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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Dalle consegne a singhiozzo alle privatizzazioni: adesso i postini scendono in piazza. Tre giorni di proteste

Tre giorni di sit-in, tre giorni di proteste. Domani, martedì 4 e mercoledì 5 aprile i lavoratori di Poste Italiane scenderanno in piazza in tutti i capoluoghi delle province Toscane. Anche ad Arezzo dunque - una delle prime città dove è stata...

Tre giorni di sit-in, tre giorni di proteste. Domani, martedì 4 e mercoledì 5 aprile i lavoratori di Poste Italiane scenderanno in piazza in tutti i capoluoghi delle province Toscane. Anche ad Arezzo dunque - una delle prime città dove è stata sperimentata la consegna a giorni alterni e dove i disagi si sono fatti sentire in modo pesante - i portalettere incroceranno le braccia. Dalle 9 alle 12 delle tre giornate i sindacati di categoria Slp-CISL, Slc-CGIL, Failp-CISAL, Confsal-COM e Ugl-COM protesteranno, in particolare, contro i processi di privatizzazione annunciati dal governo.

"Una ulteriore privatizzazione con ricadute sui servizi pubblici - spiegano i sindacalisti - le conseguenze saranno per i cittadini, che già scontano l'introduzione del recapito a giorni alterni e la possibile chiusura degli uffici postali nelle aree più marginali del paese. Noi vogliamo impedire la svendita della più grande azienda del nostro paese, che impoverirà ulteriormente il servizio pubblico offerto alla cittadinanza".

Di fatto, negli ultimi tempi le ricadute si sono fatte sentire anche sul servizio considerato dagli utenti primario: la consegna delle lettere. Le proteste degli aretini sono state tante. Sui social più volte sono esplose polemiche. I dati più recenti parlano di tempi di attesa di 4 giorni per consegnare la posta, ma in realtà i sindacati parlano di un 30 per cento delle missive che resta in giacenza.

Negli ultimi mesi la senatrice Donella Mattesini ha promosso, insieme ad altri senatori, una interrogazione al Ministro per lo sviluppo, alla quale è conseguito un appello ai sindaci per avere sostegno. Nel giro di pochi giorni 13 sindaci dell'Aretino hanno dato man forte: segno che il disagio è avvertito in modo pesante.

"Ormai - commentano le organizzazioni sindacali - l’azienda postale non mostra più alcun interesse sul servizio universale, che è obbligata ancora a garantire attraverso i propri centri di recapito, sia per le sovvenzioni che riceve dallo stato, sia in ossequio all’osservanza di un diritto di cittadinanza ancora in essere in favore dell’intera collettività. A rischio, cosa non trascurabile concludono CGIL e CISL, sono centinaia di posti di lavoro con la prevista chiusura del C.m.p. di Firenze, nodo centrale nello smistamento della corrispondenza. Tutto questo con l’unico obiettivo di fare cassa per abbattere in modo insignificante il debito pubblico; solo per questo lo stato vende “i gioielli di famiglia” privando di servizi i cittadini e privando del lavoro tantissimi dipendenti".

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