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Il Comune di Arezzo revoca il bando per le case popolari

L'annuncio dell'assessore Monica Manneschi: l'amministrazione d'altronde non aveva molta scelta visto che la Regione si era dovuta adeguare alle direttive della Corte Costituzionale

E alla fine il Comune di Arezzo ha revocato il bando sulle case popolari. Una mossa quasi scontata, alla luce della nuova legge regionale arrivata a seguito delle sentenze della Corte Costituzionale che, tra le altre cose, aveva imposto la cancellazione del vincolo dei 5 anni di residenza nel territorio regionale per partecipare. Il bando comunale era stato annunciato ad inizio mese, anticipando la nuova legge regionale e proponendo di nuovo il vincolo. Ora il passo indietro forzato.

L'iter regionale

La nuova legge regionale è di metà settembre: la novità più rilevante, come detto, riguarda il decadicamento del vincolo di 5 anni di residenza (anagrafica o lavorativa) sul territorio regionale toscano per aver diritto ad essere ammesso in graduatoria. Il vincolo era stato pensato, dalla vecchia giunta regionale Rossi (quindi dal centrosinistra), per favorire chi da più tempo risiede sul territorio. E che la nuova maggioranza, sempre di centrosinistra, ha pensato di abolire, anche per via di alcuni effetti perversi generati, come la penalizzazione di toscani che tornavano nella terra d'origine dopo una parentesi di vita fuori regione. Ma soprattutto per non contrastare la sentenza della Corte Costituzionale che si è pronunciata contro la Regione Lombardia, che aveva introdotto un vincolo analogo giudicato discriminante. Ovviamente l'adeguamento della legge ha suscitato varie reazioni, anche perché il vincolo che il centrosinistra aveva introdotto era diventato negli ultimi tempi un vessillo del centrodestra

Il commento del Comune di Arezzo

E l'assessore comunale Monica Manneschi polemizza con la Regione: “Il bando Erp integrativo 2021 (edilizia residenziale pubblica, ovvero "le case popolari") così come pubblicato non aveva nulla di contraddittorio o di sbagliato rispetto alla legge regionale 2019, in osservanza della quale è stato redatto. Una formulazione rispondente appieno ai principi condivisi da questa amministrazione fin dal suo primo mandato, e che ha consentito a tanti aretini, prima penalizzati e sfavoriti dai requisiti che venivano richiesti per la formazione delle graduatorie, di vedere finalmente riconosciuto loro il diritto di avere assegnata una abitazione dopo anni e anni di attesa".

Questa la premessa che, nella parole dell'assessore, giustifica il bando di inizio settembre. Un bando che l'opposizione aveva criticato nei giorni scorsi, per la fretta con cui sarebbe stato pubblicato, sapendo delle sentenze della Corte Costituzionale e dovendo sapere che la Regione stava apportando modifiche alla legge regionale in conseguenza di esse.

L'amministratrice aretina prosegue: "Adesso la decisione della Regione Toscana di far decadere uno dei requisiti essenziali alla domanda, ovvero quello del minimo di cinque anni di residenza, rischia di far di nuovo scivolare in posizioni svantaggiose chi vive da sempre o da anni nella nostra città, chi qui è nato e cresciuto e chi qui si è integrato perfettamente, contribuendo con il proprio lavoro e la propria quotidianità alla sua crescita e al suo sviluppo. Il presidente Giani ci ha di fatto costretto alla revoca, scegliendo deliberatamente di sacrificare i diritti dei cittadini storicamente residenti, diritti dei quali quello alla casa è uno dei più sensibili e fondamentali, e favorendo un ritorno a criteri che relegheranno molti di coloro i quali avrebbero avuto priorità a posizioni sfavorevoli. Per il prossimo bando faremo di tutto per individuare anche in quelle ogni strumento possibile a salvaguardare la priorità per gli aretini. Quella che da un anno ho la responsabilità di gestire è una delega delicata e complessa che, anche se solo in questo tempo breve, mi ha portato già a contatto con tante storie e tante realtà familiari difficili e bisognose di sostegno. A molte di queste, per il momento, sarà più difficile dare una risposta, a causa di una legge che ha stabilito di sacrificare il legame con la territorialità. Ma difendo la nostra scelta e lavoreremo per continuare a dare risposte di equità”, conclude Manneschi.

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