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Il maestro Donato Renzetti torna ad Arezzo con il concerto sinfonico della Filarmonica Gioacchino Rossini

Renzetti: “Arezzo è una città meravigliosa, da Piero della Francesca a Cimabue, si respira arte ovunque"

La musica classica torna ad essere protagonista con il concerto sinfonico della Filarmonica Gioacchino Rossini diretta dal maestro Donato Renzetti con la presenza del soprano Leslie Visco. È il grande appuntamento in programma sabato 24 luglio nella suggestiva cornice dell’Anfiteatro Romano. Abbiamo intervistato il maestro Renzetti che ritorna in città dopo l’esperienza del Raro Festival.

Come è stato tornare a suonare dal vivo?

“Il Covid è stato un momento di riflessione e di unione familiare. Ho riscoperto tante cose che avevo perso, ero in giro per concerti praticamente sempre, non avevo un minuto di tempo tra viaggi, studio e quant’altro. Ho sfruttato il periodo del lockdown per catalogare i miei lavori passati. Avevo una gran voglia però di tornare a fare concerti con la consapevolezza che alla mia età era giusto fare qualcosa di meno, rispetto alla attività frenetica di prima. Ho riscoperto valori più importanti di cui è giusto godere, come può essere per un concerto andato bene, c’è volontà di ammortizzare il successo o insuccesso che sia. È stato un ritorno molto gradito, ma cambierà la mia impostazione di carriera”.

Maestro Renzetti è considerato l’amico di Arezzo, quando nasce il suo rapporto con la città? 

“Arezzo è una città meravigliosa, da Piero della Francesca a Cimabue, si respira arte ovunque. Sono rimasto sorpreso da tanta bellezza non raccontata, ecco perché l’idea di proporre una festival al sindaco Ghinelli, che accettò e con un grande sforzo mise in piedi il Raro Festival. Una rassegna musicale di grande livello e di grande valore per la città. Questo ha rappresentato concretamente il mio avvicinamento ad Arezzo, che merita sicuramente una visibilità diversa".

Il rapporto tra i giovani e la musica classica.

"Io insegno da tanti anni ai giovani, anche quelli che non sono musicisti. Mancano le nozioni storiche sui grandi musicisti, dovrebbe partire tutto tra i banchi di scuola. Dovremmo parlare una volta al mese di musica, spiegare ai ragazzi chi è Giuseppe Verdi, Guccini, una loro opera e spiegargliela. Poi ognuno coltiverà i propri interessi, però sapere storicamente chi sono i più grandi compositori classici italiani sarebbe giusto e doveroso. La musica classica emoziona sia quando hai 20 che 80 anni. Qualcosa è stato fatto per la scuola, ma è ancora molto poco".

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