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Il cambiamento climatico stravolge la natura aretina: istrici come castori, primo caso d'Italia. I rischi

Uno studio di un gruppo di ricercatori mette in luce un nuovo fenomeno: i porcospini che abitano i boschi del Casentino hanno attaccato le cortecce di piante di sambuco spinti dalla fame. La siccità, nei prossimi anni, li porterà sempre più verso le periferie cittadine

Più casi in Toscana, tra cui anche in provincia di Arezzo, esattamente in Casentino: sono i primi registrati in Italia. Gli istrici dei nostri boschi si adattano al cambiamento climatico attaccando le cortecce delle piante. Un comportamento tipico dei castori. E' stato pubblicato il primo studio scientifico che testimonia l'anomalia, finora documentata soltanto in alcune zone dell'Asia e dell'Africa, in cui il clima risulta particolarmente arido. Gli episodi aretini sono stati filmati, grazie alle fototrappole, nelle zone boschive di Pratovecchio Stia e non rappresentano un buon segnale per l'ecosistema, come sostengono i biologi. I quali hanno a lungo lavorato per dettagliare il fenomeno, scoprendo poi casi analoghi anche in Umbria, Emilia Romagna e Molise.

Istrici come castori: scortecciano un sambuco. Le foto

Lo studio nato seguendo le tracce del castoro

Lo studio è firmato da un team di ricercatori di cui fanno parte Emiliano Mori, Andrea Viviano, Alessio Giovannelli e Laura Traversi del Cnr (Consiglio nazionale delle ricerche), Giuseppe Mazza del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria), Federico Preti dell'Università di Firenze, Manuel Scarfò dell'Università di Torino e i liberi professionisti Chiara Pucci, Francesca Ciuti e Davide Senserini. Gli scienziati hanno mosso i primi passi in questo studio nel corso del monitoraggio del castoro, animale di cui nel 2021 è stato documentato lo straordinario ritorno nel centro Italia (anche nell'Aretino) dopo l'estinzione avvenuta 500 anni fa. I ricercatori stavano infatti raccogliendo segnalazioni sull'attività del castoro, ma negli ultimi mesi ne sono arrivate di anomale.

La siccità la carenza di bulbi da mangiare

"In sostanza - spiega Emiliano Mori del team di ricerca - ci sono arrivate testimonianze di attività tipica del castoro, ma non riconducibile ad esso. Piante rosicchiate, cortecce strappate. Soprattutto sul sambuco. Così abbiamo deciso di usare fototrappole per andare a fondo della questione. Dalle registrazioni abbiamo le prove che l'attività è attribuibile agli istrici. E così abbiamo iniziato a formulare ipotesi sui perché di questi inusuali comportamenti. Siamo giunti alla conclusione che l'istrice è spinto dalla fame a scortecciare le piante, non riuscendo a trovare altro durante i mesi invernali". L'ultimo anno, particolarmente siccitoso, ha infatti indurito il terreno di ricerca dell'animale che si nutre soprattutto di bulbi floreali. "L'istrice mangia graminacee, girasoli. Ma d'inverno scava per cercare bulbi di gladiolo, di ciclamino e radici di pungitopo - continua Mori -. Non riuscendoci, si è adattato andando ad attaccare le basi di piante come il sambuco, che ha una corteccia relativamente morbida e particolarmente zuccherina. In passato, una decina di anni fa, abbiamo avuto prove di attacchi a cortecce di pero e carpino. Ma si tratta di episodi isolati, occasionali. Lo scorso inverno, invece, i casi sono stati numerosi nel centro Italia, soprattutto in Toscana. E addirittura sono arrivati fino al Molise. Un fenomeno diffuso e orientato quasi sempre verso il sambuco. Ci sono stati solo due casi diversi, con l'attacco alle cortecce di una roverella e di un'acacia.

I rischi per il futuro

Un'anomalia che potrebbe diventare normalità, sostiene Emiliano Mori. "Quest'anno forse il fenomeno sarà limitato, perché ha piovuto. Ma se il cambiamento climatico proseguirà in questa direzione - continua il biologo - con meno precipitazioni, o comunque con piogge torrenziali e fuori stagione, gli istrici continueranno ad attaccare le piante. Una volta scortecciate, esse diventano più vulnerabili e potremmo assistere a una morìa di alberi, perché i tronchi diventano facilmente attaccabili da agenti patogeni quali muffe o funghi. Non solo, gli istrici, a causa della penuria di cibo, potrebbero ulteriormente spingersi verso le città, come già sta avvenendo a Roma o Firenze. E iniziare ad attaccare le piante delle periferie, danneggiando parchi e giardini".

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