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Rifiuti, comuni strozzati dai costi del servizio. Macrì e Veneri: "Progetto Sei Toscana nato male"

Gli esponenti di Fdi raccolgono l’appello lanciato da 12 sindaci aretini. “Vanno rivisti i grandi Ato e stimolare nuovi modelli gestionali per farci riacquisire sovranità amministrativa nella gestione ambientale. Purtroppo, alla crescita culturale del riciclo e della differenziata è corrisposto un aumento delle tariffe da parte dei gestori”

Gestione dei rifiuti da parte di Sei Toscana e metodo Arera di calcolo delle tariffe al centro del dibattito aretino. Dodici sindaci della provincia si sono uniti da tempo in una battaglia, difficile, ma molto sentita. Si tratta dei primi cittadini di Castiglion Fiorentino, Cortona, Sansepolcro, Bibbiena, Capolona, Subbiano, Castel Focognano, Castel San Niccolò, Castiglion Fibocchi, Monterchi, Anghiari e Monte San Savino che si sono trovati compatti nel denunciare una gestione che, negli ultimi anni, ha trasformato i comuni da casa dei cittadini a esattori delle tasse, senza speranza di poter offrire agli stessi servizi adeguati a tali aumenti. L’appello di questi sindaci è indirizzato a coloro che hanno già ruoli politici importanti in consiglio regionale, ma anche a coloro che in questo periodo si stanno candidando a ruoli più alti in vista delle elezioni del 25 settembre.

L'appello comprende sindaci sostenuti dal centro destra, non c'è Arezzo il cui primo cittadino Alessandro Ghinelli è presidente dell'Ato Rifiuti Toscana Sud.

Il loro percorso in gran parte nasce nasce nel 2021 quando alcuni comuni decisero di fare ricorso al Tar per chiedere l'annullamento del calcolo del Piano Economico e finanziario e quindi la composizione delle tariffe secondo il metodo Arera applicato dall'Ato. Questa richiesta è stato rigettata, ma 5 sindaci hanno comunque deciso di andare avanti e fare ricorso.

I problemi si concretizzano in alcuni aspetti evidenti: a Capolona la raccolta differenziata è sopra il 78%, ma questo non ha portato una Tari più leggera per i cittadini virtuosi, anzi i costi da pagare sono aumentati. Triplicati in pochi anni a Castiglion Fiorentino dove l'amministrazione adesso deve pagare a Sei Toscana 2 milioni e 400mila euro per il servizio. Problemi comuni a tutti e un'econmia, quella dei rifiuti, che non è migliorata con il passaggio a una gestione di più ampio ambito come quello attuale. 

“Siamo i primi che dobbiamo metterci la faccia e questo è giusto, ma noi vogliamo mettere la faccia per i nostri cittadini, difenderne i diritti e aiutare le nostre comunità - commentano amaramente i sindaci - Non possiamo continuare ad accettare un sistema di gestione dei rifiuti dove non abbiamo di fatto più voce in capitolo, dovendo sottostare a continui aumenti delle tariffe sui quali siamo chiamati solo a fare gli esattori delle tasse. C’è infatti a fondo un’incongruenza inaccettabile nel funzionamento generale messo in atto sulla gestione dei rifiuti in Toscana; per legge, il gestore (6 Toscana) manda il conto ai comuni i quali devono rimettere questi conti nelle bollette della gente. Il comune poi paga l’intero costo a Sei Toscana ma non incassa in ugual misura, in quanto c'è una percentuale di evasione (di bollettini Tari non pagati). In sostanza il rischio di impresa è solo dei comuni, che si ritrovano a fare gli esattori e a metterci la faccia con i cittadini. Non possiamo e soprattutto non vogliamo più sostenere una gestione del genere proprio perché nella scelta del ruolo, abbiamo scelto di essere dalla parte dei nostri cittadini, sempre. In un momento storico in cui le famiglie hanno fatto e dovranno fare sacrifici significativi dal punto di vista economico questo tipo di gestione con continui aumenti rappresenta qualcosa di inaccettabile. Il sindaco non può diventare un esattore perché questo si scontra evidentemente con i compiti di buona gestione di una comunità che gli sono richiesti anche dal legislatore. Abbiamo bisogno, ora più di sempre, di essere alleati a fianco delle nostre comunità in cammino, di pianificare gli interventi in base ai bisogni delle persone, di dare risposte concrete e adeguate ai problemi emergenti e per questo chiediamo un intervento a chi ricopre ruoli più alti o andrà a ricoprirli da settembre"

A questo fa seguito una dura nota di Fratelli D'Italia per voce del consigliere regionale Gabriele Veneri e di Francesco Macrì che ha un ruolo di dirigente nazionale del partito di Giorgia Meloni con delega alle società partecipate.

“Sei Toscana è un progetto nato male. I risultati economici sono troppo centrati sulle società che gestiscono gli impianti, riducendo all’osso i poveri risultati della raccolta. Fratelli d’Italia ha sempre avuto dubbi sul modello di Sei Toscana che, in futuro, potrebbe anche essere superato. Vanno sicuramente rivisti i grandi Ato e bisogna stimolare nuovi modelli gestionali per riacquisire sovranità amministrativa nella gestione ambientale, recuperare spazi di efficienza e dare omogeneità alla raccolta. La fissazione del porta a porta è stata un disastro sotto il profilo dei costi, si deve lavorare su automazione e tecnologia riducendo il trasferimento dei rifiuti e assicurando una presenza impiantisca diffusa e territoriale. La differenziata senza impianti rappresenta un grande inganno, nella Toscana del Sud esistono troppi modelli di raccolta, mentre ne serve uno e industrializzato” sottolineano gli esponenti di Fdi. 
“La cultura del riciclo e della differenziata negli ultimi anni è cresciuta molto e i cittadini trattano i rifiuti con grande responsabilità, dividendo l’organico dal vetro e dalla plastica. A questa crescita culturale è però corrisposto un aumento delle tariffe da parte dei gestori: se i cittadini vengono frustrati e vessati smetteranno di riciclare e differenziare. Non può passare il concetto che più sei virtuoso e più vieni penalizzato. Servono riconoscimenti e premialità. È la solita politica della sinistra che costringe le amministrazioni comunali ad assorbire i rischi di chi non paga le tariffe, con inevitabili ricadute sui cittadini che non hanno alcuna responsabilità”
spiegano Veneri e Macrì.

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