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Lo sparo e poi la tragedia. Arezzo e Castiglion Fiorentino non dimenticano Emanuele Petri

Era il 2 marzo 2003 quando il Sovrintendente in servizio alla Polfer di Terontola fu ucciso dai brigatisti sul treno regionale Roma-Firenze

Era il 2 marzo 2003, una giornata come tante altre. Il Sovrintendente di Polizia Emanuele Petri era in servizio con i colleghi Bruno Fortunato e Giovanni Di Fronzo sul treno regionale nella tratta Roma-Firenze. Una volta che il convoglio ripartì dalla stazione di Camucia-Cortona, Petri chiese i documenti ad un uomo e ad una donna. I due esibirono generalità false e dopo aver capito che l'agente aveva intuito qualcosa, l'uomo tirò fuori una pistola e la puntò al collo di Petri invitandondolo a gettare l'arma. A pochi metri di distanza i colleghi videro tutta la scena, Mario Galesi sparò al collo di Petri e lo uccise sul colpo e poi sparò anche al collega Bruno Fortunato che riuscì a rispondere al fuoco ferendo l'uomo, che morì qualche ora dopo in ospedale. La donna, Desdemona Lioce, provò a sparare all'altro poliziotto, Giovanni Di Fronzo, ma l'arma si inceppò. La Lioce tentò di resistere ai poliziotti ma alla fine venne bloccata ed ammanettata.

Nel corridio del regionale il corpo senza vita di Emanuele era riverso a terra. Immobile. Il treno continuò la sua corsa sino alla stazione di Castiglion Fiorentino, qui i feriti vennero soccorsi dal personale sanitario. Mario Galesi morì qualche ora più tardi all'ospedale, l'agente Bruno Fortunato si salvò dopo una lunga operazione chirugica, ma nel 2010 si tolse la vita all'interno della propria abitazione ad Anzio.

Una tragedia enorme aggravata dal fatto che quel giorno il Sovrintendente Petri non avrebbe dovuto essere in servizio visto che aveva chiesto un cambio turno ad un collega. 17 anni dopo la memoria di quel momento, di quella tragica pagina di storia, è ancora vivo tanto che la comunità di Castiglion Fiorentino lo ricorda con una cerimonia pubblica.

Castiglion Fiorentino 17 anni dopo la morte di Petri: la cerimonia

Emanuele Petri

Petri, nato a Castiglion del Lago nel 1955, era un Sovrintendente di Polizia in servizio alla Polfer di Terontola. Ha ricevuto la medaglia  d'oro al valor civile alla sua memoria, fu il presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi a consegnarla alla moglie. Nel piazzale antistante la stazione ferroviaria di Castiglion Fiorentino è stato collocato un monumento che raffigura un cuore spezzato a lui dedicato. Nel corso degli anni a lui sono stati intitolati numerosi luoghi in più parti d'Italia.

I nuovi brigatisti 

L'uomo e la donna che si ribellarono al controllo erano Mario Galesi, che uccise Emanuele Petri, e Nadia Desdemona Lioce, terroristi italiani componenti dell'organizzazione armata di sinistra Nuove Brigate Rosse. Entrambi esponenti di primo piano del gruppo terroristico, parteciparano agli omicidi di Massimo D'Antona nel 1999 e Marco Biagi nel 2002. La Lioce è attualmente detenuta nel carcere di massima sicurezza Le Costarelle di Preturo a L'Aquila dove sconta la pena dell'ergastolo in regime di 41bis.

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