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Giovedì, 25 Aprile 2024
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Arezzo orfana del Caffè dei Costanti: i perché della chiusura. Il sindaco: "Spero riapra presto"

L'affitto non rinnovato e il contenzioso tra gestore e proprietà: le Stanze ottocentesche, che compaiono anche nella Vita è bella di Benigni, hanno la saracinesca abbassata. Il commento di sindaco e Ascom

Si è chiusa un'epoca con la saracinesca abbassata al Caffè dei Costanti di piazza San Francesco. Domenica 14 novembre è stata l'ultima giornata di apertura, con il gestore Pietro Brocchi che ha gettato la spugna a fronte di un mancato accordo con la proprietà del palazzo storico che ospitava il locale, Banca Intesa. "Non mi rinnovano l'affitto, che faccio: resto lì abusivamente?", commenta sardonico.

Difficile per un'impresa del genere, con altissimi costi di gestione a partire dall'affitto, passare indenne il tritacarne delle chiusure imposte dal coronavirus. E i problemi si sono aggravati. "Sono rimasto solo, se non ci fossi stato una volta, chi avrebbe aperto?", dice ora Brocchi. 

L'avventura della gestione era partita nel dicembre 2007, assieme a Marco Grotti. Entrambi provenivano da esperienze di successo nell'ambito dell'imprenditoria dei locali e con il rilancio del Caffè dei Costanti hanno dato l'imput decisivo alla vitalità (serale e non) di piazza San Francesco in quel periodo, assieme ad altri esercizi come il ristorante Le Chiavi d'Oro o l'enoteca Terra di Piero.

Chiuso il Caffè dei Costanti

La storia: dall'Ottocento alla Vita è bella di Benigni

Quattordici anni di vita dal 2007 ad oggi: in precedenza c'erano state altre gestioni e le radici del locale affondano addirittura all'inizio dell'800, quando nacque l'Accademia dei Costanti, a cui aderivano esponenti della classe dirigente cittadina. Il Caffé dei Costanti era il punto ristoro dell'Accademia, aperto soltanto ai soci. E "Le Stanze", così chiamate, hanno continuato ad essere a lungo il punto di ritrovo dell'alta borghesia aretina. Tra i passaggi più recenti che hanno donato ulteriore popolarità al luogo, il fatto di essere stato ripreso nel film premio Oscar di Roberto Benigni, la Vita è bella. E' qui che il piccolo Giosuè - interpretato da Giorgio Cantarini - osserva con stupore il cartello "Vietato l'ingresso ai cani e agli ebrei".

Il contenzioso con la banca

Brocchi da solo ha scritto l'appendice della storia del Caffé dei Costanti dopo la separazione avvenuta prima da Marco Grotti. E adesso la città attende di conoscere se ci sarà un nuovo capitolo. Difficile immaginare Arezzo senza Caffè dei Costanti ed è anche improbabile una destinazione d'uso diverso da quella attuale per la struttura. La palla a questo punto è in mano a Banca Intesa, che ha ereditato l'immobile da Ubi Banca e prima ancora da Banca Etruria. Si parte dalla causa in corso con Brocchi e Grotti avviata nel 2019. Un episodio che di certo non ha agevolato i colloqui tra le parti negli ultimi tempi. In sostanza: la gestione avrebbe trovato un accordo per la cessione al gruppo Scudieri International (che possiede prestigiosi caffè della Toscana, Giubbe Rosse e Scudieri a Firenze, Nannini a Siena) un paio di anni fa, ma la transazione saltò per via del "no" imposto dall'allora proprietà dello stabile, Ubi Banca. Una scelta che all'epoca i gestori non compresero: la vendita sarebbe stata una manna per le casse dell'attività. Così arrivò la richiesta di risarcimento da 1 milione di euro a Ubi. Emerse poi un'inchiesta della Procura fiorentina per presunto riciclaggio nei locali storici della Toscana, il Caffè dei Costanti era citato tra le carte del fascicolo. Adesso, come primo passo, Banca Intesa cercherà di sistemare la situazione legale: un accordo con gli ormai ex gestori potrebbe aprire le porte ad una nuova era per il Caffé dei Costanti. "Lavoriamo per tutelare un prezioso bene della banca", fanno sapere dall'istituto. Ma è ancora presto per formulare scenari. E comunque per il futuro Pietro Brocchi si chiama fuori. "Troppe notti, ormai, me la sono presa per questo locale - dice - adesso penso ai miei familiari, le mie figlie e i miei nipoti: me li godrò".

I commenti alla chiusura dei Costanti

E mentre in città si anima il dibattito su questa chiusura dolorosa e sugli scenari futuri, arrivano i primi commenti di istituzioni e mondo imprenditoriale.

Il sindaco Alessandro Ghinelli commenta: "Mi dispiace che un locale così ricco di storia chiuda i battenti in questo modo e a pochi giorni dalla Città del Natale. Prima circolo esclusivo, poi, all'indomani dell'unità d'Italia, divenuto luogo di ritrovo per tutti gli aretini, iI Caffè dei Costanti ha caratterizzato, inalterato una piazza, quella di San Francesco, che col tempo ha cambiato aspetto e abitudini. Non ha di certo facilitato il continuo passaggio di proprietà da Banca Etruria poi Ubi e infine Banca Intesa Sanpaolo. Spero che quella saracinesca non resti chiusa a lungo e le Stanze possano quanto prima riaccogliere gli aretini e non solo".

Il direttore di Confcommercio Franco Marinoni dice: “Quando in città si abbassa una saracinesca svanisce il sogno di un imprenditore. Se a chiudere, poi, è un’attività storica come il Caffè dei Costanti di Arezzo è una comunità intera a perdere un pezzo importante di sé. Esprimo tutto il mio dispiacere e la vicinanza a Pietro Brocchi per questa dolorosa scelta. Da sempre le Stanze, chiamate così fin dagli albori, hanno rappresentato per Arezzo un luogo di grande valore sociale. L’augurio è che si possa al più presto trovare una soluzione per riaprirle e aiutare tutti quegli imprenditori che ogni giorno danno anima e corpo per tener vive le proprie imprese in un momento storico così difficile”.

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