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Casa famiglia chiusa. La vicesindaca: "Mortificata ma non possiamo che rispettare la legge"

Sulla vicenda della chiusura della struttura per anziani presente nel quartiere Giotto interviene la vicesindaca di Arezzo, Lucia Tanti

La casa famiglia resta chiusa. "Perché, non è possibile fare altrimenti. La normativa ce lo impone e noi amministratori non possiamo non applicare la legge". E' la vicesindaca del Comune di Arezzo Lucia Tanti a dare conto del confronto avvenuto quest'oggi, 10 maggio, con i parenti degli anziani presenti nella struttura presente nel quartiere Giotto. Come emerso nei giorni scorsi, in seguito ad accertamenti eseguiti dagli agenti della Municipale, la struttura sarebbe risultata non in regola con le normative vigenti e per questo ne è stata disposta la sospensione dell'attività. Una scelta che non ha tardato a sollevare le rimostranze da parte delle famiglie degli ospiti che da subito si sono dette pronte a battersi affinché i propri cari continuassero a vivere in una struttura, a loro dire, "gestita proprio come una vera famiglia".

“Da vicesindaca non posso che rispettare una legge così come è normale che sia - specifica attraverso una nota stampa, Lucia Tanti - Non posso non riscontrare la correttezza formale della istruttoria fatta dalla Polizia Municipale e dagli uffici preposti. Da amministratrice e da cittadina insisto ancora una volta circa sulla necessità di cambiare una legge ormai vecchia che procede per schemi astratti e poco logici. E’ un tema delicato, quello della cura della terza e quarta età, che non ha solo risvolti amministrativi ma, mi verrebbe da dire soprattutto, umani. Fin dal 2017, con l’allora assessore regionale alla sanità, ho affrontato il tema della possibilità di dare alle famiglie di anziani non autosufficienti la possibilità di potersi organizzare insieme e anche in autonomia convinta che l’idea che solo le residenze assistite e gestite non possano essere l'unica risposta possibile. Ribadisco con convinzione quanto già allora scrissi alla Regione: se è ovvio che servono controlli è altrettanto evidente che è inaccettabile che alcune famiglie non possano decidere di curare i loro anziani scegliendo di farli vivere insieme e organizzando il modo con cui prendersi cura di loro dividendo spese e sostanze. E questo dovrebbe valere anche per gli anziani non autosufficienti, ovviamente vigilando sulla loro condizione. Spetta al pubblico controllare che alle persone anziane nulla manchi, ma non è accettabile che si escluda a priori l’auto-organizzazione familiare nella cura anche dei non autosufficienti. Le famiglie sono titolari del diritto di scelta che non si può soffocare. Il nostro sistema deve lavorare su questo punto con un respiro diverso partendo dal principio che il pugno duro non può essere preventivo. La legge in questo caso non ammette strade alternative, esco da questo incontro mortificata sapendo che ho incontrato familiari coscienziosi a cui non stiamo garantendo serenità”.

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