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"Circoli come centri vaccinali e un confronto ad Arezzo per i veri bisogni sociali"

Federica Ettori, presidente di Arci Arezzo racconta la non vita dei circoli e il riadattamento in base alle nuove esigenze sociali. E dice la sua anche sulle possibili fondazioni

Circoli chiusi in tutto il territorio ormai da un anno, a parte la pausa estiva. Attività territoriali che si sono dovute reinventare in base ai bisogni della comunità. Un bilancio sfaccettato quello dell'Arci di Arezzo tracciato dalla presidente Federica Ettori. 

"Lo stato di salute dell'Arci di Arezzo come di tutte le associazioni di questo tipo non va troppo bene, il 2020 e il 2021 altrettanto, sono anni molto duri, sia per noi come comitato territoriale che ancora di più per i nostri circoli, con le loro attività ricreative e culturali chiuse senza sapere quando potranno riprendere."

E' un mondo fatto di volontari, di aggregazione, di socialità. Tutti aspetti che purtroppo sono negati dalla pandemia.

"I nostri volontari sono pronti a riprendere le attività anche se con la chiusura qualche azione è stata portata comunque avanti adeguandoci. Se è chiuso il bar sociale - spiega Ettori - soprattutto nella prima ondata i circoli sono diventati attori molti importanti nella comunità, basti pensare che sono stati quelli che si sono messi in pista per la distribuzione delle mascherine, sono stati portatori di inizative di solidarietà come raccolte fondi e di generi alimnentari per i famiglie bisognose."

Un ruolo importante possono e potranno svolgerlo anche nella campagna vaccinale.

"Adesso siamo disponibili a far diventare i circoli centri vaccinali, c'è già la bellissima esperienza a Bibbiena stazione, con il circolo che è diventato il punto di riferimento per le vaccinazioni del Casentino. Abbiamo la fortuna di avere alcune realtà molto grandi che si prestano a ospitare la campagna in sicurezza. E' la dimostrazione che la pandemia è l'occasione giusta per ripartire con un piede diverso."

Con questa organizzazione così radicata i circoli sono sentinelle nel territorio per capire quali bisogni ci sono, quale sensazione si vive dal punto di vista sociale.

"L'aria è pesante, ci sarebbe bisogno di un passo diverso rispetto a quello che è stato fatto fino ad adesso, non a caso abbiamo chiesto come Arci, Acli e Mcl che parte degli utili di Estra e Coingas siano devoluti alla fesce più deboli della popolazione, attraverso Caritas. Perché adesso si vede inasprirsi il divario sociale e la preoccupazione di tanti che fanno fatica ad arrivare a fine mese."

E cosa ne pensate delle fondazioni che potrebbero nascere in questa città per sociale e scuola?

"Di base crediamo che non sia lo strumento più giusto per il sociale e l'educativo, vorremmo porre al centro i temi, per stabilire quali sono i bisogni veri e poi capire se possono essere le fondazioni oppure no gli strumenti per dare le risposte. Sarebbe auspicabile che l'amministrazione promuovesse un tavolo di confronto sui temi prima di tutto. Adesso facciamo nostri tutti i dubbi che ha espresso il coordinamento "Arezzo non ha bisogno di fondazioni"."

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