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Covid e gioco d'azzardo. Caritas: "Disintossicazione forzata dal lockdown, ma attenzione a nuove dipendenze"

Un ambito dunque strettamente collegato alle nuove povertà locali visto che, molto spesso, l'acuirsi della dipendenza riguardante il gioco d'azzardo porta ad un progressivo disgregarsi della sfera e delle economie familiari tanto da causare profonde problematiche

Sono in tutto 250 coloro che nel 2019 hanno chiesto aiuto per riuscire a combattere la dipendenza dal gioco d'azzardo. È questa la cifra resa nota all'interno del rapporto annuale della Caritas Diocesana riguardante le nuove povertà. Il resoconto, oltre a fornire una panoramica approfondita e dettagliata sul lavoro svolto da operatori e volontari nel tessuto locale, dedica un'apposita appendice proprio a gioco d'azzardo e alle sue pesanti ricadute sulla vita delle famiglie aretine. 

Prima di affrontare i dati, come come esplicato nel rapporto, occorre definire quelli che sono i confini della dipendenza da gioco d'azzardo. "Quando parliamo di gioco d’azzardo - si legge nell'approfondimento Caritas - ci riferiamo a tutti i giochi con vincita in denaro che richiedono la scommessa di soldi o di oggetti di valore e il cui esito dipende dal “caso” e non dall’abilità. Sono giochi d’azzardo pertanto le slot-machine, il gratta & vinci, il lotto, il superenalotto e tutti gli altri giochi autorizzati dallo Stato. Il Disturbo da Gioco d'Azzardo (Dga) è definibile come un comportamento disadattivo legato al gioco d’azzardo, persistente o ricorrente, che danneggia le attività familiari, personali e/o professionali. Tra i segnali della dipendenza troviamo l’aumento del tempo e della spesa in azzardo, la frequente rincorsa delle perdite economiche accompagnata da un bisogno urgente di giocare “nella speranza di rifarsi”, la messa in pericolo di relazioni significative o Turbati – Rapporto povertà 2020 90 opportunità di lavoro a causa del gioco d’azzardo, il ricorso a bugie per coprire il comportamento di gioco e/o i debiti, le richieste di denaro a familiari o altre persone per riparare le perdite causate dal gioco. Secondo la letteratura la metà degli individui in trattamento per Dga ha ideazione suicidaria e circa il 17% ha tentato il suicidio".

Un ambito dunque strettamente collegato alle nuove povertà locali visto che, molto spesso, l'acuirsi della dipendenza riguardante il gioco d'azzardo porta ad un progressivo disgregarsi della sfera e delle economie familiari tanto da causare profonde problematiche.

La fotografia aretina

Complessivamente le stime dicono che in tutta la nazione, i pazienti in carico ai servizi per Dga sono circa 12.300. In Toscana invece, i dati rilevati nel 2018 riportato un totale di 1.602 utenti degli sportelli contro le dipendenze. Per la provincia di Arezzo, come detto, nel 2019 i cittadini che hanno richiesto supporto alle strutture presenti nel territorio sono stati 250. Tra gli utenti in carico, 115 sono stati in trattamento presso il SerD e sono così distribuiti per identità di genere: 90 maschi (78%) con età media di 41 anni e 25 femmine (22%) con età media di 50 anni. Tra i giocatori maschi prevalgono i coniugati o conviventi, in possesso della licenza media inferiore e lavoratori dipendenti. Tra le donne viene riscontrata la presenza significativa di pensionate, disoccupate o sottoccupate. Sia per le donne che per gli uomini, il gioco preferito sono le slotmachine. Significativa anche la spesa media pro capite accertata dall'ultimo rapporto Anci che vede come, per l'anno 2017, in Toscana è risultata pari a circa 1.304 euro, mentre ad Arezzo il dato medio rilevato è pari a 1.108,44 euro.

Il trattamento per il giocatore e i suoi familiari

Presso ciascun SerD della provincia aretina è presente fin dal 2004 un ambulatorio per il trattamento del Disturbo da Gioco d’Azzardo che offre uno spazio di cura gratuito per il giocatore d'azzardo e i suoi familiari. Nel 2019, come già gli anni precedenti, sono stati offerti interventi multidisciplinari integrati (psicologici, sociali, educativi, medico-farmacologici) con setting individuali, familiari e di coppia. Sono inoltre attivi trattamenti di gruppo per giocatori e per familiari L'equipe multiprofesionale che si occupa del Dga nei SerD, come già avviene per il trattamento dei soggetti tossicodipendenti, lavora in rete con altri servizi socio-sanitari e istituzioni del territorio per rispondere in maniera efficace ai bisogni dell'utente con dipendenza da gioco. Un esempio di collaborazione efficace è con il Centro di Ascolto della Caritas sia per l’invio al servizio di giocatori problematici sia per l’attivazione di aiuti concreti alle famiglie in trattamento al SerD; altrettanto importante è la collaborazione con il gruppo di auto-aiuto del territorio dell’associazione di volontariato mirimettoingioco.

Emergenza Covid e chiusura sale gioco

"Le recenti vicende legate all’emergenza Covid-19 - continua il rapporto Caritas - che hanno portato all’attuazione di misure restrittive anche in tema di gioco d’azzardo con la sospensione di diverse tipologie di giochi, ci interrogano sugli effetti che queste misure avranno nei comportamenti di gioco negli utenti in carico e nella popolazione in generale nell’anno in corso. Se da una parte, infatti, immaginiamo che l’isolamento sociale e la chiusura dei luoghi di gioco contribuirà ad una sorta di “disintossicazione forzata” e forse anche ad una riduzione della propensione all’azzardo in generale, dall’altra occorrerà un’attenta analisi su eventuali “migrazioni” verso altre forme di gioco, come il Gratta&Vinci o il gioco on line, o verso altre forme di dipendenza come quella da alcol o psicofarmaci così come, una volta usciti dalla “quarantena”, dovremo monitorare l’eventuale aumento dei disturbi post-traumatici".

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