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"Una legge per tutelare e riconoscere i nostri figli", la battaglia della famiglia arcobaleno di Valentina e Areta

Valentina non è mamma biologica dei suoi due bambini e per lo stato è un fantasma. "Adotterò i miei stessi figli: è l'unico modo per dargli gli stessi diritti e la stessa dignità di chi ha due genitori"

Quella di Valentina e Areta è una storia d'amore sbocciata 15 anni fa, suggellata con un'unione civile nel 2016 e coronata con la nascita di due splendidi bambini, che oggi hanno 3 e 9 anni. La loro è una famiglia arcobaleno che vive ad Arezzo e che in questi anni ha affrontato - e sta ancora affrontando - una serie di peripezie burocratiche per vedersi pienamente riconosciuta.

"Perché per la legge italiana - spiega Valentina - i bambini hanno una sola mamma: quella biologica, che nel nostro caso è Areta. Quindi io, dal punto di vista legale, sono un fantasma". Nonostante l'immenso amore per i suoi bimbi, la sua presenza costante, le cure e le attenzioni che come tutti i genitori dedica loro, Valentina per lo Stato italiano non è una mamma e non ha responsabilità genitoriale. Una situazione questa che rende difficile la quotidianità e non garantisce ai bambini le stesse tutele e gli stessi diritti che hanno i figli delle coppie eterosessuali.

"A causa di una voragine normativa - dice Valentina - quotidianamente ci scontriamo con tante difficoltà: ad esempio se uno dei bimbi è malato io non posso chiedere permessi, non posso andare sola all'estero con loro, in caso di emergenza avrei difficoltà anche ad accedere a un pronto soccorso o prendere decisioni su cure urgenti in assenza di Areta".  Se accadesse qualcosa alla mamma biologica, si chiedono Valentina e Areta, cosa potrebbe accadere ai loro bambini? Una domanda inquietante che ha un bisogno impellente di risposte.

Se alcuni anni fa da parte di vari sindaci italiani c'era stata un'apertura, tanto che vari primi cittadini forzando le normative hanno registrato entrambi i genitori delle famiglie arcobaleno, adesso sembra esser stato fatto un passo indietro. A partire da quanto accaduto a Milano, dove la registrazione delle coppie omogenitoriali è stata interrotta (in seguito ad una circolare ministeriale), fino al parere negativo del Senato sulla proposta di regolamento dell'Unione Europea di libera circolazione dei certificati di nascita. Misure costate una condanna da parte del Parlamento europeo al Governo Meloni e la richiesta di "revocare immediatamente la sua decisione". 

La battaglia per il riconoscimento: dagli uffici comunali al tribunale

"Anche noi avevamo fatto richiesta di riconoscimento al comune di Arezzo - spiega la mamma aretina - ma l'ufficio di Stato Civile ha rigettato l'istanza. Così abbiamo impugnato la decisione e abbiamo portato la vicenda in tribunale. Purtroppo abbiamo perso la causa. Ma non ci siamo arrese. Adesso abbiamo iniziato il percorso per l'adozione". 

Sembra paradossale, ma per mamma Valentina l'unico modo per veder riconosciuto il suo ruolo dal punto di vista legale è quello di adottare i propri figli, tramite la stepchild adoption.

"Affiancate da un legale, abbiamo avviato tutte le pratiche e consegnato tutta la documentazione richiesta al tribunale dei minori di Firenze. L'iter prevede poi un colloquio, che è stato sostenuto e adesso attendiamo la decisione. Un percorso psicologicamente pesante, nel quale assistenti sociali e tribunale valutano e verificano se io sono madre dei miei figli e se sono adeguata. Ci sentiamo sotto osservazione, ma essendo questa l'unica strada da percorrere non ci tiriamo sicuramente indietro".

La solidarietà e i "nuovi ostacoli della politica"

La situazione delle famiglie arcobaleno, che in Toscana sono molte, non era molto conosciuta fino a poco tempo fa: "Amici e conoscenti pensavano che il riconoscimento fosse automatico, come avviene per le famiglie non omogenitoriali. La maggioranza di tutti quelli che conosciamo sono sempre stati inclusivi e accoglienti nei nostri confronti. Dalla scuola che frequentano i bambini, al pediatra che ci segue, agli amici di sempre e quelli nuovi. L'unico neo è quello della politica: questi ultimi tempi sono stati davvero duri e le decisioni di questo Governo ci preoccupano. Ma io mi chiedo - dice Valentina - ma davvero il problema degli italiani sono io e chi come me chiede che gli venga riconosciuto, non un diritto, ma un dovere, cioè la responsabilità genitoriale?". 

A confortare la famiglia aretina e le altre famiglie arcobaleno c'è la grande ondata di solidarietà che si sta verificando come risposta a quanto avvenuto fino ad ora: "L'opinione pubblica è più avanti rispetto alla politica. Oggi però è necessaria una legge che tuteli questi bambini delle famiglie arcobaleno. Le famiglie arcobaleno ci sono e vogliono crescere, quindi è necessario dare pari dignità, diritti e tutele ai loro bambini".

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