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Arezzo ha i risultati migliori della Toscana per la cura del piede diabetico  

Arezzo è la  provincia toscana con il numero più basso di amputazioni dell’arto dovute alle complicanze del piede diabetico, come risulta dai dati del Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un record tenuto...

Arezzo è la provincia toscana con il numero più basso di amputazioni dell’arto dovute alle complicanze del piede diabetico, come risulta dai dati del Laboratorio Management e Sanità (MeS) della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Un record tenuto stretto dal 2007, dopo che la Diabetologia ha strutturato un’alleanza multidisciplinare con gli altri reparti del San Donato.

“Per prevenire e curare il diabete – ricorda Lucia Ricci, direttore Diabetologia - non basta un buon controllo della glicemia che pure è di fondamentale importanza, ma dobbiamo tenere conto che gli organi di bersaglio del diabete sono l’occhio, il rene, il sistema nervoso e il sistema cardiovascolare”.

E’ per questo che la Diabetologia è collocata all’interno del Dipartimento Cardioneurovascolare, facilitando così l’interazione tra professionalità diverse, necessarie per il trattamento a 360 gradi della patologia.

“Circa il 70% dei diabetici, dopo alcuni anni di malattia, ma a volte anche precocemente - spiega Ricci - sviluppa le complicanze croniche del diabete: alterazioni nervose (neuropatia) e vascolari (arteriopatia), responsabili del cosiddetto piede diabetico”.

Il diabetologo gestisce il percorso di cui fanno parte tutti i professionisti indispensabili per il trattamento delle lesioni e la rivascolarizzazione dell’arto, oltre che per il trattamento del diabete in generale e delle patologie conseguenti (infarti cardiaci, coronarie occluse, problemi alla retina, insufficienza renale e danni al sistema nervoso).

I professionisti coinvolti sono: il cardiologo, il chirurgo vascolare, l’infettivologo, il nefrologo, l’internista, l’oculista e per un’azione di screening nelle complicanze anche il podologo, messo a disposizione dalla Fondazione Cesalpino.

Un ruolo fondamentale nella Rete del diabete è quello dei medici di famiglia e degli infermieri. I primi da anni inviano il paziente in Diabetologia ai primi segnali di lesione mentre gli infermieri, sia sul territorio che in ospedale, svolgono una funzione educativa per il paziente così da evitare l’insorgere della ferita.

La diminuzione della sensibilità nell’arto e una cattiva circolazione in assenza di dolore soono spesso la causa di una diagnosi tardiva ovvero quando le ulcere sono già infettate.

Per evitare il rischio di amputazione dell’arto, occorre dare alla persona diabetica le giuste conoscenze per prevenire le ulcere. Fondamentale quindi, il compito di tutte le figure professionali coinvolte.

“Lavorare in equipe si è dimostrata la carta vincente- conclude Lucia Ricci - e i dati lo dimostrano: siamo la provincia toscana con meno amputazioni d’arto per piede diabetico ormai da 10 anni. Il nostro anno d’oro è stato il 2009 con zero amputazioni e il merito di questi risultati va spartito fra tutti.”

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