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Sanità. Ghinelli e Tanti: "Le 'aslone'? Eliminiamole, hanno fallito" e l'assessore Ceccarelli: "La Sud est va riorganizzata"

Dalla loro nascita le Asl di area vasta hanno creato non poche perplessità nel panorama politico. Secondo il sindaco Ghinelli sono tra le cause dell'abbassamento della qualità della vita

Il fallimento del modello di area vasta e la necessità di rivedere profondamente tutto il sistema delle cosiddette “aslone”. Sono questi i punti sui quali, sia il sindaco di Arezzo che il suo assessore alla salute spingono per sollecitare una poderosa e profonda trasformazione di tutto il sistema. "E questo perché - come spiega Alessandro Ghinelli - il modello delle aziende sanitarie allargate è fallace anzi, non esiste proprio perché i pazienti continuano ad avere un servizio che non è cambiato di una virgola se non per alcuni peggioramenti".

La considerazione parte anche, ma non solamente, dall'analisi dei dati riguardanti la qualità della vita elaborati da Italia Oggi. Nei vari capitoli dell'approfondimento, il "Sistema salute" è uno di quelli con i risultati peggiori. La media, riguardante la dotazione delle strutture sanitarie, in provincia di Arezzo porta ad un risultato definito "scarso" e la posizione conquistata a livello regionale è quella in fondo alla classifica al fianco di Livorno e Pistoia. Pisa (6), Siena (7), Grosseto (16), Firenze (27), Prato (40), Massa-Carrara (50), Lucca (52), Arezzo (70), Livorno (77), Pistoia (82).

Qualità della vita: Arezzo scivola al 50esimo posto

"E' questo uno dei punti che hanno fortemente abbassato il risultato finale sulla qualità della vita - commenta Ghinelli - La sanità è in forte calo qualitativo anche se, la politica strabica e miope dei direttori generali ha portato nel tempo a fare piccole cose, piccole opere, nelle varie vallate cercando di tenere buoni i vari sindaci dei territori. In realtà Arezzo, e l'ospedale San Donato soprattutto, hanno visto perdere molto. A nulla sono valsi gli Stati generali della salute e le tirate d'orecchie del sindaco Ghinelli. A suo tempo io stesso dissi ad Enrico Desideri (ex direttore generale della Asl aretina ndr) e ad Enrico Rossi, governatore della Toscana, che occorre affidare la gestione di sistemi complessi come quello sanitario di area vasta ad un ingegnere. Sono convinto che la gestione dei fenomeni complessi non è patrimonio né dei medici né degli avvocati ma di chi ha competenze diverse. Se non si capisce questo la nostra azienda sanitaria continuerà a perdere. La sanità è una materia sulla quale la giunta di Arezzo non si è potuta impegnare fattivamente. Abbiamo tante responsabilità in questo ambito ma sappiamo anche, che le politiche sanitarie vengono decise dalla Regione Toscana e ad attuarle sono le Asl locali e i direttori generali sulla base delle risorse e gli indirizzi dati dal governo regionale". 

E' stato poi durante l'ultima tappa di "La Toscana che si muove", tour di fine mandato voluto dall'assessore regionale alle infrastrutture e trasporti, che è arrivata una considerazione in materia che, in qualche modo, ha stupito l'amministrazione comunale aretina.

Vincenzo Ceccarelli: "La sud est è da rivedere"

Gli ambiti vanno rivisti. E va rivisto anche il perimetro della Asl Toscana sud est perché, da Orbetello a Bibbiena, la strada da percorrere è davvero molto lunga. "Si tratta di considerazioni pragmatiche è evidente - spiega l'assessore regionale Vincenzo Ceccarelli - da undici aziende sanitarie siamo passati a tre. E' evidente che nei territori più grandi questo sistema stenti a decollare e debba essere rivisto. Credo che sia una considerazione pragmatica legata soprattutto al fatto che ciascuna realtà vada migliorata e resa più efficiente".
Dunque sì, il modello dell'ambito vasto va rivisto anche secondo l'assessore regionale Ceccarelli "ma si badi bene, non tutto il sistema di area vasta, ma per l'ambito nord e sud serve una riflessione più puntuale sui confini territoriali". Dal canto suo è lo stesso assessore a sottolineare come "il modello toscano, insieme a quello emiliano, è tra le eccellenze sanitarie nazionali. Questo significa che il lavoro svolto sino a qui è stato buono ma è perfettibile. Perché non fare una riflessione, come per altro avevo già detto in passato, sulle dimensioni degli ambiti?”. Dunque forse, se da tre Asl la Regione scegliesse di passare a cinque non sarebbe altro che una "scelta pragmatica, di buon senso, di attenzione verso un servizio più puntuale”. Un dubbio che potrà essere sciolto nelle sedi opportune e dai tecnici della materia che valuteranno, se e come, operare modifiche e cambiamenti.
Quello che è certo è che gli ambiti di area vasta, negli ultimi anni, sono diventati una costante sempre più pressante. Associazione industriali, Camera di Commercio (fusa con Siena da circa un anno), trasporto pubblico locale (vedi la vicenda giudiziaria tra Autolinee Toscane e Tiemme) e raccolta rifiuti (Sei Toscana gestisce Arezzo, Siena, Grosseto e Livorno) sono soltanto alcuni degli esempi di come l'amministrazione dei servizi al cittadino sia diventato un "affare di area vasta”. I motivi sono da rintracciare in una politica volta al razionamento delle risorse e a politiche volte ad uniformare il panorama toscano. Tra le aree vaste per eccellenza c’è pure l’azienda sanitaria che ha allargato le proprie competenze sino a Grosseto e Siena.
"Ma le cose non sono paragonabili - spiega ancora Ceccarelli - ad esempio, se il piano riguardante il trasporto pubblico locale permette di avere un’omogeneità di servizi e tariffe su tutta la regione, è evidente che gli ambiti sanitari non hanno funzione simile. Per quale motivo? Ovviamente per la diversità e ampiezza dei territori. E' per questo, e solo per questo aspetto, che credo da sempre sia opportuno valutarne la riorganizzazione".

Ghinelli e Tanti: "Il clima elettorale porta a ravvedimenti operosi"

"Non è difficile oggi dire che le aslone hanno fallito e che la organizzazione sanitaria voluta dal pd ed imposta a tutti con prepotenza politica è stato un errore gigantesco che compromette la qualità del servizio sanitario regionale e aretino ogni giorno di più. Non è difficile, e di certo il clima elettorale porta a ravvedimenti operosi, tuttavia noi vogliamo cogliere il dato positivo che ci dice che non siamo più soli in questa battaglia e che, oltre alla città, che tutta e da tempo chiede di eliminare le aslone, oggi anche chi le aslone le ha fatte e volute ne riconosce il fallimento. È un bene che si alzino voci autorevoli anche dalla sinistra toscana. A questo punto possiamo fare la strada insieme: prendiamo l'impegno davanti alla città di sottoscrivere, nero su bianco, la proposta di eliminare le aslone fin da subito, a ridare autonomia ad Arezzo in quanto sede del 118 e staccandola da Siena e Grosseto ricostruendo una grande Asl con grande ospedale a cui riconoscere investimenti veri. Prendiamoci tutti l'impegno di chiedere formalmente la riscrittura del piano triennale di investimenti in edilizia sanitaria che penalizza Arezzo. In questa fase non ci interessa avere ragione ma ottenere il risultato, chi ci sta non dica parole ma faccia azioni precise".

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