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Aretino arrestato dopo l'assalto alla Cgil. Il segretario Mugnai: "Sorpreso? No, ma dobbiamo temere il disagio sociale"

Il segretario provinciale della Cgil Arezzo, in seguito all'arresto del 59enne leader di Forza Nuova, lancia un appello affinché le istituzioni e associazioni si concentrino per "eliminare ogni forma di disagio sociale dal territorio, è lì che questi personaggi trovano terreno fertile"

“Arezzo è la città della P2, di Licio Gelli e una certa destra estrema qui ha sempre trovato terreno fertile”. Alessandro Mugnai, segretario generale della Cgil Arezzo, commenta così l’arresto di Lorenzo Franceschi, noto in città come “Ciclone”. Il 59enne aretino è finito dietro alle sbarre con l’accusa di resistenza e devastazione aggravata dopo essere stato identificato tra i partecipanti all’assalto alla sede nazionale Cgil a Roma. Su di lui sono adesso in corso gli accertamenti da parte degli inquirenti che, come detto, ne hanno disposto il fermo nelle scorse ore. “Non è certo la prima volta che una certa destra estrema, la stessa parte per la quale l’arrestato ha detto di avere delle simpatie, è presente in pagine oscure della storia contemporanea italiana - prosegue Mugnai - Quindi no, non sono caduto dalla sedia quando ci è stato riportato dell’arresto inoltre, nel caso specifico, stiamo parlando di una persona già nota alle forze dell’ordine per altri episodi. Se sono preoccupato per Arezzo e una possibile minaccia fascista? No, non lo sono. Non abbiamo alcun segnale che ci faccia pensare ciò. Inoltre le nuove generazioni riescono ad appassionarsi a temi di alto livello e questo ci fa ben sperare per il futuro. Certo è che non possiamo e non dobbiamo abbassare la guardia".

Il disagio post pandemia, le ripercussioni sociali ed economiche dell’emergenza Covid sono i punti sui quali, secondo il segretario Mugnai, c’è bisogno di insistere per rendere vita difficile ad azioni di disordine e criminalità oltre che per migliorare la qualità di vita delle fasce meno abbienti e più deboli della popolazione.

“Dal punto di vista occupazionale ed economico - continua - si registrano ancora grandi disagi. Su questi dobbiamo insistere. Abbiamo cercato di intervenire sulle criticità e sul disagio ma, è evidente, che è anche la città a dover fare qualcosa per intervenire su questi ambiti perché è qui che sentimenti violenti e facinorosi possono trovare terreno fertile nutrendosi delle frustrazioni e difficoltà altrui. Concentreremo quanto più possibile il dibattito sulla ricomposizione dei nostri distretti industriali, sul manifatturiero e sulla tutela dei lavoratori. Dobbiamo impegnarci per tutelare i diritti e le condizioni di impiego, fornire assistenza a chi la richiedere e mettere il cittadino nelle condizioni di non sentirsi abbandonato. In altre parole dobbiamo togliere il disagio dal territorio perché è di quello che dobbiamo avere paura. Senza di esso personaggi come quelli che hanno assaltato Roma rimangono isolati e senza armi. Arezzo ha bisogno di aprire i suoi orizzonti e al mondo”.

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