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Il dottor Magnolfi: "Ok il vaccino di massa, ma senza calpestare salute e diritti dei cittadini"

L'intervento del noto gastroenterologo aretino sulla campagna vaccinale: "Per una questione di civiltà e di etica si dovrebbe dare al cittadino la possibilità di scegliere il vaccino cui sottoporsi fra quelli disponibili"

Riceviamo e pubblichiamo dal dottor Fabrizio Magnolfi, gastroenterologo, a lungo primario del reparto di Gastroenterologia del San Donato, e candidato alle ultime elezioni con la lista Ora Ghinelli 20-25. Magnolfi è intervenuto più volte su queste colonne virtuali dallo scoppio dell'emergenza Covid: su virologi, ospedale, sanità in genere, tamponi, ma anche vaccini. E proprio su quest'ultimo tema, oggi, torna a parlare.

L'intervento del dottor Magnolfi

"La scelta del vaccino anti-Covid sta diventando un tormentone. Difficile orientarsi per gli addetti ai lavori, figurarsi per tutti gli altri. Quello che appare poco comprensibile ai più è il continuo mutare delle regole che le autorità sanitarie impongono per la somministrazione dei vaccini. Con AstraZeneca si è raggiunto il massimo della confusione proponendolo in tempi ravvicinati per fasce di età diametralmente opposte e negando pure l’evidenza, cioè la possibilità se pur rara di gravi effetti collaterali quali inconsuete trombosi venose associate a bassi livelli di piastrine in seguito alla sua inoculazione. Anche il recente slittamento della seconda dose per i vaccini a Rna messaggero (Pfizer e Moderna) rende perplessi. Non si crea forse una disparità fra i cittadini che finora hanno utilizzato il vaccino secondo le indicazioni scaturite dalla sperimentazione scientifica e quelli che vengono reclutati adesso, che saranno sottoposti ad una seconda dose dopo un intervallo di tempo più lungo? Quali evidenze scientifiche ci sono per dimostrare che l’immunizzazione e quindi l’efficacia e la protezione non cambiano? E si è calcolato il rischio di contagio per i cittadini nel periodo ancora scoperto da immunizzazione completa?

Ma le autorità sanitarie competenti hanno in questa fase buon gioco perché ormai la corsa al vaccino è inarrestabile e la gente si vuole vaccinare a tutti i costi e prima possibile senza tergiversare. Molti, anche se non tutti, sono disposti ad accettare di correre il rischio ritenuto improbabile di una grave complicanza, pur di vaccinarsi. Anche perché il bombardamento mediatico relativo alla campagna vaccinale genera più confusione che chiarezza.

Eppure la corretta scelta del vaccino è importante. Va meditata e soprattutto va resa possibile al cittadino al momento della prenotazione. Anche qui si registrano difformità fra Regione e Regione. Poche sono quelle che consentono di conoscere il tipo di vaccino per il quale ci si prenota. La maggior parte delle Regioni comunicano il vaccino con relativa scheda tecnica solo dopo che si è proceduto alla prenotazione.

Per una questione di civiltà e di etica si dovrebbe dare al cittadino la possibilità di scegliere il vaccino cui sottoporsi fra quelli disponibili, conoscendone rischi e benefici. E se ci sono problemi di approvvigionamento per un certo vaccino al cittadino dovrebbe essere consentito di attendere pur di sottoporsi al vaccino prescelto. Dovrebbe essere il cittadino nella sua consapevolezza e autonomia a decidere se sottoporsi subito al vaccino disponibile in quel momento, o attendere l’arrivo di un altro.

Bisogna decidere se per arrivare alla immunità di gregge si vuole ridurre gli italiani ad un gregge di pecore, oppure se vogliamo ridare dignità al cittadino e restituirgli un diritto sacrosanto, quello della scelta del vaccino.

Il pragmatismo del generale Figliuolo e di tanti politici ed amministratori, e purtroppo anche di certi medici, coinvolti a vario titolo nella campagna vaccinale contro il Covid-19, non mi convince, anzi mi inquieta. Si recitano tutti i giorni con enfasi militaresca i successi organizzativi, elencando i numeri crescenti dei centri vaccinali e dei cittadini sottoposti a vaccinazione e si tende a mettere in competizione le singole Regioni fra loro per stilare una sorta di graduatoria meritocratica tutta basata su aridi conteggi. Quello che pare contare è solo il numero di vaccinazioni effettuate. Ma non si tiene conto della diversa efficacia dei diversi vaccini impiegati e del loro diverso profilo di sicurezza. In particolare si parla il meno possibile del rischio se pur minimo che essi comportano di provocare effetti indesiderati. Mi pare purtroppo che in questa fase si guardi più ai numeri che alle persone e che certe cautele siano state sacrificate sull’altare di un unico obiettivo, che è quello della vaccinazione di massa. Obiettivo che non si discute, per carità, ma che non deve calpestare la dignità e la salute del singolo cittadino".

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