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L'amico Alie, i progetti di sviluppo e le rette scolastiche pagate. Federico Rossi, un anno in Sierra Leone con il servizio civile Caritas

Al lavoro a Makeni con il servizio civile della Caritas si occupa di progetti di sviluppo locali, ma ha voluto anche pagare due rette scolastiche per far studiare due bambini

28 anni, una laurea in giurisprudenza e tanto impegno sociale già alle spalle. Federico Rossi aretino doc è da gennaio scorso in Sierra Leone per svolgere il servizio civile all'estero con un progetto della Caritas italiana. La precedente esperienza in terra di Arezzo è stata con l'associazione culturale del Bangladesh, poi ha maturato la decisione di partire per l'estero, per l'Africa.

“Ci sono molti motivi che mi hanno spinto a partire. - racconta Federico - Sia professionali, visto che vorrei intraprendere una carriera nel settore umanitario, sia personali. È la mia prima esperienza all’estero, sentivo che era arrivato il momento di mettermi alla prova e la mia genuina curiosità verso tutto quello che mi circonda credo abbia dato un'ulteriore spinta.” 

Federico si trova a Makeni, una città un po' più grande di Arezzo, che conta oltre 130mila abitanti, che ha una buona rete elettrica e stradale.

“Makeni - spiega - è il centro amministrativo e finanziario del centro nord della Sierra Leone, con una buona presenza di servizi (ospedali, uffici, università, ristoranti e supermercati). Questa zona, così come l’intero paese non sta attraversando un buon periodo dal punto di vista economico: poca crescita, grande inflazione e settori un tempo floridi come quello minerario adesso sono in grande difficoltà. Il tutto si inserisce in un contesto in cui i dati sull'aspettativa di vita e sulla mortalità infantile sono da sempre drammatici, così come quelli della disoccupazione giovanile e del tasso di alfabetizzazione della popolazione adulta.” 

In Sierra Leone, Federico con Caritas Makeni, sta lavorando allo sviluppo di numerosi progetti per il sostegno della popolazione locale. Tra questi il progetto per gli orti scolastici, per il microcredito per migliorare le condizioni dei detenuti in carcere.

"Nel primo caso vorremmo creare ad esempio orti scolastici utili sia a scopo didattico che alimentare; inoltre vorremmo fornire a gruppi di donne agricoltrici non solo strumenti e sementi ma anche le competenze per formare a livello locale gruppi di risparmio e microcredito mirati ad accedere a prestiti in aree difficilmente raggiungibili da forme di credito “istituzionali”. Abbiamo inoltre avviato una collaborazione con il carcere di Makeni per supportare i detenuti sia dal punto di vista legale che per migliorare le condizioni di vita all’interno della struttura."

Anche le rotte migratorie sono state al centro di una settimana di eventi organizzata dalla sezione di Makeni della Caritas: 

“L'obiettivo è stato quello di alimentare il dibattito, il confronto e il livello di informazione intorno ai pericoli della rotta migratoria verso l’Europa e sui costi in termini di capitale umano e finanziario per i sierraleonesi che affidano il loro futuro ai trafficanti per raggiungere la Libia e poi attraversare il Mar Mediterraneo.”

I rapporti interpersonali di Federico con la popolazione locale si sono fatti sempre più importanti e significativi e le differenze linguistiche o culturali non hanno certo ostacolato questo processo.

"Mi sono concentrato più sulle affinità che sulle divergenze. E' stato bello stringere nuove amicizie, coltivare rapporti, annullare le differenze linguistiche nella comunicazione verbale e non. Ho fatto tesoro di tutto quello che di nuovo e “diverso” ho visto e ho ascoltato, ma soprattutto ho capito che c’è un sacco di terreno comune sul quale costruire genuini rapporti anche tra persone nate e cresciute a migliaia di chilometri di distanza."

federico-alie-ibrahimE il cuore di Federico si è aperto ben oltre gli impegni lavorativi quotidiani per il sostegno e lo sviluppo della popolazione.

"Beh a volte c'è stata la possibilità di aiutare con poco alcune persone incontrate nella mia esperienza qui in Sierra Leone. Il mio migliore amico è un sarto, si chiama Alie e nei ritagli di tempo il quale nei ritagli di tempo insegna il mestiere ad Ibrahim e ad Aminata, due ragazzini che avevano smesso di andare a scuola da due anni per vari problemi familiari e economici. Parlando con le famiglie ci siamo accordati perché io li aiutassi a pagare la loro retta scolastica e da settembre hanno ripreso gli studi, così che la mattina vanno a scuola, mentre il pomeriggio passano da Alie per imparare come si diventa sarti, ma solo dopo aver fatto i compiti. Basta l’equivalente di 30 euro circa per pagare tasse scolastiche, divise della scuola e materiali necessari per affrontare un intero anno scolastico. Quello che sconvolge è che questi 30 euro sono spesso un ostacolo insormontabile per un genitore, era quindi difficile rimanere indifferenti e non fare niente. Anche perché l’età media della popolazione della Sierra Leone è di circa 19 anni, il che significa che la maggior parte degli abitanti è in età scolastica o universitaria. L’educazione riveste qua, come in tutto il mondo, l’arma più importante in mano ad un ragazzo o ad una ragazza per cambiare il futuro. Anche se il governo ha avviato una serie di riforme per rendere la scuola accessibile a tutti, molte famiglie non hanno comunque i mezzi finanziari per mandare i figli a scuola oppure preferiscono far loro imparare un mestiere fin da giovanissimi."

Che cosa significa l'Africa in questo momento per te?

"Vorrei che si parlasse di Africa non come un unico grande paese descritto con i soliti luoghi comuni fatti di guerra, povertà e primitiva intolleranza. Ovviamente ci sono tante difficoltà, ma non possiamo né vedere solo quelle, né mettere tutto nello stesso calderone: ogni Stato, ogni regione, ogni città ha le sue peculiarità e le sue mille sfaccettature che dovremmo conoscere prima di giudicare. Ad esempio, invertendo la narrativa dominante a livello mondiale sulle tensioni interreligiose, in Sierra Leone i matrimoni tra cristiani e musulmani sono molto comuni, così come normale è vedere un musulmano partecipare a celebrazioni religiose cristiane oppure un cristiano unirsi alla preghiera musulmana."

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