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App e sms alert che salvano la vita. Ghinelli e Mandò: "I cittadini parte della rete dell'emergenza"

Un'app ed un sms alert che ti salvano la vita. Sono i due nuovi strumenti in dotazione al dipartimento di emergenza urgenza dell'Asl di Arezzo. Sono a disposizione di tutta la cittadinanza della provincia che può farli propri ed entrare a far...

Un'app ed un sms alert che ti salvano la vita. Sono i due nuovi strumenti in dotazione al dipartimento di emergenza urgenza dell'Asl di Arezzo. Sono a disposizione di tutta la cittadinanza della provincia che può farli propri ed entrare a far parte di una grande rete sociale dell'emergenza.

Come funziona l'App? Oltre a localizzare immediatamente al momento in cui chi ha bisogno “preme il bottone rosso” crea una rete di soccorso. È gratuita e scaricabile da ogni telefonino. La rete si crea perché una volta attivato tutti coloro che hanno scaricato la App ne vengono a conoscenza. Altre funzioni importanti: localizza i defibrillatori nelle vicinanze e può essere utilizzate anche per fare segnalazioni relative ai defibrillatori stessi qualora ci fossero problemi nel loro funzionamento. Chi installa la App può decidere: di non ricevere le richieste di soccorso, di ricevere solo le richieste nel raggio di 1 km o di ricevere il totale delle richieste. Fornisce anche le precise coordinate di dove è necessario il soccorso.

A cosa serve l'sms alert? Mandando un sms al numero 339-9950214, l'utente che ha bisogno di aiuto attiva il 118 e può interagire con l'operatore al quale deve fornire le informazioni sul comune e indirizzo dove chiede aiuto, le generalità, se la persona è cosciente e se respira, se è avvenuto un trauma oppure un malore, elencando i sintomi percepiti quando possibile. Ricevute queste informazioni, il 118 si muove è in grado di attivare sul territorio circoscritto le persone che in zona sono formate per l'uso del defibrillatore e per il massaggio cardiaco. Tanto lavoro è stato fatto ed il 27% di persone che sopravvivono dopo un arresto cardiaco è già un traguardo importante, frutto dell'istallazione di numerosi defibrillatori e dei corsi di formazione per i cittadini. Ma tanto lavoro resta da fare perché il 73% di chi ha un malore di questo tipo non sopravvive. Ed il territorio dove c'è il più alto numero di casi di arresto cardiaco è il Casentino. Un altro dato questo che merita un'analisi approfondita. Di tutto questo si è parlato durante la visita del primo cittadino Alessandro Ghinelli alla centrale operativa del 118, la prima di un sindaco in carica ad Arezzo. Dopo la visita Ghinelli ha deciso di sostenere fortemente il Progetto Vita e l'intero sistema che mira ad allargare la rete sociale di cittadini formati per interventi di primo soccorso e per l'uso dei defibrillatori.

"Invito tutti i cittadini a scaricare ed usare l'app e mi farò promotore con l'amministrazione di una capillare informazione nei confronti degli aretini. È doveroso aumentare il numero di persone che sanno “mettere le mani” sugli arresti cardiaci. Promuovere progetti di formazione. Il comune promette di fare molto su questo fronte, io da sindaco, avendo in delega la sanità, ma anche tutti gli altri assessori. Facendo circolare materiale informativo e documentaristico."

Mandò ha illustrato l’attività, e soprattutto l’arrivo di facili e gratuiti strumenti di comunicazione per coinvolgere i cittadini nei primi minuti da un arresto cardiaco, fondamentali per salvare la vita alle persone. Nei primi due mesi del 2016 in provincia di Arezzo abbiamo avuto 37 arresti cardiaci di cui 20 nella zona aretina, 8 in Casentino, 4 in Valdichiana e in Valdarno e 1 in Valtiberina. Su 37 casi, 10 le persone salvate e ancora in vita (previsione annuale di 60/70 persone salvate), una vera eccellenza a livello italiano. Grazie al lavoro di squadra tra Emergenza-Urgenza (118 e pronto soccorso), Cardiologia ed Emodinamica e Rianimazione.

Nei 10 casi, su 9 è stato fondamentale l’intervento dei cittadini che prima dell’arrivo del 118 hanno operato manualmente o con defibrillatori, iniziando in modo concreto la ripresa della funzione cardiopolmonare.

“Sono i cittadini – spiega Mandò - i primi ad intervenire nei casi di emergenza, e devono essere preparati. Solo così abbiamo raggiunto una sopravvivenza del 27%. La maggioranza dei casi è sopra i 65 anni (70 % circa). Sotto i 35 anni si parla solitamente di morte cardiaca elettrica, quella improvvisa su cui i tempi di assistenza sono estremamente ridotti se non nulli, a differenza di un infarto in corso che può durare minuti, ore o addirittura giorni.”

Il Casentino (e il caso è allo studio) presenta un anomalo numero elevato di casi. A livello di formazione sono 20.000 i cittadini su 350.000 abitanti preparati ad affrontare un arresto cardiaco.

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