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Antiquaria, operatori scrivono al sindaco: "Non sappiamo ancora se la Fiera di febbraio ci sarà. Verso una class action"

Un gruppo di antiquari ha scritto questa mattina al primo cittadino per chiedere se ci sarà o meno la prossima edizione: "Penalizzati da decisioni troppo vicine alla data di svolgimento"

"Mancano meno di dieci giorni alla prossima edizione della Fiera Antiquaria, ma noi non sappiamo se si farà oppure no". Sono queste le parole che un gruppo strutturato di antiquari (alcune decine quasi tutti con posti fissi) che partecipa alla manifestazione aretina hanno scritto al sindaco Alessandro Ghinelli e all'assessore Chierici. La lettera è stata inviata questa mattina e mostra il disappunto degli operatori di fronte alla mancanza di certezze per l'edizione di febbraio. 

"A meno di 10 giorni dalla prossima edizione non abbiamo ancora informazioni se si farà oppure no. Come già spiegato più volte, tale comunicazione è importante per poter organizzare il lavoro di ognuno dei partecipanti. Nei mesi scorsi la mancata comunicazione in tempi ragionevoli ci ha impedito di trovare delle alternative (all’ultimo minuto).

La precaria condizione, che da oltre tre mesi ci troviamo a vivere, dipende si dalla situazione di emergenza generale nazionale, ma abbiamo subito penalizzazioni anche dal Comune di Arezzo dovute a scelte locali".

Non manca il confronto con altre zone manifestazioni che si svolgono in Toscana, quindi in zona gialla.

"Arezzo e il suo Mercato Antiquario sono una tappa importante nella vita lavorativa degli antiquari di tutta Italia e non crediamo di sbagliare dichiarando che la città stessa tragga dei grandi benefici  da questa manifestazione.

La Regione Toscana è attualmente una delle poche Regioni in Zona Gialla, per cui riteniamo non ci siano più le motivazioni, discutibili o meno, (zona rossa e zona arancione) per non autorizzare lo svolgimento del mercato antiquario.

Il fatto che altre città toscane abbiano deciso di autorizzare il mercato antiquariato, (vedi Lucca), non significa che siano degli irresponsabili e se i  colori delle zone sono applicati alle intere regioni non è comprensibile perché Arezzo, che è il più importante riferimento dell’antiquariato in Italia, invece ne neghi lo svolgimento".
 

La preoccupazione è palpabile, anche perché, sostengono gli addetti ai lavori, non sarebbero previsti ristori per chi come loro opera in manifestazioni non "necessariamente vietate". E paventano la possibilità di una class action.

"Non contestiamo la premura e l’attenzione al problema Covid, ma a questo punto sorge legittimo il dubbio che non sia più l’unica motivazione per cui non ci permettete di lavorare.
Le nostre entrate dipendono dai mercati che facciamo e finora il nostro Ateco non è rientrato nei ristori in quanto categoria di manifestazioni non necessariamente vietate.
Abbiamo però avuto un doppio danno perché la decisione finale locale ha impedito qualsiasi possibilità di introiti, anche minimi, per sopperire a questa situazione e a tale scopo ci è stata suggerita la possibilità di una Class Action per i danni subiti".

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