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"Quei magnifici 13", la storia degli operai che per sfuggire alla crisi salvarono un'azienda

Coraggio, voglia di fare e fiducia nell'innovazione: così da oltre 50 anni un'azienda valdarnese che produce torni è sulla cresta dell'onda

Erano in 13 e lavoravano tutti insieme. La guerra era finita da oltre 10 anni e l'Italia si stava affacciando all'epoca del boom economico. Ma quegli operai, che ogni giorno si incontravano in fabbrica, a Montevarchi, vivevano momenti difficili: da mesi erano senza stipendio. Così decisero di dare una svolta alla loro vita. Come? Armati di coraggio crearono una nuova impresa con una formula che per quei tempi era una vera e propria innovazione.  Una cooperativa dove ogni socio fondatore era un lavoratore e dove ognuno aveva la stessa responsabilità. Era il 1958: in quell'anno nacque la cooperativa Comm. Una delle prime cooperative della provincia. I soci fondatori, che nel giro di poco tempo fuono chiamati dai concittadini "i magnifici 13", erano Adriano Parigi, Adolfo Arelli, Guido Spaghetti, Gino Picchioni, Walter Rogai, Gino Raffaelli, Siro Salvagnoni, Mario Mugnai, Oscar Del Vita, Talamo Rutilensi, Alfio Lucacci, Gino Bellinato, Igino Forzini. Costruivano torni e nei primi anni lavoravano anche 80 ore a settimana per permettersi prima l'affitto e poi - dopo qualche anno - la costruzione di una nuova fabbrica. Da allora le vicissitudini sono state tante ma i magnifici 13 non si sono mai fermati fino alla pensione, per poi assistere al passaggio generazionale. Nel frattempo quella cooperativa è diventata una spa, che vede tra i dipendenti i suoi azionisti, e tra gli azionisti principali anche 5 eredi di quei 13 pionieri. E che in tutto dà lavoro a 40 persone.
È una storia incredibile quella della Comev, azienda meccanica sulla cresta dell'onda ormai da quasi 65 anni. "Qual è il nostro segreto? - svela Mauro Peruzzi, presidente di Comev - Quello di inserire sempre energie giovani che lavorano al fianco personale esperto, per non disperdere la professionalità maturata nel tempo all'interno dell'azienda. L'innovazione è stata poi la nostra costante. All'inizio degli anni 2000 abbiamo avviato anche una collaborazione con dipartimento ingegneria dell'università di Perugia, perché crediamo molto nella ricerca". 

Così i torni costruiti negli anni '60 si sono evoluti insieme all'azienda. I prodotti sono diventati più grandi e potenti: sono arrivati dapprima in tutta Italia e oggi in tutta Europa e in molti paesi extraeuropei. Di generazione in generazione quei macchinari hanno contribuito anche alla formazione di tanti artigiani e imprenditori del territorio: "Abbiamo fatto un importante lavoro con gli istituti tecnici e professionali della provincia: qui i ragazzi facevano attività di avviamento al lavoro, poi quando le scuole sono cambiate, hanno imparato una professione. E in quegli ambienti hanno trovato le nostre macchine e con quelle sono cresciuti". Allo stesso tempo dietro allo sviluppo del settore orafo c'erano le macchine prodotte dall'azienda valdarnese, in particolare quelle per la diamantatura.

Negli anni '90 e Duemila l'innovazione si è accelerata ancora, e la Comev è approdata alle macchine a controllo numerico. "In 60 anni ci siamo adeguati alle esigenze del mercato - dice Peruzzi - senza mai proporre prodotti si di scarsa qualità. Per questo puntiamo sulla ricerca continua e sul miglioramento del prodotto. Di pari passo deve andare la correttezza nei rapporti commerciali e la capacità di dare assistenza ai clienti.  Basti pensare che oggi ci occupiamo ancora della manutenzione di macchine di 50 anni fa. E io, che sono stato uno dei primi lavoratori in Comm, ogni volta che si presenta una richiesta per quei macchinari me ne occupo. Per me è come fare un salto indietro nel tempo". 

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