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"Che si apra presto il dormitorio comunale". L'appello dei clochard e della Fraternità Federico Bindi

Un quaderno, una penna e poche altre formalità, così Trotzky Caraviello, un senzatetto, che si definisce cittadino del mondo e che da qualche anno vive ad Arezzo, ha raccolto nel mese di agosto le firme per la riapertura del dormitorio comunale di...

Un quaderno, una penna e poche altre formalità, così Trotzky Caraviello, un senzatetto, che si definisce cittadino del mondo e che da qualche anno vive ad Arezzo, ha raccolto nel mese di agosto le firme per la riapertura del dormitorio comunale di piazza San Domenico. Lo ha fatto tra coloro che ogni giorno e ogni notte incontra nei giacigli improvvisati per strada. Il suo è un appello umile ma di sostanza:

"Chiedo la riapertura del dormitorio, soprattutto per i miei amici più anziani che non possono dormire fuori ogni notte, anno scorso aprì a gennaio, troppo tardi, tra poco la notte sarà molto freddo, poi lì magari abbiamo anche la possibilità di farci una doccia, un minimo di dignità."

Le firme, gli hanno poi detto che non erano valide, ma le foto delle pagine riempite dai senzatetto che circolano ad Arezzo e anche da altri che hanno mostrato solidarietà con l'iniziativa, hanno comunque un grande significato, chiedono umanità e solidarietà alle istituzioni pubbliche, siano esse laiche o della Diocesi.

Trotzky è uno degli ospiti abituali della Fraternità Federico Bindi Onlus nata da 3 anni e che da due gestisce un centro diurno nei locali concessi dai domenicani in via Chiassaia.

L'energica presidente, alla veranda età di 79 anni, è la signora Maria Grazia Bindi Sassi. Nel giorno della nostra visita ha fornito insieme ad altri volontari, 18 colazioni calde agli ospiti, e undici di loro si sono potuti fare anche la doccia. Poi ci sono le lavatrici, sempre in funzione, i panni stesi ad asciugare, gli armadietti dove poter lasciare le proprie cose senza portarle in giro.

Il centro diurno intitolato a Federico Bindi è l’unico in città che offre apertamente questo tipo di servizi, fatto salvo quelli che la Caritas passa ai suoi ospiti. L'appello di Trotzky per l'apertura del dormitorio è fatto proprio anche dalla Onlus che, comprendendo la difficoltà di trovare i volontari per garantire l'accoglienza notturna, auspica che si apra prima possibile, ma anche, che nella città di Arezzo, diventi permanente.

"Qui da noi ci sono stranieri, marocchini, nigeriani e del Mali e l'altra metà sono italiani, sono tutte persone che non hanno un letto. Sarebbe auspicabile che il dormitorio non si aprisse nel tardo autunno, ma prima, sarebbe ancora meglio se fosse una struttura permanente, per svariati motivi, oltre al problema delle temperature, non è sicuro dormire fuori, non solo non è comodo e non è dignitoso, ma soprattutto non è sicuro."

"Quando è inverno e finiscono anche le campagne di raccolta della frutta e delle olive i nostri ospiti aumentano, rispetto a questo periodo raddoppiano fino a circa 40 persone. Dai prossimi giorni apriremo anche il pomeriggio, per aumentare le occasioni di socialità, offriremo loro la merenda e anche attività culturali, come le lezioni di lingua italiana, la formazione della squadra di calcio e la produzione di oggetti con materiali da riciclo."

Nel frattempo, come due anni fa, la Federico Bindi ha lanciato la raccolta dei sacchi a pelo da offrire ai clochard, sono arrivate le prime donazioni, ma non sono mai abbastanza. Sul bilancio dell'associazione pesano soprattutto i costi delle bollette, come la luce e l'acqua. Ma sono ripagate da un'atmosfera di rispetto e di calore familiare, che si percepisce in mezz'ora di presenza.

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