura di tutti noi nella malattia con abnegazione e grande sensibilità - porsegue padre Francesco - il reparto di malattie infettive dell’ospedale di Arezzo diretto da Danilo Tacconi e i responsabili dell’ospedale di Bibbiena che hanno messo a disposizione parte della loro struttura perchè sei dei nostri fratelli più fragili potessero sottoporsi alla terapia monoclonale. Insieme a loro ringraziamo i tantissimi fratelli e sorelle che da tutto il mondo hanno accompagnato questo momento di prova con la loro preghiera, sentiamo che se abbiamo custodito la speranza anche nella prova è anche per merito loro. In questo momento di fragilità, che viviamo in comunione coi tanti colpiti dal virus, dal lutto e dalla crisi economica, continuiamo a offrire la nostra preghiera per il termine della pandemia, per il sostegno a tutti coloro che con generosità la combattono, per una pronta ripartenza della nostra società".

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