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"Così le moderne terapie hanno allungato la vita a chi ha malattie respiratorie croniche", cure e medicina palliativa in un convegno

Questi e altri temi sono stati affrontati questa mattina nel convegno che si è tenuto all'ospedale San Donato e che ha visto tra i protagonisti pneumologi, palliativisti, medici di medicina generale, pazienti e caregivers, psicologi, infermieri e oss

Le moderne terapie farmacologiche e non hanno consentito un sensibile prolungamento della vita dei pazienti con malattie respiratorie croniche.

"In Pneumologia e Utip ad Arezzo - spiega il dirigente Raffaele Scala - ad esempio seguiamo più di un migliaio di pazienti che per per vivere hanno bisogno di ossigeno terapia 24 ore su 24, mentre diverse centinaia sono gli aretini che devono essere aiutati per respirare dall'applicazione di ventilatori meccanici. Ossigenoterapia e ventilazione meccanica hanno permesso di allungare anche di un decennio la vita di pazienti con enfisema polmonare, malattie neuromuscolari, deformità della gabbia toracica". 

Questi e altri temi sono stati affrontati questa mattina nel convegno che si è tenuto all'ospedale San Donato e che ha visto tra i relatori pneumologi, palliativisti, medici di medicina generale, pazienti e caregivers, psicologi, infermieri e OSS. 

"La scelta di vivere collegati ad un ventilatore mediante una maschera o una tracheostomia o un tubo tracheale non è sempre facile perché pué impattare in modo significativo sulla qualità della vita. Diversi sono i motivi per prendere una decisione in un senso o in un altro o per non saper prendere una decisione. In questa scelta la posizione centrale è rivestita dal paziente che non deve essere lasciato solo ma supportato da familiari e  da operatori sanitari specialisti nel campo che hanno il dovere di dare una corretta informazione sulla storia naturale della malattia e sulle possibilita' di poter sopravvivere con apparecchiature per la respirazione. Non scegliere di vivere collegati ad un ventilatore significa scegliere le cure palliative o cure che controllano i sintomi nella fase finale di una malattia. I messaggi chiave sono: informazione precoce relativamente a evoluzione di malattie croniche respiratorie progressive, possibilita' terapuetiche, cure palliative, cure di fine vita, diritto all'autodeterminazione".

Nel convegno è emerso come le cure palliative non siano più confinate solo al campo delle malattie oncologiche ma risultino sempre più presenti anche in caso di malattie degenerative respiratorie.

"Una stretta collaborazione e integrazione tra palliativisti e pneumologi con la medicina generale può evitare ad esempio che altri decidano per il paziente: essere intubato per quei casi in cui vengano offerte le cure di fine vita, trattamenti intensivi futili con prolungamento di agonia, ospedalizzazione protratta in pazienti che hanno diritto di poter morire a domicilio adeguatamente assistiti".

Il progetto legato a questo evento è volto alla sensibilizzazione di questa tematica con la identificazione di pazienti che possono scegliere o meno di limitare le cure massimali respiratorie a diversi livelli di intensità di cura. Ad Arezzo in Pneumologia e Utip ogni anno vengono ricoverati almeno un terzo di pazienti con limitazione di cure invasive (ad esempio intubazione trachelae e tacheostomia) che vengono trattati con sistemi di alto flusso o ventilazione non invasiva; di questi 1 su 4 vengono accompagnati nel fine vita o direttamente in reparto o quanto possibile a domiclio o in Hospice con il supporto dei palliativisti.

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