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L'invasione

Guerra in Ucraina e sanzioni economiche: le aziende aretine che esportano in Russia

Prima riflessione sulla portata delle possibili conseguenze per alcune aziende del settore tecnologico e dell'orafo in seguito all'inizio dell'invasione della Russia nei confronti dell'Ucraina

Sono ore di grande incertezza, il mondo è con il fiato sospeso per la guerra tra Russia e Ucraina. Le prime avvisaglie delle conseguenze economiche sono solo all'orizzonte e presto saranno concrete, le ricadute arriveranno velocemente a centinaia di chilometri di distanza del fronte della guerra. Gli aumenti dei prezzi delle materie prime, dei prodotti energetici in primis. Dalle prime analisi sono arrivati i segnali di aumenti del costo di beni di prima necessità come il grano per pane e e pasta e per l'alimentazione del bestiame.

Il sistema ecoomico aretino, con Confindustria in prima fila, ha già lanciato l'allarme con le parole pronunciate dal presidente Fabrizio Bernini per i prodotti energetici, per i prezzi del gas e del petrolio da carburanti.

Poi ci sono le riflessioni da fare per quelle aziende che invece in Russia hanno un mercato di riferimento come sbocco commerciale. Va detto subito che le imprese aretine non sono fortemente legate alle esportazioni in Russia. Ci sono sicuramente aziende dell'innovazione tecnologica e del settore orafo che hanno dei rapporti d'affari con imprese russe. 

Borsa Italiana ha scritto proprio dopo le prime ore di guerra un focus sulle società italiane con maggiore esposizione in Russia e in questo elenco è stata ricompresa l'azienda Seco che ha il quartier generale ad Arezzo ed è quotata in Borsa. Secondo le stime fatte direttamente a Piazza Affari l'azienda di alta tecnologia Seco ha l'1% dei propri ricavi in Russia, un dato abbastanza basso che permette all'impresa quotata in Borsa di restare tranquilla anche perché la presenza non è diretta ed è minima. Seco ha una forte diversificazione dei mercati internazionali nei quali commercia i prodotti tecnologici e anche questo le ha permesso di raggiungere importanti dati di crescita come quelli del 2021 quando addirittura nel quarto trimestre c'è stata una crescita superiore rispetto al mercato facendo registrare il miglior trimestre della propria storia in termini di volume d’affari.

Altri discorso per il settore orafo. Alcune aziende aretine lavorano con il mercato russo. Non sono molti gli affari in quella zona ma ci sono alcuni clienti che di solito non sono gestiti direttamente. L'oro e i gioeilli aretini arrivano in Russia attraverso la Turchia, la piattaforma commerciale che ha un corridoio preferenziale aperto verso la Russia. 

E' così anche per Unoaerre che ha qualche cliente russo ma sono affari residuali e i rapporti commercialci avvengono attraverso i buyers turchi. Questo si verifica anche perché la Russia è sempre stato un mercato difficile costellato di dazi importanti e mai si è portato ai livelli di affari di Dubai e degli Stati Uniti.

Il fronte delle sanzioni economiche dell'Unione Europea è ancora in divenire e da quello si potrà capire se questi rapporti commerciali subiranno una netta interruzione oppure no. Da capire poi le eventuali conseguenze su aziende russe presenti sul territorio aretino come la Diakont che ha una sede a Lucignano.


 

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