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Fauna selvatica, Coldiretti plaude all'approvazione della delibera sul contenimento degli ungulati

Il direttore Betti: "Un provvedimento regionale atteso da decenni che consente anche agli agricoltori provvisti di tesserino di caccia di intervenire direttamente sul proprio fondo"

Plauso anche della Coldiretti aretina sull’approvazione della delibera di Giunta regionale sul contenimento degli ungulati in Toscana che consente agli agricoltori muniti di licenza di caccia d’intervenire, sotto il coordinamento della polizia provinciale, direttamente sul proprio fondo. E’ quanto afferma Coldiretti Arezzo che parla di ‘provvedimento storico’ per il territorio regionale, ringraziando la vicepresidente della giunta regionale con delega all’agroalimentare, Stefania Saccardi, che ha finalmente colto l’importanza di intervenire in maniera tempestiva ed efficace su un problema dannoso per l’agricoltura, quello degli ungulati, che si sono moltiplicati arrivando al numero enorme di 450mila e una stima dei danni in campagna che supera i 4,5 milioni di euro. 

“La delibera approvata dalla giunta regionale è la chiave di volta attesa dal mondo agricolo che aspetta da decenni un segno tangibile dalle istituzioni rispetto al controllo degli ungulati - commenta Marco Masala, presidente ATC 2 Valtiberina - una volta applicata questa norma la Toscana si porrebbe all’avanguardia nel quadro normativo rispetto al controllo degli ungulati. Diamo atto al presidente Giani di aver dato corso agli impegni assunti in campagna elettorale dopo l’approvazione da parte del consiglio regionale della mozione a firma Marras proprio sull’azione diretta dei proprietari per il contenimento degli ungulati. Ogni provvedimento utile a contenere i danni aiuta le ATC e le sue finanze”.

Ogni 100 ettari di territorio si registra la presenza di almeno 20 cinghiali, mentre il piano faunistico regionale ne prevede da 0,5 ad un massimo di 5 capi, si conta un ungulato per ogni pecora negli allevamenti, 4 per ogni maiale e 6 per ciascun bovino. Serve solo un’azione decisa da parte di tutti gli organi preposti al controllo perché la norma di traduca in successo. 

L’eccessiva presenza di fauna selvatica rappresenta un rischio per l’agroalimentare anche della provincia di Arezzo visto che proprio nei piccoli comuni sotto i 5mila abitanti si concentra il 92% delle produzioni tipiche secondo lo studio Coldiretti/Symbola.

“Finalmente un provvedimento che va nella direzione degli agricoltori perché le aziende sono veramente arrivate al collasso in una situazione che costringe ormai le imprese a lasciare i terreni incolti, stravolgendo l’assetto produttivo delle zone - aggiunge il componente agricolo dell’ATC1 nonché direttore di Coldiretti Arezzo Raffaello Betti – con il rischio che venga meno la presenza degli agricoltori, soprattutto nelle zone interne, e con essa quella costante opera di manutenzione che garantisce la tutela dal dissesto idrogeologico”. 

Serve responsabilità nella difesa degli allevamenti, dei pastori e allevatori che con coraggio “continuano a presidiare anche i territori più isolati – conclude Betti - e a garantire la bellezza del paesaggio e il futuro del Made in Italy agroalimentare”. 

La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo anche a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali. Studi ed esperienze relative all’elevata densità dei cinghiali in aree di elevato pregio naturalistico hanno mostrato notevoli criticità in particolare per quanto riguarda il rapporto tra crescita della popolazione dei selvatici e vegetazione forestale.

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